[Un toscano a Roma] Roma è una lasagna

Martino Scacciati vive a Roma da diversi anni, ma è toscano, cresciuto a Firenze: il suo accento lo tradisce immediatamente. Da “alieno”, apprezza di Roma tantissime cose, anche quelle che sfuggono ai turisti smaliziati, e continua a scoprirne altre. Al tempo stesso, conserva una lucidità di analisi che è capace di tradurre in brevi testi pungenti. È per questo, abbiamo deciso di pubblicare, senza frequenza precisa, le sue divertenti cronache, che di solito posta su Facebook solo per la cerchia dei suoi amici e conoscenti. 
 
 
Quali informazioni si portano a casa i turisti passati da Roma? Ho potuto scoprirlo sedendo in treno in mezzo a una famiglia di origine messicana, immigrata negli Stati Uniti.
A tenere banco erano la madre e la figlia, che a differenza dei familiari più anziani, ogni tanto ricorreva all’americano per esprimere termini che non conosceva in spagnolo (il fratello minore parlava uno spagnolo persino stentato). “Ora vi racconto una storia”, ha esordito all’improvviso la figlia, rivolta alle tre zie, al nonno e al fratello, tutti già pronti a stupirsi con le bocche aperte tipo uccellini in attesa del cibo.
La storia era quella della Plaza de las Flores, cioè Campo de’ Fiori e dell’astrologo che lì fu bruciato. “Perché lo bruciarono?”, ha chiesto il nonno. “Perché diceva che le stelle erano fatte di materia gassosa e il mondo rotondo”.
“Pensavano che il mondo fosse quadrato!!”, ha aggiunto la mamma, con la concitazione tipica del messicano.
L’argomento successivo è stata “una colonna sui cui avevano scolpito la storia del re come su una pellicola ma in marmo, perché la gente altrimenti si sarebbe rubata la pellicola. Attorno alla colonna c’era una scala perché tutti potessero vedere da vicino quello che il re aveva fatto”, ha spiegato ancora la figlia, eccitatissima.
Poi ha riattaccato a raccontare partendo dall’ennesimo “Dicen que…”. E insomma, dicen que a Roma basta scavare che trovi roba antica. “Roma es una lasagna“, ha riassunto la madre.
Oggi saranno a Pompei. Peccato non poterli sentire quando la diranno che l’antica città è, magari, una torta ripiena.

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