Un Giubileo 2025 a emissioni Net Zero per San Pietro

Un kit per i pellegrini in arrivo a San Pietro con una borraccia e materiali biodegradabili per ridurre il più possibile l’uso della plastica e la produzione di rifiuti non riciclabili, oltre ad app e QR code per fornire indicazioni sui comportamenti più sostenibili per l’ambiente. Sono alcune delle idee che iniziano a uscire dal comitato di esperti che il Vaticano ha istituito nell’agosto scorso con l’obiettivo di assicurare la “carbon neutrality” del complesso della più importante basilica della cristianità ed edifici annessi, come Santa Marta, per il Giubileo del 2025. Almeno per il momento, però, sembra esclusa la riduzione del numero di pellegrini ammessi alle celebrazioni.

Un’iniziativa, quella voluta da Papa Francesco e dal cardinale Mauro Gambetti, vicario per la Città del Vaticano, che in realtà guarda più in là: utilizzare “la potenza comunicativa della San Pietro a scala-mondo come contributo a cambiare i comportamenti, gli stili di vita, per affrontare la crisi climatica, anche attraverso il dialogo interreligioso”, spiega Walter Ganapini, 71 anni, che coordina il comitato, composto da oltre una dozzina di esperti di clima, ambiente, economia, organizzazione e altre discipline.

Del gruppo fanno parte suor Helen Alford, un’ingegnera che è anche preside della facoltà di Scienze Sociali alla Pontifica Università Tommaso D’Aquino; l’etologo Enrico Alleva; Vincenzo Balzani, chimico esperto di energia solare; l’economista Leonardo Becchetti, che insegna all’Università di Tor Vergata; il sociologo e studioso di organizzazioni Federico M. Butera; l’esperto di innovazione sociale Matteo Caroli; Maurizio Decastri, esperto di organizzazione; l’esperto di chimica dell’ambiente Gianluigi De Gennaro; il  docente di diritto amministrativo Francesco De Leonardis; Mauro Magatti, sociologo; l’esperto di sostenibilità Roberto Morabito e quello di inquinamento atmosferico Antonello Pasini, la docente di architettura Chiara Tonelli.

 

L’inventore della raccolta differenziata a Roma nel 1997

Membro onorario del comitato scientifico dell’agenzia europea dell’Ambiente, oggi ufficialmente in pensione, l’emiliano Ganapini si occupa da decenni soprattutto di rifiuti. È stato lui, per esempio, nel 1997, a istituire la raccolta differenziata a Roma (quella dei cassonetti di diverso colore che si usa ancora oggi). E nel 2017, chiamato proprio da Gambetti, all’epoca custode del convento di San Francesco di Assisi, a trasformare il complesso religioso umbro in un modello di sostenibilità ambientale, dove la plastica è bandita e i locali vengono riscaldati e rinfrescati grazie a una centrale di trigenerazione all’avanguardia.
“C’è una premessa da fare: io sono figlio di operai ma sono stato tirato su in gioventù da don Giuseppe Dossetti, che ha sempre praticato con forza la distinzione dei ruoli e dei poteri, anche nei rapporti tra Stato e Chiesa”, dice Ganapini, che non ha mai nascosto le sue simpatie di sinistra.

A riportarla attivamente in chiesa, però, è stata l’enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco.
“Io sono rinato quando nel 2015 è uscita questa enciclica. In realtà, già nel 1999 con altri 4 o 5 chiamati dall’allora direttore della Pastorale sociale monsignor Paolo Tarchi, demmo vita al ‘Gruppo di lavoro per la salvaguardia del Creato’. Mai però avrei pensato che dopo soli 16 anni sarebbe venuta fuori un’enciclica di quella potenza, in cui si spiega che la Terra è la casa comune, l’unica che abbiamo, e non ha risorse infinite. Allora non eravamo neppure in grado di prevedere che il percorso verso l’irreversibilità del cambiamento climatico sarebbe stato così drammaticamente veloce. Eravamo a 350 parti per milione di CO2 nell’atmosfera quando si lanciarono i primi allarmi, ma nulla si fece. Oggi a 420 ppm l’irreversibilità è arrivata, e a 450 cominciano i rischi di estinzione della specie”.

Ed è stata proprio quell’enciclica a farle incontrare il cardinale Gambetti.
“Sì. Gambetti, tra l’altro, è un ingegnere meccanico laureato all’Alma Mater di Bologna. Ci ponemmo il tema di come tradurre in comportamenti concreti, in buone pratiche, i dettami della ‘Laudato Sii’. Così è iniziato il progetto “Fra Sole” di Assisi, che ha portato in poco tempo a fare del Sacro Convento un benchmark in fatto di sostenibilità. Quando il Papa ha chiamato Gambetti a suo vicario in Vaticano, portandolo a presiedere la Fabbrica di San Pietro, il tema è diventato come si possano applicare quei dettami anche in quella icona sconvolgente che è la basilica”.

Quali decisioni avete già preso, come comitato?
“Cominciamo a fare il bilancio di massa e di energia: quanta energia si usa, da che fonti arriva. Bisognerà misurare anche le emissioni: quelle solide, quelle liquide, quelle gassose. Questa analisi ci aiuta a capire le priorità su cui intervenire, qual è l’attuale stato dell’ambiente nell’area, compresa la biodiversità, di cui si occuperà in particolare l’etologo Enrico Alleva. Con Antonello Pasini, del Cnr, studieremo l’irraggiamento solare e in che quadrante climatico si colloca tutta la zona. L’ottica è quella di attuare le migliori metodologie nella maniera più rigorosa possibile per arrivare poi a rendicontare tutte le azioni e certificare questo percorso. Entro due mesi dovremo avere i risultati delle analisi”.

Quanto è difficile questa sfida, in un luogo visitato da milioni di persone?
“Quello è l’elemento cruciale. C’è un tema di governo dei flussi e quindi bisognerà immaginare un cambiamento della logistica a monte. Ma è uno dei temi sul tavolo, dall’illuminotecnica alla gestione dei residui organici generati nelle strutture e dai pellegrini…”.

Qualcuno teme che si potrebbe arrivare a una riduzione del numero di pellegrini ammessi a San Pietro.
“Io non sono in grado di dirlo e non mi compete. Ragioneremo sui numeri che ci verranno dati. L’intenzione è quella di offrire questa piattaforma di conoscenze, di buone pratiche, di difficoltà, al confronto con tutte le organizzazioni di fede, in un dialogo interreligioso. Intanto, pensiamo a rendere disponibile per tutti i pellegrini una sorta di kit, sia fisico – dalla borraccia a materiali biodegradabili per ridurre il più possibile plastica e rifiuti indifferenziati – che di informazione, come app, con contenuti leggibili con dei QR”.

Il tempo non è un po’ scarso, visto che siamo ormai quasi alla fine del 2022?
“È vero. Sentiamo la terribile importanza del fattore tempo, perché il cambiamento climatico incombe e accelera. Ma contiamo di avere i primi elementi progettuali entro quest’anno, per partire poi con gli aspetti applicativi”.

Per finire. Chi dice San Pietro, dice per forza anche Roma. L’emergenza rifiuti della Capitale non è scomparsa, anche se si continua a discutere di termovalorizzatore. Secondo lei, che ha conosciuto bene anche la Capitale, cosa bisognerebbe fare?
“Quello che bisognava fare lo mettemmo per iscritto nel 2002 quand’era sindaco Walter Veltroni (ndr: cioè che sarebbe servito potenziare subito la raccolta differenziata a domicilio dei rifiuti per arrivare al 50% nel 2005. Non si fece, e oggi Roma è ancora di poco sopra il 40%) e lo riproponemmo a Ignazio Marino nel 2013. Oggi la situazione è diventata più complessa ancora”.

(La foto del titolo è di Alessio Ghighi ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

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