Sono passati 50 anni dalla posa della prima pietra di un’utopia di cemento armato, del progetto di un palazzo-quartiere conosciuto in tutta Italia: Corviale. Un chilometro di abitazioni alto 9 piani; un edificio che sembra uscito da un romanzo di Ballard e che potrebbe essere utilizzato per rappresentare fisicamente l’albergo infinito di Hilbert. Un grattacielo disteso sulla collina che per la sua lunghezza potrebbe competere con il Jeddah Tower e allo stesso tempo, per il suo stato, richiamare alla mente l’Obelisco incompiuto di Assuan.
Un’opera che doveva cambiare il volto di un quartiere, restituire dignità a tante persone disagiate e risolvere, almeno in parte, gli atavici problemi degli alloggi a Roma. In realtà, di problemi ne risolse pochi e forse ne creò di molti altri. Il cinema ancora una volta cercò di approfittare dell’impatto visivo del progetto per sfruttarlo a suo favore. Con risultati a volte sorprendenti.
I film di cui parliamo sono: Un giovane Pippo Franco è protagonista di Sfrattato cerca casa equo canone di Pier Francesco Pingitore; American Assassid di Michael Cuesta; Zeta di Cosimo Alemà; Siccità di Paolo Virzì; Scusate se esisto di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Raoul Bova; e per ultimo un titolo che non tratta di Corviale in senso stretto, ma racconta molto bene le distorsioni che possono provocare progetti architettonici di questo tipo: High Rise, tratto dal romanzo Condominio di James Graham Ballard.
Questo è un racconto su Corviale di storie e persone, di promesse non mantenute e di resistenza quotidiana.
Buon ascolto!