Virginia ci ha provato, avanti il prossimo

 È andata così, con Spelacchio deceduto e la Sindaca che annuncia di non ricandidarsi.
Certo, c’è “la regola dei due mandati”, quella che il Movimento Cinque Stelle s’è dato, per cui la Raggi dopo essere stata consigliera comunale, e adesso prima cittadina, altro non può fare che tornare alla vita professionale.
Anche se tra i grillini si ragiona accanitamente, con espulsioni e formazioni di altre liste civiche, sulla questione del terzo mandato, come nel caso del sindaco di Pomezia Fabio Fucci che vuole ricandidarsi a marzo. Non ci vuole molto a legare l’esito finale dell’albero di Natale in piazza Venezia (tra l’altro la Val di Fiemme fa sapere che non l’ha regalato ma che è costato 8mila euro), e l’annuncio della sindaca che ha aggiunto in modo significativo: “Arrivare viva alla fine di questo mandato sarà un grandissimo successo”.

Non sarà un’avventura, recitavano i professionisti dell’ottimismo, dopo l’elezione della prima pentastellata in Campidoglio, eppure dopo diciotto mesi turbolenti e difficili, non è comodo cancellare l’impressione di una impreparazione di fondo che ha minato l’azione politica del Movimento nella Capitale.
Sul percorso verso le elezioni nazionali la Raggi rappresenta un ostacolo alle ambizioni di Di Maio, l’amministrazione del comune di Roma doveva essere il fiore all’occhiello del buon governo a 5 Stelle, doveva essere la cartina di tornasole che certificava le capacità dei grillini di guidare il paese. Invece il nuovo anno si apre con Virginia Raggi nei guai giudiziari. Il 9 gennaio dovrà presentarsi davanti al gup per la richiesta di rinvio a giudizio. E’ accusata di falso in atto pubblico per la promozione di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, finito in carcere per corruzione.
C’è poi sullo sfondo, ma non troppo, il rischio fallimento di Atac: il 6 di gennaio si attende il giudizio sul concordato proposto dal Campidoglio per la municipalizzata dei trasporti. Ricordiamo l’assoluta indifferenza dell’amministrazione sulle firme raccolte per un referendum, nel quale i cittadini si sarebbero potuti esprimere per mettere a gare il trasporto pubblico.

Dopo Spelacchio il comune cerca di rimediare con un presepe, il 21 l’inaugurazione con le statue restaurate dal Teatro dell’Opera, lo si potrà vedere sotto i portici del Campidoglio.
Il tema principale non sono però le decorazioni natalizie di Roma, quanto il giudizio su una amministrazione che è stata travolta dalle migliaia di immagini che impietosamente hanno rimandato in rete i limiti del trasporto urbano, le immondizia che in tanti quartieri continua ad invadere le strade (ancora una volta il porta a porta non è riuscito), il manto stradale dissestato, i parchi pubblici semiabbandonati a se stessi, l’incertezza e l’approssimazione nel gestire l’affare stadio della Roma, la rigidità legalista nel gestire questioni sociali complesse (si pensi all’emergenza abitazione, ai centri sociali, al sostegno per chi vive in strada).

Insomma Virginia Raggi c’ha provato, si direbbe a Roma, ma non c’è riuscita. C’è solo da sperare che il prossimo sindaco non sia peggio.

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