Non buttiamoci giù

Il ponte di Ariccia, di suo, sarebbe solo un bellissimo ponte ottocentesco. Realizzato con una doppia arcata, sotto il pontificato di Pio IX, aveva la funzione di rendere più lineare e meno accidentato il tratto della via Appia che va da Genzano ad Ariccia.

Ben concepito sul piano architettonico, il ponte s’inserisce in modo armonioso nel contesto di quella bellissima piazza di Ariccia, realizzata nel seicento nientemeno che da Gian Lorenzo Bernini. Unico difetto del ponte, se di difetto vogliamo parlare, i suoi settanta metri di altezza.

Vuoi per quel suo svettare sulla valle sottostante in modo mozzafiato, vuoi per la monumentalità del contesto architettonico d’insieme, fatto sta che, fin da subito, il ponte è diventato una delle mete predilette per chiunque volesse farla finita. Una particolarità che gli ha regalato il triste titolo di “ponte dei suicidi”.

Per oltre un secolo, questa macabra caratteristica è stata considerata una poco desiderata, ma al tempo stesso inevitabile, fatalità, rispetto alla quale poco o nulla si poteva fare.

Poi, con l’inizio dell’attuale millennio, le autorità di Ariccia e l’Anas, che gestisce il ponte, hanno cominciato a preoccuparsi in modo più deciso del problema e ad ideare dei metodi di dissuasione, per rendere sempre più difficile un eventuale salto nel vuoto.

A partire dal 2000, perciò, subito sotto la balaustra del ponte di Ariccia, si sono cominciate ad installare delle baionette e delle reti metalliche di protezione, in modo tale che chiunque fosse intenzionato a saltare, non cadesse nel vuoto ma venisse protetto da quella rete.

La soluzione sembrava tanto semplice quanto efficace. Se non che, le reti si trasformarono rapidamente in degli involontari trampolini. Gli aspiranti suicidi, infatti, si limitarono a dividere in due tempi il salto: prima dalla balaustra alle reti, poi dalle reti verso il vuoto.

Nel tentativo di trovare nuove soluzioni, le autorità locali, stanno ora pensando di ricorrere alle nuove tecnologie. Il progetto allo studio, infatti, prevede l’installazione di telecamere, collegate ad un software in grado di analizzare ogni minimo spostamento.

“Si tratta di innovativi sistemi digitali, che stiamo vagliando – ha dichiarato il sindaco di Ariccia, Gianluca Staccoli – a conferma che è nostra intenzione studiare ogni soluzione possibile per scoraggiare gesti di autolesionismo, sempre tenendo bene a mente che molto si può fare anche contribuendo a promuovere iniziative di comunità, per essere realmente vicini a chi ha bisogno di aiuto”.

Nel caso vengano rilevati movimenti sospetti, il software metterebbe in azione dei dissuasori acustici, che invierebbero messaggi sonori per dissuadere l’aspirante suicida, allarmando contemporaneamente le forze dell’ordine e alcune associazioni di volontari, per farle intervenire tempestivamente sul posto.

Contemporaneamente, si sta intervenendo anche con sistemi più classici, cercando di migliorare e d’implementare il sistema delle reti e delle baionette, che finora si è dimostrato scarsamente efficace.

Lo sforzo messo in campo è lodevole, ma riuscirà anche a dare risultati? Questo lo scopriremo fra qualche anno, nell’augurio che il ponte di Ariccia perda per sempre il suo triste soprannome e venga visitato solo per la sua indubbia bellezza architettonica e ingegneristica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.