A Roma non c’è la guerra

Il Tevere scorre un po’ asciutto sul suo letto, il traffico è ripreso, la monnezza ancora non olezza, le persone girano un po’ mascherate e un po’ smascherate, ha ripreso pure a piovere ogni tanto. Tutto tranquillo, qui la guerra non c’è. Non ricordo una stagione romana così paciosa quasi pacioccona. Oggi mentre mi accingevo a scrivere questo pezzullo mi sono dovuto concentrare per ricordarmi il nome del sindaco: Roberto Gualtieri antico militante FGCI, PCI, PDS, DS, PD, viscontino e monteverdino, già europarlamentare e ministro dell’economia.

Il quale più che godere di buona stampa sembra non goderne proprio. O almeno è questa la sensazione che trasmette dopo le tempestose stagioni di Marino e della Raggi. Niente scandali, niente decisioni più o meno improvvide, niente feste milionarie per celebrare chiusure di strade, nessuno strano personaggio dall’aria sulfurea scovato tra le stanze del Campidoglio a dare un po’ di pepe a questa storia. Pace, anzi una pax romana di ordine avvolge le vicende di questa consiliatura.  A quest’ora Marino e la Raggi avevano già inanellato una teoria di gaffe, decisioni controverse, piccoli e grandi scandali sufficienti per riempire la rassegna stampa che il buon Gualtieri, se va avanti così, farà forse entro la fine del suo mandato. Di menzioni sulle cronache nazionali neanche a parlarne.

Sicuramente è meglio così, però  diciamoci la verità tutto quel frastuono un po’ ci manca e la sua assenza ci insospettisce.  Ho setacciato le prime pagine di tutti i quotidiani online con la cronaca di Roma e l’occorrenza Gualtieri non l’ho proprio trovata. Al massimo si trova ancora qualche titolo sulla Raggi ma su di lui nulla. Messaggero, Tempo, Repubblica, Corriere, Roma Today.

Che farà Gualtieri? Sicuramente lavorerà mi risponderanno i suoi ammiratori. Ma soprattutto, come farà Gualtieri a svanire, così, senza nessuno sforzo. È il sindaco della città più bella e più incasinata del mondo, ne succedono di tutti i colori continuamente, come fa a schivare ogni casino, ogni complicazione e soprattutto ogni esposizione? Provo per lui una curiosità e un’ammirazione diversa che non mi conoscevo. Ho sempre amato i politici con l’elmetto ma devo ammettere che forse Roma aveva bisogno un po’ anche di questa silente normalità.      

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