Testaccio, la piazza ritrovata

Le discussioni sul nuovo mercato coperto di Testaccio, che ormai nuovo non è più, vanno avanti da anni e anni, da prima ancora della sua inaugurazione. Ma su una cosa, i testaccini concordano: grazie allo spostamento dei banchi nell’area davanti all’ex Mattatoio, tra via Franklin e via Galvani, hanno ritrovato una bella piazza.

Piazza Testaccio, con al centro la fontana delle Anfore, è diventata da 10 anni (cioè da quando è stata inaugurata, nel 2012), il salotto del quartiere. E qui ricomincia la discussione. Per qualcuno è il simbolo della gentrificazione – parola di moda: riassume la trasformazione di una zona popolare in area di pregio imborghesita – per altri un esempio di ricostruzione. Perché la piazza era più o meno così fino al 1935, quando ha aperto il grande mercato rionale e la fontana, che era lì solo da pochi anni, è stata trasferita in un posto praticamente di passaggio sul Lungotevere, piazza dell’Emporio, fuori dal quartiere.

Oggi piazza Testaccio è un quadrato di mattoni e sampietrini, circondato da palazzi color pastello, punteggiato da platani e da panchine numerose e spaziose, popolato tutta la giornata. Signore sedute a leggere o a prendere il sole sui gradini della fontana – che è un omaggio al Monte dei Cocci, antica discarica romana di anfore – donne e uomini che attraversano a passo veloce con carrelli e passeggini, bici in sharing parcheggiate alla bell’e meglio, gruppetti di turisti che sciamano poi per il quartiere.

Questa è la piazza dei capannelli, la piazza social, apparentemente lontana dal traffico, anche se le auto circolano discretamente, lentamente, tutt’attorno. La mattina sulle panchine trovi soprattutto comitive di anziani impegnati a discutere. le auto le girano intorno. Nel corso della giornata l’età varia, mentre intorno è un fiorire di negozi dove si mangia – anche bio – e si beve. Ma non è, neanche d’estate, una piazza dove si incontrano grupponi sterminati di ragazzi, come invece succede a San Lorenzo, dove gli adolescenti vanno per bere e fare nuove amicizie.

Per i ragazzini, invece, è certamente meglio il giardino di piazza Santa Maria Liberatrice, con i giochi da scalare. Per decenni in realtà quest’ultimo è stato l’unico slargo del quartiere (che è un reticolato stretto in un’ansa del Tevere): un po’ piazza di paese, con la chiesa, l’edicola, qualche bar, il teatro. Qui, a parte i più piccoli, viene chi vuol stare più in disparte, chi legge. E la sera, chi preferisce le chiacchiere in penombra, protetto dagli alberi.

 

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