Calenda: io in pista, il Pd non ha un nome

Le primarie di giugno del centrosinistra per definire chi sarà il prossimo candidato sindaco sembrano ancora lontanissime, mentre dal Pd arrivano soprattutto segnali incerti e contrastanti: ma Gualtieri si candida? Zingaretti che fa? Ci sarà un Mister X, anzi, una Miss X? Ancora più incerto pare il voto per il Campidoglio, in autunno. Carlo Calenda, però, sembra andare dritto come un treno. Già in campagna elettorale da mesi, si prepara all’ufficializzazione, con manifesti, porta a porta e tutto il resto, dal 19 maggio. Vuole fare squadra sul Pd solo se il Pd dà a lui lo scettro. E spara a zero non solo contro la sindaca uscente Virginia Raggi, ma anche contro la Regione, guidata da Nicola Zingaretti, che ritiene anch’essa responsabile dei mali di Roma.
L’intervista è stata realizzata il 26 aprile, al telefono.

A che punto siamo? Sta ancora discutendo col Pd?
No, il Pd fa le primarie, io no. Gli faccio i miei migliori auguri. Noi oggi (il 26 aprile) rilasciamo il programma sui trasporti, abbiamo già fatto quello sui rifiuti, continua il lavoro che sto facendo per tornare tutte le settimane nei posti dove sono già stato nei vari municipi. Per ogni municipio abbiamo prodotto un programma di dettaglio ed entro il 19 maggio avremo prodotto l’intero programma. Da quella data partirà la campagna di marketing vera e propria, con le affissioni, la capacità dinamica. Nel frattempo stiamo componendo la lista e faremo anche il porta a porta con 1500 volontari. Per noi la campagna è già partita.

Io voglio rappresentare i romani che hanno a cuore il fatto che si risolvano i problemi della città, in modo articolato, spiegando sempre come, quanto costa, in quanto tempo si può fare

Ho visto però un suo nuovo invito al segretario del Pd Enrico Letta a fare squadra.
Sì, ma ho spiegato tante volte qual è la questione delle primarie. Come vede, Roberto Gualtieri non si è ancora candidato. Il rischio è che si candidi Nicola Zingaretti e che le primarie alla fine non si facciano, se non interne al Pd per incoronare Zingaretti. Ma neanche lui si è ancora candidato. Penso che per me rimanere fermo non sia utile. E poi c’è un punto più profondo. Io ho fatto una grande operazione civica che riguarda tutti i romani in modo trasversale, ne sono molto convinto. Il pd questa cosa non la vuole fare, vuole fare un altro percorso, legittimissimo, per carità.

Carlo Calenda qualche giorno fa ospite della trasmissione tv “PiazzaPulita” su La7

Lei chi ritiene di rappresentare, in questa corsa?
Penso che la linea è quella che abbiamo come Azione (il partito di Calenda, ndr). Il centro del nostro pensiero politico è la buona amministrazione, il pragmatismo, l’uscita dallo scontro ideologico. Io voglio rappresentare i romani che hanno a cuore il fatto che si risolvano i problemi della città, in modo articolato, spiegando sempre come, quanto costa, in quanto tempo si può fare. Questo è modo di fare politica molto orientato alla gestione e all’amministrazione. Vale per l’Italia e vale tanto più per Roma.

Dal 19 maggio partirà la campagna di marketing vera e propria, con le affissioni

Lei, appunto, è il leader di Azione, un partito nazionale. Non pensa che la sua candidatura a Roma possa essere considerata come un espediente per dare più visibilità al suo partito (che oggi, nei sondaggi, è sopra quello di Matteo Renzi, Italia Viva)?
Be’, è un espediente molto faticoso… Io non faccio queste cose, non appartengono alla mia etica professionale, quando faccio un lavoro, lo faccio seriamente. In questo momento ci sono più di 300 persone che stanno lavorando sul programma, ci sono presenze in tutti i municipi, abbiamo quasi 4.000 iscritti a Roma che sono mobilitati. Non faccio le cose tanto per farle. Azione non sarà neanche sulla scheda elettorale, perché si tratterà di una lista civica.

Lo scenario romano sembra però ancora abbastanza fluido, le cose potrebbero cambiare di qui alle primarie del Pd e anche dopo…
Non ne ho la più vaga idea. Quello che mi sembra chiaro è che di fronte al disastro della Capitale d’Italia, che è tutti i giorni sulle cronache per i morti che non riescono a essere seppelliti, bus che prendono fuoco, alberi che non vengono potati… davanti a tutto questo destra e sinistra non hanno un candidato. Si vede che hanno le idee molto chiare su Roma e pensano che appena candideranno chiunque sia, come una sorta di Superman sarà in grado di risolvere tutti i problemi della città… Ma non credo che sia così, per questo mi sono candidato con largo anticipo, perché è una città che capire nel profondo è molto complicato, ci vuole tempo.

Cercano di far ritirare la Raggi cercando un’alleanza coi Cinque Stelle, dimenticandosi quello che il M5s ha fatto a Roma, che il Pd ha contestato, e che non dipendeva solo dalla Raggi

Se si ritirasse la sindaca Virginia Raggi cambierebbe qualcosa, anche per lei?
No. Io intendo la politica in un modo diverso. Tu fai la proposta, hai il tuo bagaglio di conoscenze, competenze, risultati, i cittadini valutano, punto.

Glielo chiedo perché a livello nazionale la strategia del Pd, anche con Letta, resta quella di un’alleanza col Movimento Cinque Stelle. Quindi, senza Raggi candidata, potrebbe cambiare qualcosa.
Per loro sicuramente, è quello che cercano. Cercano di far ritirare la Raggi cercando un’alleanza coi Cinque Stelle, dimenticandosi quello che il M5s ha fatto a Roma, che il Pd ha contestato, e che non dipendeva solo dalla Raggi. La verità è che in questo si manifesta tutta l’incoerenza di una linea politica che soprattutto a Roma, dice: i Cinque Stelle hanno governato malissimo, vogliamo fare un’alleanza con loro. La facessero. vediamo se i romani la approvano.

Un manifesto di Azione

C’è un rischio, e mi pare che sia quello che teme soprattutto il Pd: che se foste in lizza per il Campidoglio sia lei, Calenda, che un candidato democratico, nessuno di centrosinistra alla fine arriverebbe al ballottaggio. Lei lo vede, questo rischio?
Gli unici due sondaggi indipendenti che ho visto dicono: il primo che ho la propensione più alta, il secondo che sono il secondo per propensione di voto. Quindi no, penso che si riuscirà ad arrivare al secondo turno. Poi, al Pd io ho proposto molte volte di fare un lavoro insieme, su una squadra rinnovata, ma non è quello che vuole fare. 

Quando dice: “squadra rinnovata” intende lei comunque come sindaco, però.
Certo. E tra l’altro per il momento non c’è un altro candidato.

Quanto sarà importante il dialogo con i cittadini per affrontare i problemi principali di Roma? le faccio un esempio. Sulla storia dei rifiuti, tutti sono praticamente d’accordo sul fatto che servano impianti, serve una discarica finale, etc etc “però basta che non lo fanno vicino a casa mia”. Come si può invertire questa tendenza?
Intanto, non è vero che sono tutti d’accordo. La Raggi non ha fatto un impianto in cinque anni: è partita dicendo che non le serviva perché avrebbe fatto la raccolta differenziata al 65%, e sta 20 punti percentuali sotto. Ancora oggi, per quanto riguarda gli impianti, sia Raggi che la Regione, che ha fatto un piano rifiuti assolutamente inattuabile, hanno cercato di scappare da questa responsabilità. Penso che una Capitale fa i suoi impianti, fine della discussione. Ovviamente con intelligenza. Per esempio noi per il Tmb Rocca Cencia, che è un posto oggettivamente maleodorante e infestante per il quartiere, riteniamo di doverlo cambiare nella gestione del secco, che oggi viene mandato fuori. però è anche chiaro che gli impianti si fanno, punto. Si discute coi cittadini, si apre una consultazione pubblica, che dura due mesi, si prendono tutte le obiezioni e poi si decide.
Il problema è che qui le competenze sono anche regionali, e la Regione, sul destino di Roma, ha responsabilità gigantesche. Penso alla Roma-Lido, su cui ci sono i finanziamenti e non è riuscita a fare assolutamente niente, o alla manutenzione dei parchi: pochi sanno che la Regione ha ampie fette di parchi romani sotto la sua gestione che sono ridotti non meglio di quelli comunali. Quindi l’altro tema da affrontare, che secondo me è molto importante, è che si fa molta retorica sui poteri di Roma, poteri speciali etc, ma pochi sanno che oggi la Regione potrebbe delegare tutte le funzioni necessarie e i bilanci corrispondenti a Roma: non lo fa per ragioni di potere.

Pochi sanno che oggi la Regione potrebbe delegare tutte le funzioni necessarie e i bilanci corrispondenti a Roma: non lo fa per ragioni di potere

Glielo stavo per chiedere: ritiene che l’ipotesi di Roma Regione, di una Regione Capitale, sia percorribile?
No, penso che sia giusta, ma non accadrà. Ma nel frattempo quello che si deve fare è pretendere che la Regione deleghi le funzioni che la legge già consente di delegare. E qui si valuterà se aldilà delle chiacchiere di Zingaretti sui poteri speciali di Roma, la Regione ha intenzione di farlo o no. Abbiamo presentato una mozione in Regione: da quello che vedo, anche con la questione di Concorsopoli (la vicenda di presunte assunzioni irregolari di persone legate a esponenti Pd, ndr), questi prima di rinunciare alla gestione di mezza persona di staff o mezzo euro di bilancio, si sciolgono. Però, vediamo cosa accade.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti

Che poteri andrebbero delegati?
Abbiamo bisogno della gestione intera del commercio, dei trasporti e della gestione dell’immondizia e degli impianti, perché altrimenti non ne usciamo, o meglio ne usciamo ma con grande fatica. La gestione del verde, in un’unica agenzia che si occupi di tutto il verde che sta a Roma. E anche delle case popolari.
(Al contrario, Calenda propone che a gestire i Fori e il Colosseo sia un’unica istituzione, questa volta nazionale, e dice che presenterà una proposta su questo, ndr).

Con Calenda sindaco, cosa succederebbe nei primi 100 giorni?
Primo, un piano straordinario di pulizia della città da 38 milioni di euro, per rimetterla sotto controllo, poi un lavoro molto forte sulle ferrovie di superficie che entro due anni possono arrivare a essere metropolitane, e l’unificazione dei lavori per il manto stradale con un “global service”, perché sennò si impazzisce dietro 100.000 fornitori. Ce n’è, di roba da fare.

E fra cinque anni, quale sarebbe la sua Roma?
Fra cinque anni, noi abbiamo messo di nuovo la città sotto controllo, abbiamo una gestione verde e intelligente del verde, abbiamo un sistema più funzionale soprattutto per quanto riguarda le ferrovie di superficie e abbiamo iniziato a gestire l’immondizia in modo più autonomo. Ma abbiamo soprattutto impostato i successivi cinque anni, per esempio iniziando a progettare le nuove metropolitane, cosa che non è mai stata fatta, per realizzarle poi dopo.

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