Ahó! è una rubrica su cose che capitano a Roma, scritta da chi non è cresciuta con i sanpietrini sotto i piedi.
L’estate a Roma è la stagione dei cinema all’aperto. Piazza San Cosimato, Parco degli Acquedotti, Santa Croce in Gerusalemme, Villa Borghese… luoghi iconici, belli, suggestivi. Le rassegne sono ben curate, i film interessanti, stimolanti, potenti.
Ma più che arene cinematografiche, alcuni di questi eventi sembrano picnic sociali con proiezione inclusa. Gente accomodata sulle sedie o direttamente a terra, pizza al taglio in scatole unte, Peroni gelata, bambini che urlano e dibattiti eterni. Il film? Sì, c’è anche quello.
A volte le rassegne sembrano solo un sottofondo, un pretesto per socializzare, “per stare insieme”, come si dice spesso in Italia, più che per godersi davvero il cinema. E va benissimo così, basta saperlo prima.
Prima di trasferirmi in Italia ho vissuto un po’ in diversi paesi europei e ho viaggiato parecchio… ma solo a Roma ho visto che le introduzioni durano più del film stesso.
Il regista ringrazia tutto il mondo nome per nome, la produttrice si commuove, lo sceneggiatore filosofeggia, l’attore principale condivide la storia della sua vita. Sul palco salgono tutti: il tecnico del suono, il cugino del direttore della fotografia, e uno che “ha dato una mano con i cavi”. Applausi per tutti. Anche per l’autista del furgone che ha portato i microfoni. Dopo un po’ capisci che quello con la barba sul fondo a sinistra non c’entra niente, ma è salito lo stesso sul palco.
Ahó, ma quando comincia ‘sto film?!
Inoltre, solo a Roma ho assistito ai dibattiti prima dei film. Altrove si discute dopo. A Roma si anticipa. E si prolunga.
Nei primi anni a Roma pensavo fosse una particolarità delle arene estive gratuite: un po’ di vanità sul palco per giustificare il film offerto a costo zero, poi la proiezione. Ma no. È proprio lo stile romano: prima si parla, poi – forse – si guarda il film. E si parla anche dopo, per chi è rimasto vivo.
Una sera, al Pigneto, in una sala strapiena per un film iraniano hanno parlato del film per più di un’ora e mezza prima dell’inizio! Quando finalmente è partita la proiezione… io dovevo andare via.
Spiegatemelo, vi prego: che senso ha parlare per ore di un film prima di averlo visto? Per ricordare che il cinema è importante, anche se dopo tre quarti d’ora di discussione il pubblico è in modalità pisolino? O forse per assicurarsi che prima della proiezione ci sia qualcuno ad ascoltare, dato che dopo il film non c’è garanzia che nessuno resti in sala?
“No, il dibattito no!” urla un uomo nel film “Io sono un autarchico” di Nanni Moretti quando viene annunciato un dibattito dopo uno spettacolo teatrale. Si alza e scappa via dalla sala.
Simpatizzo profondamente con questo povero anonimo spettatore. La prossima volta che sentirò le parole: “Apriamo questa serata con una discussione”, giuro che lo urlerò anch’io.
