La scomparsa degli orinatoi

All’inizio fu il Covid. Le norme sul distanziamento, infatti, rendevano inadatti gli orinatoi pubblici a muro, solitamente troppo vicini fra loro e che dunque non permettevano di mantenere i metri di distanza fra gli individui, che le normative avevano cominciato a richiedere. Perciò molti bar, molti centri commerciali, molti autogrill, cominciarono a piazzare strisce bianche e rosse su quegli orinatoi, per impedirne l’uso.

Fin qui nulla di male e nulla di strano. Ma adesso che i momenti più critici paiono più lontani e che le norme si sono allentate, la situazione che si è venuta a creare appare alquanto curiosa. Se nei piccoli bar o nei centri commerciali, nella maggior parte dei casi, quelle strisce bianche e rosse sono state semplicemente rimosse e si è tornati alla situazione pre pandemica, diverso quanto accade nella maggior parte delle aree di servizio sul Gra.

Qui, tranne poche eccezioni, gli orinatoi a muro sono stati semplicemente divelti e rimossi dai gestori di quei locali. Una stranezza, che pare essere stata fatta con la stessa furia che animava i Talebani, quando facevano esplodere le statue di Budda. Come mai? Eppure nessuna norma lo imponeva e la rimozione ha comunque comportato un costo e un aggravio di lavoro per quelle attività. C’era forse un odio represso nei confronti degli orinatoi, un odio che ora finalmente si è potuto esprimere?

“Era solo difficile tenerli puliti, meglio così!” è la risposta spiccia e vagamente evasiva che ci si sente dare se si prova a chiederne i motivi a chi lavora lì. Una risposta anche poco convincente, visto che la pulizia degli orinatoi a muro è, a occhio, molto più semplice di quella di un water, oltre ad essere, in molti casi, assicurata da sistemi automatici di scarico, attraverso fotocellule.

La vera risposta, perciò, va forse ricercata altrove, in quel mondo nascosto – ma non troppo – che da decenni ha scelto proprio gli autogrill e le aree di servizio come luogo privilegiato d’incontro. Coppie di scambisti, ma soprattutto singoli, gay ed etero, che hanno eletto i parcheggi e i bagni delle aree di sosta del Gra come principale nodo di scambio e punto di riferimento per i propri giochi erotici, con numerosi siti e app appositamente ideati per organizzare gli incontri.

In questo mondo, uno dei loghi più eccitanti, il più invitante “parco giochi” per i cultori di quell’eros mordi e fuggi, sono proprio gli orinatoi a muro delle aree di servizio. Il meccanismo è semplice: si va nell’orinatoio con l’aria di chi ha una pipì lunghissima da fare, praticamente interminabile e si attende che qualcuno arrivi nell’orinatoio a fianco. A quel punto, con un’occhiata, si capisce se anche il vicino ha le stesse intenzioni e in caso positivo si comincia l’approccio, che può dar luogo a una masturbazione reciproca in loco o a qualcosa di più.

È un fenomeno più volte studiato, in questi anni, da ricerche sociologiche e psicologiche, e che coinvolge non solo il mondo omosessuale, ma anche quello etero, permettendo, in quel caso, rapide e indolori scorribande in una sessualità più fluida. Un fenomeno che però, sebbene risulti decisamente interessante su un piano della ricerca intellettuale, per i gestori degli autogrill, ha spesso generato problemi, con un viavai indesiderato e non sempre composto e bene educato, all’interno delle proprie strutture.

È dunque da questo fenomeno che occorre partire, per ricercare le vere ragioni “segrete” della rimozione in massa degli orinatoi degli autogrill. In questo modo il problema viene estirpato alla radice, una volta per tutte e amen.
Per chi lavora in autogrill, dunque, una questione risolta. Per i moralisti, un indubbio successo. Per gli scambisti, il segno di un mondo sempre più puritano. Per i sociologi, un elemento in meno per le proprie ricerche. Per chi gli scappa, un problema in più per riuscire a farla rapidamente.
Così va il mondo.

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