Che io viva costantemente protesa verso l’arrivare tardi rispetto gli orari prestabiliti, ma perfettamente in tempo per ammirare gli eventi prendere vita nel momento esatto in cui incastro l’occhio nel mio obiettivo, è cosa nota. Noto non è stato invece il collasso della linea B sabato pomeriggio 14 giugno. Il sabato del Pride 2025 di Roma.
Scaraventatə fuori dalla metro alla stazione di San Paolo Basilica, sotto un sole più impietoso dell’Atac, c’è stato anche chi ha proposto di iniziare il corteo già da lì. Poche le navette, tanta la folla e al dunque son finita con il condividere un taxi con due ragazze gentili e un tassista chiacchierone almeno quanto me. Bè incredibile, nonostante gli accidenti, di percorso e i miei, sono arrivata perfettamente in tempo! In tempo per un milione di persone secondo gli organizzatori, 200mila secondo la questura e una magnifica moltitudine secondo me.
Un corteo intenso, che ha attraversato la città portando con sé le lotte per i diritti di tutte e tutti. I diritti ad essere riconuciutə nella proprio identità, il diritto alla famiglia e alla genitorialità, il diritto ad esistere, resistere e sopravvivere. Molta la politica lungo il percorso che attraversando il centro della città ha ricordato la Palestina e il suo di diritto ad esistere, resistere e sopravvivere.
Il Pride è un appuntamento a cui sono grata per la sua generosità. Lungo tutto il percorso, chi sfila, offre sempre un sorriso, uno sguardo, un attimo verso chi con il proprio obiettivo cerca di raccontare quel preciso momento. Questi giorni mi è stato fatto un altro gran bel dono, una frase tratta da “I nostri anni” di Tano D’Amico: “Gli aveva sempre dato fastidio sentire parlare di immagini rubate, aveva sempre cercato immagini regalate”.
Il Pride i quanto a doni è per fotografə, amatoriali o professionisti che siano, natale e compleanno insieme, un’epifania narrativa per immagini e non solo.
(Un ringraziamento ad Alessandro Mauro per aver pensato a me leggendo quelle righe e avermele inviate)