17 Luglio 2025

Precarietà abitativa, Roma fa un primo passo

Nonostante alcune criticità, la delibera d’iniziativa consiliare rappresenta un passo positivo. Va valorizzata come un’alternativa concreta al passaggio dalla casa alla strada, che oggi resta purtroppo l’unica risposta per molte famiglie in situazione di disagio abitativo.

 

[Questo post è stato pubblicato originariamente su Diogene Notizie]

Lo scorso 10 giugno il Consiglio comunale di Roma ha approvato la delibera sul nuovo welfare abitativo. Questa delibera, che segue quella sul piano strategico per l’abitare, è il primo strumento concreto di cui si dota l’amministrazione, ed è di iniziativa consiliare. Una delibera presentata da parte di numerosi consiglieri comunali di maggioranza in particolare sostenuta dai consiglieri Nella Converti e Yuri Trombetti presidenti delle commissioni affari sociali e patrimonio.

Cosa prevede questa delibera? La delibera reca il regolamento di un intervento socio-assistenziale denominato “Sostegno economico finalizzato al contrasto della precarietà abitativa e al superamento dell’emergenza” un sostegno al nucleo familiare, anche mononucleare, nei casi in cui sussista una difficoltà abitativa, per consentire la sistemazione del nucleo in condizioni di dignità.

Il contributo può essere attivato: a) al momento della diffida al pagamento della morosità incolpevole da parte del proprietario dell’alloggio; b) a fronte di una intimazione di sfratto da parte del proprietario, con contestuale citazione per la convalida o di convalida di sfratto e provvedimento di rilascio di alloggio; c) nel caso di rilascio di alloggio a seguito di esecuzione del provvedimento giudiziario; d) quando si ha obbligo di rilasciare l’alloggio a seguito di provvedimento di separazione, o di sentenza di pignoramento della prima casa di abitazione.

La misura si rivolge a persone in situazione di precarietà abitativa in carico ai Servizi Sociali in base al progetto individuale/familiare predisposto con il Servizio Sociale municipale, anche quando la precarietà abitativa riguarda, tra le altre, persone in uscita da situazioni di violenza domestica, persone della comunità LGBTQIA+ in uscita da contesti familiari violenti e discriminatori nonché persone senza dimora.

Il contributo può essere utilizzato anche a copertura del deposito cauzionale erogabile nella misura non superiore a tre mensilità. Il deposito cauzionale, al termine del contratto di locazione, il proprietario dovrà restituirlo a Roma Capitale.

Importante il fatto che la misura dovrà essere considerata temporanea e non sostitutiva dell’assegnazione di un alloggio di ERP o di altra forma di autonomo superamento della situazione di precarietà abitativa.

Il contributo ha una durata massima di cinque anni a fronte di un contratto agevolato o concordato regolarmente stipulato e registrato, sarà ammessa al contributo anche la locazione di porzioni di immobili.

Significativa la previsione della centralità del ruolo dei Municipi, infatti l’erogazione del contributo periodico è affidata ai Municipi. Il contributo periodico dovrà essere richiesto dall’interessata/o al Servizio Sociale del Municipio dove è residente, che provvederà alla verifica dei requisiti soggettivi e oggettivi e dello stato di bisogno socioeconomico e alla eventuale presa in carico e alla elaborazione del progetto individuale/familiare.

Per il pagamento del canone dell’intero appartamento l’importo mensile del contributo non può superare i 900,00 euro. Per il pagamento del canone di una porzione di appartamento l’importo mensile del contributo non può superare i 400,00 euro.

Requisiti per ottenere il contributo periodico con contratto fino a cinque anni sono a) residenza nel comune di Roma; b) cittadinanza italiana, cittadinanza di un Paese U. E., persone provenienti da un Paese extra U. E. con regolare permesso di soggiorno, apolidi; c) ISEE ordinario o corrente inferiore o pari a: 16.000 euro oppure un reddito complessivo del nucleo famigliare inferiore o pari al reddito previsto per la domanda di casa popolare prendendo in considerazione quello più favorevole.

Queste le parti più salienti. La delibera approvata è assai impegnativa per il Comune e in particolare per i servizi sociali sui quali ricadrà una mole di lavoro non indifferente, basti pensare che a Roma ogni anno vengono emesse circa 5/6000 sentenze di sfratto e ne vengono eseguite circa 2500, tenuto conto che l’intervento comunale mira anche a prevenire gli sfratti cercando di intervenire nella fase di avvio della morosità e di eventuali congrue riduzioni del reddito famigliare.

Quindi i potenziali richiedenti il contributo possono essere complessivamente molte migliaia ma le risorse ad oggi disponibili sono solo circa 3 milioni quando secondo stime sindacali ne servirebbero almeno 5 volte tante.

Nonostante alcune criticità questa delibera nell’ambito di più vaste politiche abitative e al netto della criticità di trovare eventuali appartamenti in locazione, rappresenta un approccio positivo e deve essere fatta vivere come alternativa al passaggio da casa a strada, attualmente unica risposta per famiglie in disagio abitativo.

Attenzione però che questa delibera non diventi la politica abitativa, che, per essere tale, ha bisogno da una parte di fornire una prima attività di accompagnamento sociale, quale può essere il contributo recato dalla delibera; dall’altra emerge sempre più la necessità di dotarsi di un numero congruo di alloggi perché, anche laddove questa delibera, come credo avesse successo, restano sullo sfondo le attuali 20.000 famiglie nella graduatoria, le famiglie che hanno subito lo sfratto o hanno lo sfratto in corso, le famiglie che vivono una precarietà abitativa per svariati motivi.

In concomitanza con l’approvazione della delibera sul welfare abitativo il Comune ha dichiarato di avere la possibilità di acquistate circa 1500/2000 alloggi sia liberi che occupati di grandi proprietà, ma certo i tempi non saranno brevi, se il Comune da tre anni ha in dote 200 milioni di euro e che dal suo insediamento, tre anni fa circa, ha acquistato 200 alloggi ex Inps, spendendo solo 15 milioni di euro.

La partita quindi si sta giocando seppur con numeri ancora insufficienti e con qualche scivolone sul social housing pubblico/privato spacciato come panacea della questione abitativa, in certi ambiti della Giunta. Certo è che Roma Capitale deve fare di più e in tempi più rapidi, ma anche il Governo e l’Unione europea devono farsi carico della estrema precarietà abitativa che attanaglia la Capitale.

La foto in home page è stata pubblicata dal sito web contropiano.org

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