Lobuono: do voce ai ragazzi di Roma

Non ha neanche 20 anni, il più giovane aspirante candidato sindaco di Roma. Si chiama Federico Lobuono e guida un movimento dal nome mazziniano, La Giovane Roma, che ha la lupa capitolina, con Romolo e Remo, nel simbolo. E a vedere la pagina intitolata “Chi siamo”, gli animatori del movimento sono effettivamente tutti (e tutte, perché ci sono anche le ragazze) giovani e giovanissimi. Quasi sempre in maniche di camicia, soprattutto celeste executive – qualcuno pure con tanto di profilo Linkedin – ma c’è anche un pischello in felpa col cappuccio.
Federico Lobuono non è nato a Roma, ma a Lecce. Vive però nella Capitale da sei anni, al Pigneto. E studia Scienze della Comunicazione alla Sapienza. Non è privo di esperienza politica: al contrario. Inizia con una sconfitta, sostenendo il sì al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, quello perso da Matteo Renzi. Si iscrive poi al Pd, alla sezione di San Giovanni, e conosce la popolarità quando, nel 2017, al Lingotto di Torino, le canta al giovane leader fiorentino, rimproverandogli alcuni errori. Renzi lo cita poi dal palco. Quell’anno, non ancora maggiorenne, fonda un movimento che chiama “Pischelli in cammino”, apartitica, per sensibilizzare i giovani alla politica.
Le critiche a Renzi – che definisce “un grande fratello”, nel senso però di fratello maggiore – non gli impediscono di seguirlo nel settembre 2019, in Italia Viva. Ma rimane deluso, “non tanto per la figura di Renzi, quanto di quelli intorno a lui. È un problema che riguarda tutti i partiti: più che i leader, quelli che io chiamo i sottufficiali, che stanno lì a ostacolare chi ha voglia di fare qualcosa, perché temono di perdere il loro posto di potere”.
Ad agosto del 2020 nasce l’idea di un movimento politico da portare alle elezioni romane. E a fine settembre arriva l’annuncio della candidatura a sindaco di Lobuono. Il nome riecheggia “La Giovine Italia”, e la “Giovine Europa”, del rivoluzionario repubblicano Giuseppe Mazzini. Ma anche l’esperienza della Repubblica Romana, quella del 1849, per la quale muore Goffredo Mameli, autore del testo del nostro inno nazionale.

Al telefono, Federico Lobuono è un fiume in piena, salta da un tema all’altro. Si sente la passione e la voglia di raccontare e raccontarsi. Quella che segue è un po’ la sintesi di una chiacchierata durata un’ora. In cui ha parlato di giovani, ovviamente; di emergenza rifiuti e trasporto pubblico, di Roma come città universitaria, della necessità di fermare l’esodo di aziende da Roma. E anche della sua stima per Nicola Zingaretti e del rapporto con Goffredo Bettini.

Federico Lobuono in una foto del 2018, all’epoca dell’associazione “Pischelli in Cammino”

Partiamo dalla decisione di chiamare l’associazione e la futura lista “Giovane Roma”. C’è uno specifico giovanile, nella Capitale, che lei si candida a rappresentare?
Non rivendico, non rivendichiamo, “quote giovanili”. Ma essere giovani non deve essere una discriminante, una ragione per essere esclusi dalle scelte importanti. Ci dicono che il futuro è dei giovani, ma poi non ci fanno decidere… (lo slogan della lista in effetti recita: “Siamo il futuro, vogliamo il presente”, ndr).
I giovani vivono le contraddizioni di Roma, lavorano e studiano, sono tanti e non sono abbastanza rappresentati, forse anche perché non vanno a votare. Questo non significa che le nostre proposte siano solo per i giovani: sono per tutti. È ovvio però che abbiamo un punto di vista differente. E anche che non sono stati i giovani a ridurre Roma in queste condizioni. Ma non vogliamo far fuori le altre generazioni: vogliamo che si tenga conto anche di noi.

Non rivendico “quote giovanili”. Ma essere giovani non deve essere una discriminante, una ragione per essere esclusi dalle scelte importanti

La sindaca Virginia Raggi è la prima donna a guidare il Campidoglio e anche la più giovane. Ma non per questo sembra aver fatto meglio di altri.
Essere giovani non è un valore in sé, ma può essere qualcosa in più. Noi possiamo portare un contributo su molte cose, ma non su tutto, abbiamo bisogno di aiuto. Non diciamo: siamo arrivati noi, sappiamo tutto, lasciateci lavorare. Per il nostro programma, abbiamo preso alcuni modelli che funzionano altrove, magari in Europa del Nord, e insieme ad alcuni esperti li abbiamo adattati al caldo di Roma. 

Allora parliamo di cose concrete. Roma rischia di essere travolta di nuovo dall’emergenza rifiuti. Che propone di fare?
Quella dei rifiuti per noi è la questione principale. Deve cambiare la visione: non è possibile che i romani paghino la Tari più alta d’Italia (secondo un’indagine di Cittadinanzattiva in realtà si paga di più in Campania, secondo la Uil in Sicilia, ndr) e paghino anche altre regioni perché prendano i nostri rifiuti. Prima di tutto bisogna ricorrere alle tre R: riutilizzare, ridurre i rifiuti, riciclarli. Non si possono fare passi indietro nella raccolta differenziata, come succede a Colli Aniene, dove si è deciso di abbandonare il porta a porta, che funzionava. E non ci sono alternative alla realizzazione di una discarica di servizio (quella finale, per i rifiuti inerti, ndr) anche a Roma. Ma molto spesso si rinuncia anche, soltanto per motivi ideologici, a soluzioni convenienti, come la costruzione di un termovalorizzatore, che sarebbe utile, perché ci sono molti esempi di impianti del genere che funzionano e non inquinano.

Un’altra priorità, per Giovane Roma?
Il trasporto pubblico. È un tema completamente trasversale, riguarda sia il ragazzino che va a scuola sia la signora che va a fare spesa. Il nostro modello è Londra, dove grazie ai controlli sui bus, esercitati direttamente dagli autisti, si è abbattuto il tasso di evasione. A Roma, con una riduzione dell’evasione del 50%, in 5 anni si potrebbe completare il rinnovo del parco autobus. Ma c’è anche l’esperienza del Cotral, che è stata risanata, che funziona e che può essere un modello anche per Atac.
E poi i bus devono diventare luoghi dove ognuno si senta al sicuro. Servono telecamere su tutti i mezzi. E bisogna usare i militari di “Strade sicure” per le linee più a rischio furti. 

I bus devono diventare luoghi dove ognuno si senta al sicuro. Servono telecamere su tutti i mezzi. E bisogna usare i militari di “Strade sicure” per le linee più a rischio furti

Roma è anche alle prese con la pandemia. Se ne parla poco, ma è un spada di Damocle sul futuro di una città che in questi anni ha puntato tutto o quasi sul turismo.
Per noi la priorità, intanto, è far tornare i ragazzi nelle scuole e all’università, e serve un investimento subito sui mezzi di trasporto pubblico. A livello economico, è presto per fare previsioni, perché è una situazione inedita. Ma di sicuro servono temi di rilancio. Per esempio, serve una politica di incentivi per evitare che le persone lascino Roma. La città ha tanti appartamenti sfitti e vuoti, caserme e spazi pubblici vuoti. Servono incentivi per gli studenti fuorisede, che combattono contro il carovita, per le famiglie. Servono incentivi per evitare che le aziende si spostino da Roma, come ha fatto Sky negli anni passati; incentivi per creare spazi per il coworking, per le start up.
E comunque il prossimo sindaco dovrà gestire i fondi del Recovery Plan, e anche il prossimo Giubileo: c’è spazio per investimenti.

Bastano, i poteri del sindaco, del Comune? Ormai sono in tanti a chiedere di più, e anche a proporre una Regione Capitale.
Il sindaco di Roma deve avere più poteri, perché ha più responsabilità e la città ha necessità differenti da quelle di un piccolo Comune. Deve avere i poteri che ha una Regione. E lo stesso vale per i municipi, devono diventare Comuni. Sono d’accordo con la proposta di fare di Roma una Regione Capitale. Roberto Morassut (parlamentare Pd) ha fatto una proposta del genere e ha parlato anche di un referendum. Molte forze politiche sono d’accordo.

Per noi la priorità è far tornare i ragazzi nelle scuole e all’università, e serve un investimento subito sui mezzi di trasporto pubblico

Lei prima parlava di visione. Qual è la sua, su Roma?
Si parla sempre di Roma città della cultura, ma finora nessuno l’ha davvero valorizzata. Noi pensiamo a una Roma città universitaria, per gli studenti, più verde. Per esempio, proponiamo per under 25 e over 70 l’ingresso gratuito per musei e cinema. Non so se i ragazzi andrebbero al museo, magari non ci sarebbe il pienone, ma qualcuno ci andrebbe e sarebbe già un buon inizio.

Che giudizio dà di questi cinque anni di governo di Virginia Raggi e del M5s?
Il mio giudizio complessivo è negativo. Poi ovviamente ci sono state cose positive e cose particolarmente negative. Per esempio, lo sfratto al clan dei Casamonica: Raggi ha avuto il coraggio che tanti uomini prima di lei non hanno avuto, anche con grandi partiti alle spalle.
Invece, non ho condiviso la scelta di non ospitare le Olimpiadi, ma per la motivazione data: non per una scelta contro i grandi impianti, per esempio, ma per paura della corruzione. Se una città si ferma per paura della corruzione, non ha futuro.
Detto questo, in qualche modo l’arrivo del governo guidato da Mario Draghi sta cambiando anche i partiti. Il Pd è passato da Nicola Zingaretti ad Enrico Letta, la Lega è diventata europeista e il M5s ha scelto il presidente Giuseppe Conte come leader. Insomma, la politica cambia molto rapidamente, vediamo che succederà con il M5s e anche con Raggi.

Tra gli altri schieramenti, tra gli aspiranti candidati sindaci, chi sente più vicino?
Io sono un ragazzo di centrosinistra, ci sono principi e diritti che per me sono molto importanti… Ma i partiti si stanno comportando in modo molto scorretto. Non vorrei che pensassero di arrivare all’ultimo minuto prima del voto riciclando programmi e persone.

Io sono un ragazzo di centrosinistra, ci sono principi e diritti che per me sono molto importanti… Ma i partiti si stanno comportando in modo molto scorretto

Se lei è di sinistra, perché non partecipare alle primarie del centrosinistra?
Non c’è alcuna possibilità che partecipi…

Vuol dire che correrete da soli?
Sì, siamo propensi a correre da soli. Ma per me è più facile discutere con alcuni piuttosto che con altri. Per esempio, con Zingaretti. Molto meno con Carlo Calenda: non condivido il suo modo di fare politica. L’ex ministro Roberto Gualtieri è sicuramente competente, ha fatto bene, ma lo sento più distante.

Sta dicendo che però rinuncerebbe a correre, se Zingaretti fosse il candidato sindaco del centrosinistra?
Non dico questo… Ma Zingaretti ha qualcosa in più. Anche i Cinque Stelle sarebbero propensi a sostenerlo.

E Tobia Zevi? È uno dei candidati più giovani.
Be’, ha 18 anni più di me… Non l’ho mai incontrato, mi piacerebbe farlo. Ma penso che stiamo facendo battaglie diverse. La mia è tutta focalizzata sul tema generazionale, lui tocca altri temi.

Zingaretti ha qualcosa in più. Anche i Cinque Stelle sarebbero propensi a sostenerlo

E Goffredo Bettini? Ho letto che ci parla spesso. Bettini è l’inventore del cosiddetto “modello Roma”, quel progetto politico che ha portato al Campidoglio Francesco Rutelli e poi Walter Veltroni. È stato per quasi 30 anni lo stratega della Capitale.
Con Bettini c’è un rapporto di stima, almeno da parte mia. Quando incontro qualcuno che ne sa più di me preferisco ascoltare, invece che parlare. Il 14 aprile parteciperò insieme a lui e ad altri alla presentazione online dell’associazione “Le Agorà”.

 

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