A Roma ora la pizza è automatica

 

Gli androidi sognano pecore elettriche e mangiano pizze automatiche

Philip K. Dick (più o meno)

Alla fine è successo: a Piazza Bologna, regno dei fuori sede e anche per questo pieno di luoghi cibeschi, è stata installata la prima macchinetta automatica che impasta, condisce, cuoce e distribuisce la pizza.
In Francia, patria dell’idea stessa di ristorazione, questo tipo di macchine esistono già da qualche tempo, e grazie alla pandemia hanno migliorato non di poco il giro d’affari. Spesso, chi apre una pizzeria da quelle parti installa anche un distributore. Ma in Italia, e poi a Roma no!, eravamo certi non sarebbe mai successo. Noi che durante il lockdown diventammo tutti pizzettari!

Non tutti i non romani lo sanno, ma se c’è un luogo, dopo Napoli, dove esiste una particolare venerazione per la pizza, questo è Roma. Noi la facciamo scrocchiarella e sottile, diversa da quella con il cornicione alto, spessa e soffice che fanno i napoletani, per la quale comunque nutriamo il massimo rispetto possibile.

I nostri pizzettari, non pizzaiuoli, sono spesso egiziani, tunisini, marocchini, almeno dagli anni  Ottanta.  I miei locali preferiti sono Baffetto, Gigetto, Ai Marmi (detto confidenzialmente L’Obitorio), Ivo a Trastevere, la pizzeria San Marco, il Forno della Soffitta. Per quel che riguarda la pizza al taglio, preferibilmente in teglia, il mito per me resta Frontoni, la cui figlia diede un pargolo niente meno che a Falcao, l’ottavo Re di Roma. Il catalogo sarebbe lungo, ma non vogliamo ora fare tutta la lista.

Lo slogan, ‘Il nuovo modo di pensare automatico’, vale più di un documento programmatico

Il distributore piazzato in Via Catania 2 è di un’azienda che si chiama MisterGo, con sede legale in Via Ottaviano, a Roma. MisterGo dispone anche di una bella pagina web nella quale decanta le meraviglie del primato della macchina sulla pizza, come forse neanche Filippo Tommaso Marinetti, che scrisse un famoso manifesto  sulla cucina futurista contro la pastasciutta e in favore del riso, avrebbe saputo fare.
“Il distributore automatico di pizza offre un servizio e un prodotto senza precedenti in Italia e all’estero. Si tratta di una macchina in grado di impastare, condire e cuocere una pizza in soli 3 minuti e di restituirla al cliente nel cartone (poi, perché restituirla, ndr) pronta per essere gustata. Gli ingredienti sono di prima qualità, scelti accuratamente e di volta in volta monitorati attraverso un sistema remoto che consente di verificare le quantità di prodotto nella macchina e la scadenza per ciascuno in modo da offrire sempre la garanzia di eccellenza di questo prodotto”.
Di questa cosa dell’eccellenza non se ne può veramente più, però: tutto è eccellente nell’agroalimentare italiano, pure le pizze sfornate da una macchinetta…

In ogni caso, abbiamo provata per voi la pizza automatica, perché noi siamo l’eccellenza dell’informazione romano-romanesca e non potevamo esimerci dal fare questa esperienza.

 

Un paio di informazioni aggiuntive. Mister Go è una società a responsabilità limitata semplice registrata presso la Camera di commercio di Roma nel 2020. La sua attività è così descritta: “ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto ulteriori specifiche: vendita alimenti e bevande da asporto tramite distributori automatici con ATECO prevalente 56.10.2”. Praticamente, ha il codice Ateco di una rosticceria. Sarà che siamo degli irriducibili antropocentrici romantici, ma volevamo dare in qualche modo un volto al distributore a chi promuove, lavora e guadagna da tutto ciò.

Ma alla domanda Chi è Mister Go, vorrei rispondere con un nome e un volto. Su gamberorosso.it  scrivono che “la tecnologia cui si appoggia Mr.Go è in realtà frutto della ricerca di una start up internazionale che opera nell’ambito del food tech e ha brevettato il distributore sotto il marchio Let’s Pizza; al progetto partecipa il Cibo Labs di Bolzano“. Insomma una roba non ancora abbastanza antropomorfa, per me.

«Che poi quella che facciamo noi non è proprio pizza, non può quasi lievitare, quindi è più una specie di piadina. Se voglio mangiare la pizza, vado in pizzeria pure io», mi dice MrGo, che evidentemente ci tiene ad abbassare un po’ il profilo. Perché alla fine sono riuscito a dargli un nome e una voce umana: è un mio coetaneo, 47 anni,  originario di Messina che nella vita fa, come mi dice con un certo orgoglio, il commerciale in ambito sanitario, forniture medicali. Si chiama Massimo Bucolo e ha il pallino del food. Vuole aprire qualcosa in franchising: prova allora con Domino’s Pizza, ma le condizioni e le regole imposte dalla multinazionale non gli piacciono. Gli piace invece l’idea del cuoco che ha lavorato una volta per tutte, gli piace l’idea del cibo standardizzato da assemblare. Continua la sua ricerca e alla fine una sera, mentre guarda una partita in Tv,  trova la sua macchina, quella inventata, mi spiega lui stesso più di 12 anni fa da Claudio Torghele ingegnere italo-americano originario di Rovereto.
Va a Bolzano a incontrarlo si accorda, porta giù la macchina, gli cambia il layout e vi adatta il marchio Mr.Go

Il prezzo del distributore dovrebbe essere intorno ai 25mila euro. Gli chiedo come vanno gli affari: mi dice che ora la macchina sforna molte pizze anche grazie alla grande pubblicità che i media, nel bene e nel male, gli hanno fatto. Mi lamento della mancanza di posate che però, si giustifica, non gli sono ancora arrivate.

Massimo, pur orgoglioso della sua impresa, quasi si scusa per tutto il tempo. Sa che per alcuni è una sorta di profanatore, per altri il primo barbaro che varca le mura di Roma. Mi rendo conto che anche io sono un po’ luddista, però lui è un uomo e quando mi spiega che qualcuno gli ha addirittura augurato la morte, mi dispiaccio e trovo la cosa un po’ eccessiva.

Insomma dietro alla macchina che tanto fa parlare di se ci sono due uomini. Claudio Torghele, cui fanno capo sia Let’s Pizza che Cibo Lab, e che materialmente si è accordato con l’altro nostro uomo, Massimo Bucolo MisterGo. Risolta questa questione per me dirimente, passiamo all’assaggio.

Possiamo scegliere tra pizza Margherita, pizza ai 4 formaggi, pizza alla diavola, pizza con pancetta. Per non farci mancare niente, ci sono anche merendine salate, merendine dolci, gomme da masticare, patatine e noccioline. Ovviamente non mancano le bibite gassate e zuccherate.

Infiliamo i soldi, 4,5  Euro, e la macchina comincia ad emettere un rumore dall’anta in cui dovrebbe impastare: dalla finestrella non riesco a vedere molto, sento solo un ronzio vago e vedo girare l’impastatrice. Dopo un po’ ci accorgiamo che il disco di pizza è stato catapultato nel fornetto elettrico. Lì lo vediamo vorticare per un po’ con già sopra il condimento (abbiamo ordinato una margherita).

Il prodotto esce caldo e già deposto in un cartone, il cui coperchio si può chiudere per portare la pizza a casa. Noi decidiamo di consumare sul posto, ci divertiamo, ridiamo commentiamo.  La pizza è bassa come da tradizione romana, non è molto fragrante, il pomodoro è dolciastro, la mozzarella non è mozzarella né fior di latte, ma un formaggio fresco industriale e la cosa si sente. La base ha una consistenza diversa da quella che conosciamo per la pizza, non ha potuto lievitare come dovrebbe. Non è una buona pizza romana ma credo non voglia nemmeno esserlo, direi che è imparagonabile a una vera pizza ma è edibile, formaggiosa, calda e saporita.  Il paragone si potrebbe fare forse con le pizze congelate che vengono cotte al momento in alcuni baretti ma forse nemmeno.

Mentre mangiamo tra lazzi e risate, vedo giungere una coppia di mezza età che si diverte quanto noi a provare questo nuovo gioco. Mentre stiamo lì, trenta minuti prima del coprifuoco, la macchina non è mai sola: si succedono ragazzi, adulti, stranieri , romani.
Vorrei poter citare le 5 leggi della robotica di Asimov ma non mi pare il caso, perché il robot che mi ha appena servito non sembra nemmeno un robot come lo immaginavo da bambino.
Quindi chiudo con un più italico autore che molto ha immaginato di un futuro che non arrivò, Filippo Tommaso Marinetti: Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia…

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