Acea al bivio tra profitti e acqua pubblica

Manca un mese circa all’assemblea degli azionisti di Acea, la utility dell’acqua e dell’energia di cui il Campidoglio controlla il 51%, ma ancora non si sa chi la guiderà nei prossimi anni, anche se da inizio settimana hanno preso a circolare due nomi.

Poche settimane fa l’amministratore delegato Alberto Irace (un manager renziano nominato nel 2014 da Ignazio Marino) ha annunciato di considerare concluso il proprio mandato, dato che gli azionisti non gli avevano ancora fatto alcuna proposta per il futuro. Il suo nome è circolato a un certo punto per la la guida di Terna, l’operatore di reti elettriche, ma alla fine Cassa Depositi e Prestiti ha scelto Luigi Ferraris, già direttore finanziario di Poste Italiane.

Già nel 2016, prima di diventare sindaca, Virginia Raggi aveva criticato il management di Acea (Irace e la presidente Catia Tomasetti). Le accuse erano rientrate e il tandem aveva continuato per la sua strada, mentre in estate Caltagirone si era quasi del tutto sfilato da Acea vendendo il grosso delle sue azioni alla francese Suez (ma conservando comunque il 5% ed entrando nel capitale di Suez).

Acea nel frattempo ha avviato le trattative con il Campidoglio per costruire nuovi impianti di trattamento rifiuti provando così a liberare Roma dal monopolio di Manlio Cerroni, ma la dipartita dell’ex assessora all’Ambiente Paola Muraro sembra aver rallentato o addirittura bloccato il piano. E lo stesso Irace ha detto che la presentazione del piano strategico di Acea è stato rinviato ai “prossimi mesi”.

Nel frattempo, Acea ha fatto acquisti nel settore idrico, comprando due società dell’Italia centrale. E proprio l’acqua è rimasto il suo principale business, a dispetto degli stessi grillini, sostenitori della “ripubblicizzazione” dell’acqua pubblica e contrari all’espansione dell’ex municipalizzata nell’Italia centrale.

Il risultato è che Acea ha chiuso il 2016 con numeri da record: utile netto a +49,9%, dividendo proposto a 62 centesimi per azione (+24%), investimenti in aumento del 23,7%. Insomma, buone notizie per gli azionisti e per il Comune di Roma in particolare.

 

Al Campidoglio danno per scontata la dipartita di Irace (a inizio marzo la Raggi non si è voluta pronunciare sulla questione delle nomine), e dicono che la scelta del nuovo amministratore, che sarà indicato a inizio aprile, dipende dalle “strategie”. Ma nel frattempo, circola il nome di Stefano Antonio Donnarumma, attuale direttore delle Reti per la utility milanese A2A ma in precedenza ad Acea Distribuzione (dal 2007 al 2012).

Se la prospettiva è questa, il cambio di guardia ai vertici di Acea non sembrerebbe particolarmente rivoluzionario, si tratterebbe soprattutto della defenestrazione di un manager vicino a Renzi (nemico numero uno del M5s).

Il nome più interessante però è però quello avanzato per la presidenza dell’azienda. Si tratta dell’economista Leonardo Becchetti, un esperto di microcredito e finanza etica che insegna all’università di Tor Vergata.

Becchetti potrebbe essere il garante di un nuovo corso, in cui Acea comincerebbe a occuparsi in modo più concreto di rifiuti (anche se per realizzare gli impianti occorrono anni) e a rivedere la sua politica sulla gestione delle acque.

Ma gli altri azionisti accetterebbero il cambiamento?

[La foto della testata è di Ilaria Giacomi, diffusa con licenza Creative Commons]

 

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