Quella Metro che non fu

Correva l’anno 1885, da poco più di un decennio la Città Eterna era diventata Capitale del Regno d’Italia, conoscendo perciò un grande aumento della popolazione residente, quando lo Stabilimento Tipografico dell’Opinione, diede alle stampe una pubblicazione a firma dell’Ingegner Lorenzo Allievi, intitolata “La Metropolitana di Roma”.

Due anni prima, nel 1883, era stato approvato il nuovo piano regolatore cittadino, che prevedeva un grande sviluppo della città nelle aree di Prati, del Gianicolo, di Testaccio, dell’Aventino e del Flaminio, oltre alla realizzazioni di nuove e importanti strutture pubbliche, come le caserme di viale delle Milizie e di Castro Pretorio, il Palazzo delle Esposizioni lungo via Nazionale, il Policlinico, il Palazzo di Giustizia.  

Tutto questo imponeva di affrontare rapidamente il problema della mobilità cittadina, rispetto a una città che stava raddoppiando non soltanto la propria popolazione, ma anche l’estensione geografica delle proprie aree urbanizzate. Allievi pensò che l’unico sistema efficace fosse quello di dotare anche Roma di una linea metropolitana, come stava avvenendo nelle principali capitali europee, quali Londra e Parigi.

“Non è nuovo il concetto di un’arteria ferroviaria attraversante la zona urbana abitata di Roma, ad esempio di quanto vediamo attuato nelle più cospicue capitali – scrisse Allievi – ma né il problema venne mai studiato con un concetto chiaro dei bisogni ai quali si intendeva soddisfare, né oltrepassò mai la fase di semplici e vaghi progetti di massima… Il nuovo tracciato che qui si propone studiato in ogni suo dettaglio e coordinato al Piano Regolatore, nonché a un futuro riordinamento ferroviario della Capitale, si ispira ad un’idea concreta e precisa del duplice bisogno che il crescente rapidissimo sviluppo di Roma rende ogni giorno più sensibile, cioè: il bisogno di facilitare il movimento urbano interno; il bisogno di organizzare ed allacciare il sistema delle comunicazioni ferroviarie della capitale coi minori centri circonvicini”.

Allievi non si limitò però a enunciare delle esigenze di massima, ma sviluppò un progetto molto dettagliato, completo anche del relativo piano economico. La linea metropolitana ipotizzata aveva uno sviluppo complessivo di 8.500 metri, per un costo preventivato pari a dodici milioni di lire dell’epoca, con una rete a doppio binario che avrebbe permesso un’alta frequenza dei convogli, mediamente ogni 10 minuti circa.

La stazione di testa era posizionata nei pressi del Circo Massimo, da dove partivano anche i treni della linea dei Castelli Romani. Da qui il tracciato proseguiva sotto il piano stradale di Via S. Sebastiano verso Porta Metronia, virando poi verso sinistra e rientrando all’interno delle mura della città per Porta Asinaria al livello stradale, dopo aver intercettato la progettata linea Roma-Marino-Albano.

Il percorso proseguiva nuovamente in galleria sotto Piazza S. Giovanni in Laterano, lungo via Emanuele Filiberto fino alla stazione di Via Labicana. Da questa stazione il tracciato si sviluppava verso Santa Croce in Gerusalemme, intersecando il tram per Tivoli, per immettersi poi in galleria sotto Viale Regina Margherita e Porta San Lorenzo fino alla prevista stazione di Castro Pretorio.

Da qui continuava sotto Via Nomentana per poi ritornare verso il centro, tra Porta Pia e Porta Salaria, con una stazione poco distante dal Ministero delle Finanze, per proseguire sotto Villa Ludovisi, Via di Porta Pinciana e Trinità dei Monti fino ad una stazione collocata al lato sud del Pincio.

Dopo un tratto parallelo al Pincio, la metro raggiungeva Piazza del Popolo, attraversava Villa Borghese e quindi, penetrando Monte Parioli, proseguiva fino alle rive del Tevere, scavalcando il fiume all’altezza di Piazzale Flaminio, per poi attraversare l’odierna Prati, superare Castel Sant’Angelo e terminare in una stazione di scambio con la linea ferroviaria Roma-Viterbo.

Come si può notare, si tratta di una rete molto articolata, che raggiungeva anche zone che ancora oggi, dopo quasi 140 anni, non sono ancora servite da nessuna linea di metropolitana e che abbracciava tutti i nuovi quartieri che si stavano allora realizzando in città.

Purtroppo quel progetto rimase lettera morta. Solo dopo mezzo secolo si ricominciò a pensare a una linea di metropolitana per Roma. Nel 1941 venne presentato un primo progetto ufficiale per la città, che prevedeva tre linee di metropolitana, denominate A, B e C.

Il primo tratto della metropolitana di Roma – quello della linea B – venne però inaugurato però nel 1955, cioè settant’anni dopo la pubblicazione del progetto di Allievi. E solo nel 2007 vennero iniziati i lavori per quella linea C – non ancora completata – già prevista dal progetto del 1941.
Una serie di giganteschi ritardi pluridecennali, che sono alla base di molti dei problemi attuali del trasporto pubblico romano.

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