Tra il profumo dei maritozzi di nonna, il mare d’Ostia e l’ombra di PPP.
Al giorno di Halloween preferisco quello dei morti. Le maschere tutto sommato non servono quando hai da fare con i tuoi, di mostri. Poi questa cosa delle caramelle non ha nessuna attrattiva per noi veneratori del cioccolato fondente. Coatti quanto i consumatori del caffè senza zucchero, ma con quel fascino sofisticato di chi accetta strane declinazioni e abbinamenti azzardati, di chi dell’amarezza, nella vita, ne fa culto. Il giorno dei morti ha il gusto delle pastiglie Valda di nonno Arduino e dei maritozzi con la panna che nonna Serafina portava, incredibilmente illesi, da Val Melaina fino ad Ostia. La merenda del mare.
Poi vi chiedete come io possa nuotare così male pur essendo cresciuta tra le onde. Tra le merende e i pranzi riuscire ad immergersi in acqua era un miracolo quanto camminarci sopra. Il giorno dei morti sa anche dei chicchi di uva sbucciati da zia Gianna e del gelato che Gianni ed io abbiamo mangiato anche nei suoi ultimi giorni in ospedale. Gianni, che insieme a Gabriella, hanno voluto crescere me e i miei fratelli ad Ostia, con il mare tutto l’anno e non solo per le vacanze. Con Il mare davanti, in una città completamente di spalle alla sua spiaggia. Il mare anche in novembre, soprattutto a novembre.
Novembre il mese dei morti e delle tante nascite. Gabriella, Arduino, Sergio, in tanti festeggiamo la nostra nascita mentre tutti celebrano la morte. Il mese in cui se mi sei amico ti ricordi del mio compleanno, ma se mi vuoi bene sai che mi devi portare al mare. Il mare dove affilare lo sguardo nel vento e a cui affidare i pensieri più pesanti per vederli prendere il volo.
Ostia a novembre nel giorno dei morti e nel giorno in cui ad Ostia muore Pier Paolo Pasolini. La città sempre di spalle anche quella notte del 1975. Gianni che ci insegnò a raggiungere quel luogo anche attraverso una recinzione sgangherata e dimenticato da tutti tranne che dal degrado. Quel degrado che però incorniciava perfettamente la brutalità dell’omicidio di Pasolini.
Il 2 novembre resta un lutto anche privato ancora oggi, nonostante il bellissimo parco letterario e la presenza delle istituzioni. Ancora oggi, in visita con mio fratello e i nostri cani, a passeggio tra chi c’era allora e chi oggi trova senso e compimento ad esserci. Pezzetti di comunità presenti, chi per dovere, chi per sentimento, chi perchè quel luogo non rappresenti più l’abbandono e la solitudine di chi ha speso la propria arte e, ancor di più, la propria vita, per raccontare i 50 anni successivi alla proprio morte con una chiarezza e una lungimiranza a cui non avrebbe mai potuto sopravvivere.






