14 Novembre 2025

All’ETRU di Villa Giulia la mostra di Keita Miyazaki

Tra Rinascimento e modernità, Villa Giulia si apre al contemporaneo con The Eternal Duality. Là dove scorre l’acqua, tra storia e rinascita, la mostra di Keita Miyazaki che intreccia carta, metallo e memoria in un dialogo poetico tra passato e futuro.

 

Installazione di Keita Miyazaki
Installazione di Keita Miyazaki

Il coraggio, agli organizzatori, non manca: a un anno dalla sua restituzione alla città, un luogo ricco di fascino, quale Villa Giulia, si apre all’arte contemporanea, proponendo le opere di Keita Miyazaki, tra origami e motori dismessi, plasmati su materiali industriali, carta, elementi leggeri e sonori posti in dialogo con la storia e l’architettura dello spazio.
La mostra, che già dal titolo evoca una possibile armonia tra passato e futuro, è stata curata da Pier Paolo Scelsi, Ilaria Cera, con la direzione artistica di Riccardo Freddo, che ha gentilmente risposto alle nostre domande.

The-Eternal-Duality-di-Keita-Miyazaki-
The-Eternal-Duality-di-Keita-Miyazaki-

Un incontro proficuo, quello con l’artista giapponese: vuole raccontarci la nascita di questa collaborazione? Cosa ha suscitato il suo interesse?
Keita è un artista che Ian Rosenfeld ha rappresentato sin da subito, in un momento in cui cercavamo un artista che riuscisse a tradurre poeticamente il tema della rinascita, del dialogo tra le macerie del presente e le possibilità future. Le sue opere, fatte di motori abbandonati, carta, materiali industriali, mostravano ciò che lui chiama una bellezza fragile, imperfetta, persino ferita – ma capace di parlare con un contesto storico profondo.
Quando si è presentata l’occasione del Ninfeo di Villa Giulia, mi è sembrato che il luogo e la storia dello spazio – dopo il restauro, con le sue fontane che finalmente torneranno a scorrere – fossero la cornice ideale per costruire qualcosa di site-specific che non solo parlasse al presente, ma che riportasse slancio e significato al passato. L’idea che l’arte contemporanea potesse tornare ad abitare un luogo così carico di memoria mi ha davvero motivato, e Miyazaki ha risposto con entusiasmo, portando le sue opere in dialogo vero con lo spazio, la storia, la materia.

Come descriverebbe le opere esposte nell’affascinante cornice del Museo Etrusco di Villa Giulia: disarmonie attuali o, al contrario, un ponte armonioso tra modernità occidentale e tradizione nipponica?
Direi che le opere incarnano piuttosto un ponte armonioso, pur essendo costellate di tensioni. Non è un’armonia pacificata: si avverte la dissonanza, la fragilità, la rottura. Però è una dissonanza che trova senso proprio grazie al dialogo, grazie al confronto tra la tradizione architettonica del Cinquecento, la monumentalità, le superfici policrome, le fontane, e le materie molto contemporanee di Miyazaki: metallo industriale, parti di motori, carta, feltro, suoni che richiamano ambienti urbani giapponesi, giapponesi-occidentali.
L’effetto che si vuole ottenere è che lo spettatore percepisca questa dualità: la memoria del passato come una tessitura vivente, non come restauro statico, e la modernità come presenza viva, ma non invadente. In questo senso, più che disarmonie solo attuali, è un’armonia possibile, che si costruisce proprio nelle zone liminali, nelle rughe tra epoche, nei materiali che portano con sé le tracce del tempo, dell’abbandono, della resilienza.

Keita-Miyazaki-al-Ninfeo-di-Villa-Giulia
Keita Miyazaki e il Ninfeo

Quanto, secondo lei, l’arte di Miyazaki potrà penetrare e generare osmosi con l’attuale panorama artistico europeo?
Molto, se gli spazi le saranno concessi e se il lavoro curatoriale continuerà a valorizzarlo nei contesti giusti. Miyazaki ha già dimostrato che il suo linguaggio – fatto di contrasti, di materiali “poveri” riconvertiti, estetiche intrecciate tra tecnologia, artigianato, memoria – risuona fortemente con alcune correnti europee contemporanee, specialmente quelle interessate al post-industriale, all’ecologia, al riuso, al suono ambientale, alla fragilità come valore estetico, penso al wabi-sabi, ma non solo.
In Europa c’è oggi un fermento sul tema della relazione tra umanità, natura, tecnologia, e anche un bisogno di recuperare spazi di silenzio, di riflessione, di memoria. Le sue opere possono inserirsi bene in questa ricerca e fungere da catalizzatore: mostrando che l’Arte non deve essere solo “di facciata”, ma può rigenerare spazi, proporre altre narrazioni, far convivere storia e contemporaneo in modo dialogico. Sono fiducioso che molte istituzioni europee accoglieranno (e lo stanno già facendo) proposte simili, e che ci sia una forte osmosi possibile.

In che modo la sua esperienza di lavoro presso Gallery Rosenfeld come Head of Museum & Institutional Relations ha influito sulle scelte organizzative per la mostra?
La mia posizione alla galleria Rosenfeld, specialmente come responsabile dei rapporti con musei e istituzioni, ha influenzato molto sia la visione che lo sviluppo operativo di questa mostra. Prima di tutto, ho la fortuna di poter lavorare quotidianamente all’intersezione tra il mercato dell’arte, le istituzioni, gli enti pubblici, e questo mi dà consapevolezza delle complessità burocratiche, delle esigenze di conservazione, dei tempi di restauro, delle autorizzazioni, dei modi migliori per garantire che un progetto site-specific sia sostenibile, efficace e rispettoso del contesto.
Questa esperienza mi ha permesso di prevedere e gestire le sfide pratiche: il coordinamento del restauro del Ninfeo, la logistica della presenza delle sculture, la cura degli aspetti acustici e visivi, la sicurezza delle opere senza interrompere la fruizione storica, le relazioni con la direzione del Museo, con lo staff tecnico, con enti esterni come l’Ambasciata del Giappone. Inoltre, Rosenfeld ha una rete internazionale che aiuta a dare visibilità al progetto ben oltre i confini italiani, e consente anche una certa libertà nella scelta degli artisti e delle opere, puntando sempre sull’impatto e sul significato oltre che sulla forma.

Keita Miyazaki e il Curatore, Riccardo Freddo
Keita Miyazaki e il Curatore, Riccardo Freddo

Keita Miyazaki, classe 1983, è un artista che ha fatto della contraddizione la sua materia; vive e lavora tra il Giappone e il Regno Unito. Dopo lo tsunami del 2011, cui ha assistito direttamente, ha dato forma a una ricerca poetica radicale, capace di interrogare la fragilità del mondo attraverso l’opposizione tra materiali: motori d’auto dismessi, metalli industriali, pieghe di carta origami, feltro cucito e suoni della quotidianità urbana si intrecciano nelle sue sculture, evocando mondi che oscillano tra l’apocalisse e la rinascita.
Gli spazi del Ninfeo, dunque, accolgono e rilanciano le opere di Miyazaki, ponendosi come luogo “eterno” di pensiero e creazione, dove il contemporaneo non è invasione, ma possibilità di racconto.
Fino al 2 novembre.

 

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