Oltre cento opere esposte al raffinato Casino dei Principi per ripercorrere una vicenda insieme artistica, intellettuale e sentimentale, di idee e passioni comuni, che a partire dagli anni Venti, nel contesto della cosiddetta “Scuola di via Cavour”, si dipana fino a tutto il periodo del dopoguerra.
La vicenda umana e artistica di Mafai e Raphaël non è scevra dai problemi imposti da una Storia che da una parte considerava Mafai un maestro indiscusso, mentre dall’altra costringeva la Raphaël, lituana di origine ebraica, ad allontanarsi da Roma.
Il prestigio di Mario è ben raccontato nella prima sala, con l’esposizione delle serie pittoriche (i “Fiori secchi”, le “Demolizioni”, le “Fantasie”) che costituirono, all’epoca, il volto più autentico e antiretorico della cultura italiana; in parallelo, sua moglie Antonietta conoscerà solo negli anni Cinquanta una sua definizione nella pittura e nella scultura, per incontrare, negli anni Sessanta, la massima affermazione come artista.
Le opere provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e dai Musei Civici Fiorentini, dalle collezioni d’arte della Camera dei Deputati e della Banca d’Italia, nonché da numerose collezioni private e dagli archivi degli eredi dei due artisti, testimoniano l’intenso dialogo tra i due, grazie anche alla presenza di una rara e selezionata documentazione originale: lettere, disegni, fotografie prestate da archivi e biblioteche sia private che pubbliche. Non ultimo, è possibile seguire un documentario con un’intervista alle tre figlie, tra cui la celebre scrittrice e giornalista Miriam Mafai.
Di sala in sala, nella sezione dedicata alla “Scuola di via Cavour”, sono ricostruiti i primi anni dell’incontro tra Mario, Antonietta e Scipione (pseudonimo di Gino Bonichi); nell’ambiente successivo spiccano le sculture di Antonietta, che già evidenziano il tema del rapporto tra femminile, maternità, fuga, con incursioni nel mito.
Sempre al piano terra, la sezione “Intermezzo musicale” presenta alcune opere a testimonianza della passione condivisa da Antonietta e Mario per la musica, che ritorna nei dipinti “Natura morta con chitarra” (1928) e “La lezione di piano” (1934).
Nella sezione “Una silenziosa sfida” si pone l’accento su come i due, pur condividendo alcuni temi – disegni, ritratti e autoritratti, nudi e nature morte – seguissero strade volutamente divergenti.
Al primo piano la mostra continua con le “metamorfosi” di Mafai, ovvero la trasformazione della sua opera che dal figurativo, già nei primi anni Trenta, si orienta verso l’espressionismo e, poi, verso la ricerca astratta.
Nell’ultima sala, a chiudere l’itinerario aperto dal grande “Ritratto di Antonietta nello studio di scultura” (1934) di Mafai, spicca un solo quadro di Raphaël, “Mario nello studio” (1966) che racchiude tutta l’energia di una vita passata a sfidarsi e amarsi.