Tre artisti nell’Italia del Novecento: due mostre dedicate a Carlo Levi, Piero Martina e Nino Bertoletti
La Galleria Comunale di Arte Moderna ospiterà fino a settembre due mostre: nella prima, “Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo”, sono esposti 19 dipinti inediti in quanto conservati in una collezione privata. Nella seconda, “Nino Bertoletti” è possibile conoscere un artista poliedrico operante, negli anni Trenta e Quaranta, nel contesto culturale romano.
Nato a Torino, Carlo Levi (1902-1975) è un pittore affermato quando incontra Piero Martina (1912-1982) anch’egli pittore torinese: l’amicizia e il legame intellettuale che si stabilisce tra i due è ravvisabile dai dipinti in mostra, in cui lo stesso soggetto è ritratto da entrambi.
L’amicizia si approfondisce in occasione della prima mostra personale di Martina alla Galleria Genova nel 1938, sostenuta dallo stesso Levi, il quale incoraggia l’amico alla ricerca di un linguaggio espressivo autonomo.
La pennellata morbida di Martina, che privilegia uno stile sfumato, è accostata al colore deciso e al tratto nitido di Levi, così che il visitatore può apprezzare i due artisti messi a confronto: partendo dalla prima sezione (“La formazione, l’ambiente intellettuale torinese”) in cui spicca il Levi promotore del “Gruppo dei sei” torinese, si passa alla seconda sezione (“Da Torino a Roma”) che coincide con l’incombere della guerra e con il confino di Levi in Lucania, raccontato nel celebre romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”. Tuttavia non si interrompono le occasioni di incontro e confronto con l’amico, con il quale condivide il comune senso di perdita a seguito del bombardamento delle loro case a Torino, nel 1942. In questo stesso anno realizzano l’uno il “Ritratto” dell’altro.
Dopo la Biennale del 1948, alla quale entrambi partecipano, Levi e Martina si incontrano a Roma agli inizi degli anni Cinquanta e partecipano al clima culturalmente vivace della “intellighenzia” nella Capitale.
Nella terza sezione (“La stagione dell’impegno civile”) i soggetti cambiano per rappresentare sia la società del dopoguerra, che il ruolo degli intellettuali nei confronti dei contadini e della classe operaia: la “Manifattura tabacchi” (1956) di Martina e “Contadine rivoluzionarie” (1951) di Levi, danno un volto e un colore alle esigenze democratiche di sviluppo nel contesto italiano.
La quarta sezione (“Il nudo e il paesaggio”) attesta il passaggio sociale degli anni Sessanta, quando i temi si fanno personali e l’introspezione figurativa riecheggia la sensibilità esistenzialista, mentre acquisisce spessore la tematica legata alla natura: è il caso di “Nudi nella vigna verde” (1961) di Martina e il mondo vegetale, drammatico e onirico, di “Alberi” (1964) di Levi.
Concludono il percorso le 19 opere di Carlo Levi prestate dalla Collezione “Angelina de Lipsis Spallone”, acquisiti dalla dottoressa romana grazie all’amicizia con Linuccia Saba, figlia di Umberto e compagna di Levi negli anni romani: si parte dalla “Natura morta” (1926) per arrivare alla serie degli “Amanti” (anni Settanta) con i profili di un uomo e di una donna che si fondono, unendosi in un unico abbraccio.
A seguire, nel medesimo ambiente della Galleria, si possono ammirare i dipinti di Nino Bertoletti (1889-1971), pittore, collezionista, mercante d’arte e giornalista, amico di artisti come Giorgio de Chirico, Cipriano Efisio Oppo, Fausto Pirandello e di letterati quali Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli.
Il suo carattere riservato e la tendenza alla sobrietà hanno contribuito alla scarsa conoscenza della ricca produzione in campo artistico, attestata dai dipinti esposti in alcuni musei romani e raccolti nella prima mostra personale del 1974: eppure in Bertoletti gli storici dell’arte hanno ravvisato influssi di Goya, Velàzquez, Degas, segno della multiforme cultura del pittore.
Tra gli anni Dieci e Trenta, l’artista partecipa alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, collaborando anche all’organizzazione di eventi istituzionali; a seguito del matrimonio con la pittrice Pasquarosa (1896-1973), Bertoletti conosce una nuova stagione non solo nella vita, ma anche nello stile: appartengono a questo lungo periodo i ritratti della moglie, considerata come “musa”.
Si tratta di due mostre che rappresentano percorsi complessi, a volte sofferti come è il caso di Levi, ma connotati dalla comune vitalità di espressione.
L’opera in home page è di Carlo Levi (Dora Baltea)]

