Si svolge fino al 28 ottobre, presso l’Istituto Superiore Antincendi, la prima collettiva di arte contemporanea con opere realizzate con il Biochar, “Alchimia del Carbone – Esplorando il Biochar nell’arte”. Una scommessa riuscita, quella di creare opere d’arte utilizzando il Biochar tra creatività, cura per l’ambiente e impegno sociale.
“Artisti visionari” riporta il Catalogo, in uno scritto di Velia Littera, “si riuniscono per dare vita a un progetto rivoluzionario: creare opere” e il risultato è sorprendente: opere d’arte prodotte con il biochar, un materiale carbonioso ottenuto dalla pirolisi di biomasse.
Il Biochar è carbone vegetale ottenuto dal riscaldamento ad alte temperature di scarti (biomasse perlopiù certificate) in assenza di ossigeno (pirolisi), risultante dall’evitamento di combustione e di emissione di CO2 in atmosfera: un prezioso alleato nella cattura e nello stoccaggio della stessa CO2. Usare il Biochar, come affermato nel corso della cerimonia di apertura, è un antichissimo metodo diffuso tra le popolazioni amazzoniche.
La mostra Alchimia del carbone vede trenta artisti impegnati a coniugare sperimentazione e creatività, con risultati sorprendenti. L’alchimia del titolo non è solo un progetto artistico, ma anche la realtà creativa tra competenze e risorse umane differenti, che danno vita a un progetto sui generis.
Il biochar è frutto di questa ‘alchimia’, che porta indietro nel tempo, in quanto è un pigmento e un materiale conosciuto da millenni: uno dei primi strumenti per disegnare, infatti, è stato il carbone residuale della combustione, mentre il carbone polverizzato è stato usato in Cina, Giappone e Corea per produrre l’inchiostro calligrafico, la china, la cui densità ha permesso di realizzare i capolavori giunti fino a noi.
In Alchimia del carbone gli artisti hanno utilizzato il biochar come polvere fine o grana irregolare, mescolandola ad altre sostanze o utilizzandola diluita come colore; il risultato sono prodotti artistici suggestivi esposti in un percorso piacevole e sorprendente.