8 Luglio 2025

“Acque profonde come te”: il Salento dark di Osvaldo Piliego

“Il lavandino perdeva da mesi. Ogni volta si ripeteva che sarebbe bastato un bel giro di chiave inglese per stringere la guarnizione, pochi minuti. E invece, giorno dopo giorno, seduto sul cesso, guardava le gocce cadere e non faceva niente”.

È il lato oscuro del Salento a rivelarsi sotto gli occhi del lettore di questo nuovo romanzo di Osvaldo Piliego. Il quarto, dopo Fino alla fine del giorno (2011); La città verticale (2015); Se tu fossi una brava ragazza (2019), ai quali si aggiungono i racconti di Questo è tutto di qui – Bestiario salentino (2023), due raccolte di poesie (Justalovesong del 2016 e Bianchi Venezia, 2024); il libro d’arte Di terra (erbario dei ricordi) con gli acquerelli dell’artista Egidio Marullo pubblicato nella collana “Spagine” del Fondo Verri e i testi per lo spettacolo Io che amo solo te, le voci di Genova di Serena Spedicato.

Il dark side di una terra che comunemente evoca i cliché di spiagge invase da turisti, spensierati e pantagruelici pranzi in masseria che diventano facilmente cene a mezzanotte con amici e perfetti – ma sempre benvenuti – forestieri di passaggio, reggaeton massacra timpani, sagre paesane dove trovare “un bicchiere di vino con un panino, la felicità”. È uno dei modi di vedere le cose, naturalmente, se ci si ferma alla superficie di una porzione di mondo. Qui la cartolina si tinge di colori acidi nel mettere a fuoco le esistenze di personaggi alle prese con varie forme di sconfitta su tre piani temporali diversi: il 2001, il 2011, i giorni nostri. Adolescenti come Sofia; adulti come Paolo, Michela, Maria e Antonio che hanno ricordi di una giovinezza presto annegata nei vortici delle responsabilità, della disillusione, dei fallimenti e degli ineluttabili rimpianti. La patina di normalità fa presto scivolare il lettore in una pluralità di eventi in cui il presente si ritrova a fare inevitabilmente i conti col passato, anche con quello di leggende locali che parlano di amore e violenza, di padri accecati dall’ira che uccidono brutalmente le figlie. Vita che (contro ogni più rosea aspirazione, ogni aleatoria previsione) pone le fondamenta a ciò che diventeremo poco più in là, oppure all’annientamento di sé, dunque a una morte fisica o interiore che implica una più o meno consapevole rinuncia alla vita. Di acqua – reale e metaforica – ce n’è tanta in queste pagine. Profonda e salata come il mare o le lacrime. Acqua che in una baia salentina inghiotte suicidi in cerca di una pace negata anzitutto ai vivi.

“Nico entra in acqua, nudo, lentamente, con la canna tra le labbra e il viso verso il cielo, gli occhi chiusi rivolti al sole che brucia, inspira ed espira veloce, come una locomotiva a vapore. Il livello dell’acqua sale e lui procede finché l’acqua non gli copre la testa. Il mozzicone della canna fa capolino a galla”.

Il titolo, Acque profonde come te, mutuato da quello di un brano dei Cure, The Same Deep Water as You, tratto dal loro album capolavoro Disintegration. La musica come collante che lega amicizie, rapporti padre-figlia (Paolo e Sofia), primi amori a zonzo su uno scooter fino all’alba, per una colonna sonora che amplifica una narrazione calibrata su un’impeccabile gestione delle voci e dei sentimenti dei personaggi (anche quelli in secondo piano, le comparse, il coro dei paesani che commenta tragedie, abbozza dicerie e sentenze fatalistiche). C’è un cuore trafitto in copertina: è un’indicazione precisa. Il lettore arriva all’ultima pagina con la sensazione che l’autore – con dolcezza e grande cura – gli abbia attraversato il cuore con una lama affilata.

Acque profonde come te, Osvaldo Piliego, Scatole Parlanti, 182 pagine, 17 euro

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