L’antipolitica dell’aumento di stipendi

Era il 15 luglio dell’anno del Signore 2022, quando, nell’ultima seduta prima delle vacanze estive, i consiglieri capitolini, riuniti in una doppia seduta delle commissioni Bilancio e Statuto, approvavano, con un’ampia convergenza fra centrodestra e centrosinistra, l’aumento delle proprie indennità, dagli attuali 1.500/2.000 euro a circa 3.500. Per l’esattezza: 5.175 euro lordi al mese nel 2022. per arrivare a 6.120 euro lordi nel 2024.

Partiamo subito col dire che, preso di per sé, il provvedimento sarebbe giusto. 1.500 euro mensili, per le responsabilità che comporta il ruolo di consigliere della Capitale d’Italia, è una cifra effettivamente incongrua, sottodimensionata, mentre appare molto più giusta e corretta quella ora definita.

Nulla di male dunque, a patto però di avere vissuto questi ultimi due anni in un’altra città, in un’altra nazione e in un altro pianeta. A patto anche di non aver ascoltato mai, nemmeno una parola di quella “retorica del sacrificio”, che è stato il leitmotiv di questo biennio. Vuoi per la pandemia, vuoi per la guerra, non è passato giorno senza che dalla Presidenza del Consiglio e da tutta la politica italiana, non arrivassero appelli al senso di responsabilità e di solidarietà.

“Stiamo chiusi in casa”, “Stoppiamo provvisoriamente le attività (e le relative entrate economiche)”, “Pensiamo alla salute”, “Pensiamo alle terapie intensive”, “Pensiamo all’Ucraina”, “Pensiamo al pianeta”, “Abbassiamo i condizionatori”, fino ad arrivare all’apoteosi di chi ha suggerito a tutti di non fare più la doccia. Tutto moralmente giusto, ma solo quando il sacrificio è richiesto agli altri. Invece, tutte raccomandazioni sfuggono di mente, quando il sacrificio riguarderebbe proprio quella classe politica che richiede sacrifici.

L’attuale aumento degli stipendi dei consiglieri – e del Sindaco – è perciò sacrosanto, ma è contemporaneamente un obbrobrio a livello simbolico, uno schiaffo arrogante e volgare dato alla maggioranza dei romani, un gesto, probabilmente inconsapevole, atto a confermare quell’immagine di “casta” autoreferenziale, sempre pronta ad autoincensarsi, ma impermeabile alle reali esigenze dei cittadini, che il mondo politico nel suo complesso ha avuto – a torto o a ragione – negli ultimi anni.

Dunque una scelta giusta, ma fatta nel momento più sbagliato. Perlomeno sbagliato se l’obiettivo è quello di ridare credibilità e autorevolezza alla politica, per farla percepire come vicina agli elettori. Se invece l’obiettivo – magari segreto, magari nemmeno cosciente – è quello, fortemente “antipolitico”, di creare scollamento e disamore per la “res publica”, di allontanare definitivamente i cittadini dalla politica, d’incrementare l’astensionismo e la rabbia impotente di chi ha smesso da tempo di recarsi alle urne, beh allora, in quel caso, i consiglieri capitolini hanno fatto “Bingo”, hanno centrato in pieno il bersaglio. Obiettivo raggiunto e con pochi spicci: la miseria di 3.500 euro al mese.

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