La cartolina / 37

Ha le sue regole, l’estetica, ma fanno i conti con il gusto di ognuno.
Appare tag, rara e magnifica, anche la traccia dell’antica norcineria.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Quasi sempre la colleghiamo a un luogo e a un tempo precisi. E finiti.
Poi magari viene fuori che la dolce vita, invece, è un modo di prenderla.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Sette colli, più un po’ di posti che hanno “monte” nel nome.
Senza contare che spesso la vita è salita di suo.
Aiuta, di solito, distribuire piccoli premi lungo il percorso.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Nemmeno l’eleganza di mattoni disposti come il parquet può eguagliare i sampietrini.
Sarebbe bello se il cane, bianco com’è, si chiamasse Travertino.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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La luce di ieri nella città di oggi.
Le luci di oggi sul campo di ieri.
Di domani, per adesso, niente certezza.
Come quando le squadre sono ancora sullo zero a zero.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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È possibile che ci sia un punto in cui l’ordine ribalta il caos, e l’abbandono diventa installazione, la miseria geometria.
Nel mentre condividiamo con la città, passando oltre, santa pazienza.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Le cose sono, quasi sempre, gli occhi con cui le guardiamo.
Perciò quelle ali, anche di volo impossibile, vorremmo fossero le nostre.
Per i colonnotti, immobili e disciplinati, il desiderio forse è lo stesso.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Imbacuccare le mura, in passato, è stato compito di grandi artisti.
Visti i tempi, proviamo ad arrangiarci da soli.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

Per essere certi che il riflesso vero del lampione si rifletta davvero nella vetrina illuminata a prescindere, non c’è che andare sul posto.
Da lì, appresa la verità, la si potrebbe comunicare con una cartolina.

 

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Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Capita, a volte, di separarsi.
Ciascuno cercando di raggiungere un sopra.
Rimane in qualche caso il ricordo del sotto da cui siamo partiti.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Sarà che siamo abituati al contrario.
Rimane il fatto che stupisce, d’istinto, l’idea di una religione che ci guardi dal basso.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Difficile trovare, per la raggiera di pancali, una motivazione pratica.
Dunque si fa strada l’ipotesi che stiano lì, davvero, a imitazione del sole.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Sarà che la bellezza è contagiosa.
Sarà che il ferro un po’ ci piace, come dimostra il gazometro.
Così non è escluso che l’imbragatura, che sta alle colonne come l’apparecchio ai denti, piano piano venga voglia di tenercela.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Possibile che a spostarlo nel museo giusto, con la luce giusta, il quadro salirebbe di molti gradini.
Possibile che il segno lasciato dalla sua rimozione, nella folla delle vernici intorno, paia esso stesso bellezza.
Valla a capire, l’arte.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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C’è stato un tempo in cui i piccioni frequentavano in esclusiva le piazze del centro.
Ora stanno in ogni quartiere, periferie comprese.
Anche questo, a pensarci bene, li rende romani.
Timorosi, qualche volta, di scendere ancora.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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È Roma anche lo specchio, il bianco, la scala a tortiglione.
L’immagine riflessa, soprattutto, lo svela.
Scombinata come dentro un Picasso, magari per lo sfizio di adattarsi al nuovo.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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C’è qualcosa di circolare nel discorso della città, che ogni volta sembra finito, e invece ricomincia.
Si tratta, in effetti, di capire se e quanto ce ne importa.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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Una pozzanghera, dopo la pioggia, si può trovare in qualunque città.
Quasi mai però è possibile vederci dentro i sampietrini che ricamano il cielo.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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La piccola scala domestica è affacciata sulla grande scala di città.
Come volesse, a modo suo, farsene prosecuzione. 
Il confronto con i migliori è a volte fonte di ispirazione e sogno.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Alla fine, soprattutto, siamo questo.
Clamorosa e in parte casuale bellezza poggiata sulle rovine del tempo.
Oltre che, a conti fatti, una squadra.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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Appare croce, con tutto il rispetto, anche l’antenna.
Immagine riflessa di un credo abituato alla mondovisione.
In mezzo il pino, comunque la si pensi sul mondo e ogni altrove, è di sicuro simbolo di Roma.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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“Questa città è una giungla”, qualche volta, può anche essere un complimento.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Non si può essere tutti re, o regine.
Anche di pedoni è fatta una città.
Come i “dissuasori”, lì a impedire che qualcuno in macchina si sfranga per le scale.
Ci vuole spirito di squadra, e occhi aperti.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Qualche volta proprio il fiume, da cui nasce questa città che chiamiamo eterna, sembra parlare di pace, e di lentezza.
Dev’essere che se uno è eterno non c’è tanto bisogno di avere fretta.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

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Non è nota la destinazione del cammino.
Quello della fede, con ogni evidenza, è già intrapreso.
Tra le ipotesi figura una panchina che basti per tutte.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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Roma è primatista mondiale di scritte in latino.
E piena di graffiti come mille altre città.
È quasi sempre difficile capire le une e gli altri.
Vantiamo dunque, quasi senza rivali, un’ignoranza che spazia tra i millenni.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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A pensarci bene, una delle cose migliori che si possono fare in una città, una delle più alte, forse è proprio giocare.

Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro

 

 

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Non ha rivali, Maria, in termini di culto cittadino.
Forse perché madre, come la lupa per i gemelli.
Basta farsi un giro.
Quasi ovunque la vediamo assistere muta ai nostri quotidiani sforzi.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

 

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Le curve di design della spider. Il graffito. I manifesti strappati che fanno pensare a Mimmo Rotella. La scritta in alto, perfino.
“Arte” è una parola che può voler dire tante cose diverse. Come “città”.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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Giungla, presepe, ghetto, ferro, piuma.
La città è quasi sempre un misto tra quello che ne facciamo e quello che ci sembra di vederci.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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Abbiamo gabbiani. E poi piccioni, cornacchie, storni, pappagalletti verdi, rondini quando è stagione.
Non c’è traccia di colombe della pace, che invece servirebbero come il pane.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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Lento ma inarrivabile, il tram è grande esperto della città.
A volte si ha perfino l’impressione che riconosca i posti.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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A piedi, o in bicicletta, si può vedere cosa succede un po’ più in là: se i due percorsi si incontrano, e come; se questo pezzo di Roma, che sembra ovunque, è veramente Roma.
A sinistra, oltre la vegetazione, dovrebbe esserci un fiume.
Se a prescindere dal colore ci parrà biondo, allora sì.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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A chi cammina in città tanto per farlo, il percorso può sembrare poetico, di suo.
Accade a volte di ricevere un bonus, come il goccetto regalato dall’oste a fine pasto.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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Ciascuno fa i conti con le proprie inclinazioni.
Il colonnotto storto e il cartello sul ponteggio ce lo ricordano.
Quasi simmetrici, e almeno in apparenza, meno soli.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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Roma è anche il luogo che persone nate altrove hanno contribuito a far diventare ciò che è.
Ad alcuni di loro – un patriota piemontese, un calciatore armeno – la città tributa forme diverse di riconoscenza.
Ci si può leggere, sottinteso, un elogio del movimento.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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I sampietrini in primo piano, il travertino del parapetto, l’andatura mossa di chi è adagiato sui colli.
Tre indizi fanno una prova.
Se una città ha il suo stile, uno spiraglio a volte basta e avanza.

(Foto di Fabio Bedini, testo di Alessandro Mauro)

 

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