Timothée Chalamet, la scalinata di Trinità dei Monti e noi

C’è in giro un video promozionale del film A Complete Unknown, in cui Timothée Chalamet interpreta un giovane Bob Dylan. Il film è uscito da qualche giorno, e sembra interessante, a partire proprio dall’impressionante lavoro mimetico dell’attore, capace di restituire (siamo negli anni Sessanta) l’aura già notevole del menestrello. Non proprio due gocce d’acqua: più una cosa di luce, di essenza: un po’ come successo mesi fa con Elio Germano nei panni di Berlinguer.

Film da vedere dunque. Quello che in molti hanno già visto è invece proprio il video realizzato per il lancio, girato a Trinità dei Monti, luogo senza rivali per incarnare l’aggettivo del momento, e cioè “iconico”.

E così, iconico Dylan e iconica la scalinata, si è pensato bene di farla percorrere all’attore, sulla buona strada per diventare iconico, mentre sulla medesima compaiono alcuni iconici versi di Like a Rolling Stone, brano in effetti seminale, compreso quello che dà il titolo al film, e che tradotto suona più o meno “un perfetto sconosciuto”.

La discesa della scala – pratica che rimanda ora e sempre a Wanda Osiris – vede Timothée, incappucciato nella felpa come un pischello qualsiasi, zigzagare un po’ in favore di telecamera, anche per distinguersi da uno che va di fretta perché deve prendere la metro.

La scala, presumibilmente affittata per l’evento, è deserta. E dopo qualche mezza giravolta Chalamet, come farebbe quasi chiunque, prende e si mette seduto.

E qui sta il bello, perché da qualche anno sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti, la più bella della città e magari del mondo, ammesso che abbia senso una classifica così, è vietato. Interrompendo così una lunga storia d’amore fisico tra i glutei dell’umanità e questo pezzo di Roma che fa faticare con gli aggettivi.

E invece Timothée, complice forse anche l’ardire della gioventù, piglia e si piazza.

“Che culo”, si può pensare, interpellando proprio la parte che beneficia di quei gradini magnifici. E chissà, farsi venire in mente che forse si è esagerato un tantinello, che mangiare magari no, ma sedersi dieci minuti, foss’anche solo verso i lati della scala, che male può fare? E concludere che l’esperienza si potrebbe concedere senza catastrofe anche ad altri perfetti sconosciuti. Magari per un periodo di prova.

Abbiamo di certo problemi più grandi, e scomodare la connessione (iconica?) tra Dylan e cambiamento è una mezza scemenza, ma hai visto mai.

[Sul film con Timothée Chalamet guarda anche la video-recensione di Francesco Alò]

 

 

 

 

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