Calenda e Raggi voteranno Gualtieri, forse

Mentre gli autubus incendiari salutano la Sindaca uscente con un falò nel deposito di Tor Sapienza degno di Nerone, i due candidati sindaci superstiti –  ricordiamo che alla fine dei 22 che si sono presentati al via ne resterà solo uno, eletto il 18 ottobre –  si preparano allo scontro finale davanti a un corpo elettorale probabilmente ancora più ridotto.

Oltre a Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti merita una menzione speciale il candidato, tra i big, che è partito per primo e che più di tutti ha investito tempo ed energie, il denaro spero per lui lo abbia raccolto, nella corsa per il Campidoglio. Carlo Calenda, infatti, arriva terzo davanti a Virginia Raggi, ma è quello che prende più voti di lista, risultando così il leader del partito più votato a Roma. Un bel successo e un bello smacco per i capicorrente del Pd.
Il nostro modesto foglio elettronico ha dato voce a tutti i candidati che hanno voluto prendersela, anche ad alcuni che lungo il percorso poi sono confluiti nelle liste del favorito Gualtieri. Abbiamo quindi un discreto panorama e intuiamo più meno come gli esclusi  si comporteranno al secondo turno, sia ufficialmente che ufficiosamente.

In politica non esistono pasti gratis

Tutti danno un po’ per scontato che Calenda e Raggi, o almeno il loro elettorato, in un modo e nell’altro confluiranno su Gualtieri, il che è probabile. Però in politica non ci sono pasti gratis, come mi diceva, quand’ero un ragazzo, il mio amico Gianni De Michelis, parafrasando, credo, l’economista Milton Friedman.
I generici appelli che per ora Gualtieri ha fatto agli elettorati e la sua convinzione che Calenda sosterrà il candidato progressista – “Sarebbe strano il contrario”, ha detto il candidato del centrosinistra – mi paiono un po’ pochino. La politica è anche trattativa, compromessi e opportunità.

Il punto è: come Gualtieri intende assicurarsi i voti degli elettori di Calenda e della Raggi, se è possibile averli tutti e due? C’è qualche punto dei loro programmi che intende adottare? Anche se non vuole fare apparentamenti – strada comunque prevista dalla legge elettorale per l’elezione dei sindaci – intende “valorizzare” parte del loro personale politico?

Per ora, Calenda risponde che lascerà libertà di voto e dà a Gualtieri del “supponente”. Ma mancano meno di due settimane al ballottaggio, e da qui al 17 ottobre ne sentiremo tante. Poi però Calenda credo che dirà almeno per chi vota o per chi non vota.
Entro i limiti delle costumanze locali non sarebbe male, come opinione pubblica, essere informati degli accordi e degli esiti delle trattative politiche che sono cominciate un momento prima, e non dopo, l’apertura delle urne.

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