La “trappola” del test per il Covid

Il test sierologico per accertare la presenza del Covid-19 non è una “patente d’immunità” personale al virus. Ma chi lo fa, anche se a spese proprie (nel Lazio, poco più di 15 euro), e risulta positivo, deve obbligatoriamente mettersi in quarantena e sottoporsi a un test molecolare, cioè il cosiddetto tampone, per accertare se l’infezione è in corso.

Che passare il test non dia una garanzia d’immunità, lo ricorda da tempo l’Organizzazione mondiale della Sanità e ce lo dice anche la Regione Lazio, che ha lanciato un programma per 300.000 esami, che riguarda prima di tutto sanitari (farmacisti compresi) e forze dell’ordine, ma anche ospiti e dipendenti delle RSA (residenze sanitarie assistenziali, che ospitano soprattutto persone anziane non autosufficienti) e altre fasce specifiche.

E i normali cittadini? Dopo una serie di notizie contraddittorie, l’avvio di un’indagine epidemiologica (cioè statistica, ripetiamo: sui grossi numeri, non sulle singole persone) sulla base di un campione nazionale fornito dall’Istat, avverrà lunedì 18 maggio, con la chiamata diretta dei singoli cittadini prescelti da parte delle Asl. 

L’obiettivo è un campione di 150.000 persone. La partecipazione non sarà obbligatoria, tanto che si calcola che serviranno circa 190.000 chiamate per convincere effettivamente i 150.000 cittadini necessari.
L’iniziativa è stata approvata dal Garante per la privacy – perché si tratta di informazioni sensibili – il 4 maggio ed è stata poi sancita dal Consiglio dei ministri il 10 maggio.

Il test sierologico – che prevede il prelievo del sangue per verificare se ci siano gli anticorpi relativi al Covid –  sarà quello prodotto dalla Abbott, un gigante del settore, che rifornisce anche gli Usa. Abbott ha vinto la gara a fine aprile, e fornirà i primi 150.000 kit per i test gratuitamente. Alcune società concorrenti hanno avanzato dubbi sul margine di errore del kit prescelto, Abbott ha risposto che l’analisi fatta era sbagliata.

Comunque, è importante che i test siano tutti dello stesso tipo, per evitare margini di errore troppo diversi tra il kit di una marca e quello di un’altra. L’importanza della campagna di test, lo ripetiamo, è capire quale sia la diffusione effettiva del virus utilizzando un modello statistico.

A parte i 150.000 prescelti, anche gli altri cittadini possono fare il test sierologico, ma pagando di tasca propria. Attività che sta diventando un business per i laboratori privati. Chi fa il test, comunque, non può usarlo come “patente” personale (anche se alcune aziende a quanto pare lo chiedono, anche all’estero, come garanzia sulla situazione complessiva dei lavoratori impiegati). Anche perché, senza le necessarie misure di distanziamento, una persona potrebbe comunque contrarre il virus il giorno successivo al test da cui risultava negativo… 

Ma chi fa il test e risulta positivo – quindi ha un livello di anticorpi tale da far pensare che abbia contratto il virus – ha l’obbligo di comunicarlo al proprio medico entro 24-ore e sottoporsi al tampone, per vedere se il virus è ancora attivo e possa essere contagioso. Per questo, nel Lazio è stata predisposta una rete di 17 drive-in dove si può fare il tampone rapidamente se provvisti della prescrizione medica (che dà diritto all’esenzione).
Nel frattempo, il paziente deve restare in quarantena, a casa.

In alternativa, c’è chi da tempo è ricorso privatamente a laboratori privati per fare almeno il tampone (sapendo comunque che c’è sempre un margine di errore e che normalmente se ne fanno due a distanza di giorni per avere più garanzie), anche più di una volta..

Il timore di aver contratto il virus è certamente comprensibile. Ma la validità dei test è soprattutto collettiva, serve come indicazione sul livello di diffusione del Covid (il famoso fattore R0, cioè erre con zero). Quindi, fare il test, oggi, per iniziativa personale non serve a molto. Ed espone anche al rischio di stress e di doversi mettere in quarantena per qualche giorno anche se poi magari il tampone risulterà negativo.

[La foto del titolo è di Marco Verch ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

 

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