La prima Casa delle Donne

Via del Governo Vecchio scorre sinuosa tra piazza dell’Orologio e piazza di Pasquino, parallela al più giovane e trafficato corso Vittorio Emanuele 11. Al civico 39 di questa splendida via, dove si affacciano bellissimi edifici quattrocenteschi e rinascimentali, noterete un’enorme porta di pietra e legno, finemente decorata: l’ingresso di Palazzo Nardini o del Governo Vecchio. 

Costruito nella seconda metà del XV secolo dal cardinale Staffino Nardini, sotto papa Urbano VIII fu sede del Governatorato di Roma fino a quando, nel 1755, papa Benedetto XIV non acquistò Palazzo Madama trasferendovi il governo pontificio. Si è venuta a creare quindi una sorta di assimilazione, per cui la strada ha preso il nome dell’importante e ormai passata funzione che aveva sede nel palazzo. In seguito, dal 1870, Palazzo Nardini ospitò la Pretura penale del Regno d’Italia e, successivamente, la Pretura civile della Repubblica fino al 1964, quando fu trasferita a piazzale Clodio.

Per contrappasso rispetto alla sua storia così caratterizzata dall’esercizio del potere ufficiale, tra funzioni poliziesche e papaline, il Governo Vecchio nel 1976 venne occupato dalle femministe diventando la sede delle attività politiche e culturali — tra cui il Centro Virginia Woolf e l’Università delle donne di svariati e differenti gruppi e associazioni femministe. L’autogestione e l’autodeterminazione, la creatività e lo studio, il confronto e le iniziative, la convivenza, i laboratori politici, le pratiche di relazione e di autocoscienza, le lotte per la conoscenza del corpo e in difesa dei suoi diritti, divennero l’anima del palazzo. Nacque così la Casa delle donne. Fino a quel momento non era mai esistito un luogo per le donne che fosse stabile e al tempo stesso libero dai vincoli della società patriarcale.

Qui le donne hanno trovato uno spazio che verrà immediatamente riconosciuto e ripreso in molti altri luoghi della città e non solo, attraverso quella rivoluzione che ha cambiato la società di quegli anni, radicandosi in un pensiero altro, differente e necessario, sul proprio corpo, il desiderio, la sessualità, l’agire politico, il sindacalismo, il movimento, il divenire donna fuori dagli schemi rigidi di un tradizionalismo culturale soffocante e bigotto. Alle battaglie femministe dobbiamo molta della nostra libertà.

La Casa delle donne fu sgomberata definitivamente nel 1984, dopo che le occupanti ebbero raggiunto un accordo con il Comune per l’assegnazione di una sede nuova, al Palazzo del Buon Pastore in via della Lungara 19, dove ancora oggi sono ospitate le attività delle associazioni femministe coinvolte nel progetto. Si chiama Casa internazionale delle donne, uno spazio accogliente e suggestivo dove, tra l’altro, è conservato l’archivio storico del movimento femminista. Il Governo Vecchio è rimasto vuoto, abbandonato all’incuria e al tempo, esposto a crolli e fragilità strutturali, in attesa di una ristrutturazione e di un restauro degni delle esperienze che ha custodito in passato.

Guida alla Roma ribelle è un libro collettivo del 2013 dedicato, appunto, ai luoghi ribelli della Capitale (e ai ribelli, non solo romani, che li hanno animati). Pubblicato da Voland, una piccola ma caparbia casa editrice romana, fa seguito alla nota Guida alla Parigi ribelle di Ramón Chao e Ignacio Ramonet, e poi alla Guida alla Barcellona ribelle di Guillem Martínez. Abbiamo deciso, in accordo con gli autori, di pubblicarne nelle prossime settimane alcuni estratti, per raccontare storie, momenti e posti talvolta meno noti della Città Eterna. Che, nonostante sia stata sede dell’Impero e poi del Vaticano, è meno cheta e reazionaria di come possa apparire a prima vista, come spiegano benissimo gli stessi autori nell’introduzione. 

Il libro è sempre disponibile, anche in formato digitale.E dunque vi invitiamo ad acquistarlo.

[La foto del titolo è tratta dal sito della Casa internazionale delle donne]

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