“Fili de le pute, traite!”

Non distante dal Colosseo c’è una piccola basilica minore che custodisce un gioiello particolarissimo. A vederla da fuori sembra una delle tantissime chiese di Roma. Anche entrando, col suo aspetto in parte tardo barocco, datole dal rifacimento d’inizio Settecento, non sembra avere qualcosa di particolarmente originale.

Come spesso accade, però, il vero tesoro è nascosto nei sotterranei. Scendendo, infatti, si scopra la basilica antica, abbandonata alla fine dell’undicesimo secolo. In questa parte dei sotterranei c’è un ciclo di affreschi. È il più antico esempio di fumetto della storia: una serie di immagini che raccontano una vicenda, accompagnate da un testo con le frasi pronunciate dai protagonisti della storia.

San Clemente e Sisinnio

l’esterno della basilica di san clemente

La storia raccontata dagli affreschi è quella che era stata tramandata nella “Passione di San Clemente”, un racconto del sesto secolo, che narrava alcune vicende leggendarie legate alla vita del santo. Quella raccontata dalle pareti della chiesa racconta un miracolo che ha per protagonisti San Clemente e il prefetto Sisinnio.

Sisinnio è molto arrabbiato a causa della conversione al Cristianesimo della propria moglie Teodora. Decide perciò di pedinarla insieme ad alcuni suoi servi. La trovano in una sala mentre assiste ad una messa celebrata da Clemente.

A quel punto Sisinnio ordina ai servi di arrestare Clemente e Teodora, ma Dio non lo permette e acceca Sisinnio e i suoi. Sisinnio, ormai cieco, crede di portare via Teodora e Clemente, ma in realtà sta trascinando via delle colonne. Solo una volta arrivati a casa il prefetto e i servitori riottengono la vista e si accorgono dell’errore.

Le scritte degli affreschi

alcune delle scritte presenti negli affreschi

Tutta la vicenda è narrata sia attraverso l’uso d’immagini, sia grazie alle scritte che illustrano le frasi pronunciate dai protagonisti, cioè da Sisinnio e da Clemente. Le scritte sono le seguenti: “Fili de le pute, traite. Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!”, “Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis”.

Le prime frasi sono pronunciate da Sisinnio e tradotte significano: “Figli di puttana, tirate! Gosmario, Albertello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo” Gosmario, Albertello e Carvoncello sono i nomi dei suoi servi. L’ultima frase è pronunciata da San Clemente e può essere tradotta con: “A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi”.

La cosa particolare da notare è che mentre Sisinnio parla in volgare, la frase detta da San Clemente è in latino. Questo non avviene per caso o per un errore. L’uso del volgare sta infatti a indicare anche la volgarità dell’anima di Sisinnio, che usa un linguaggio rozzo, aggressivo e pieno di parolacce, mentre la superiore nobiltà e la santità di Clemente sono sottolineate proprio dal suo conoscere il latino.

Un fumetto ante litteram

Un’altra immagine dell’affresco

È evidente come il concetto sia esattamente identico a quello che quasi mille anni dopo sarà ripreso dagli attuali fumetto: poche immagini e alcune frasi, particolarmente significative, che aiutano, con pochi tratti, a raccontare una vicenda complessa, comprensibile sia per un pubblico non troppo colto, sia per un altro più raffinato.

In realtà le sorprese di San Clemente non sono nemmeno finite qui: a un livello ancora inferiore, infatti, ci sono alcune case di epoca romana, databili a poco dopo il famoso incendio di Nerone. Praticamente tutta la storia di Roma è raccolta all’interno di quella chiesa. Un motivo in più perché valga la pena una visita.

L’interno della basilica superiore

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