Come Don Falcuccio

“Ao, so’ rimasto come Don Falcuccio, co’ na mano davanti e n’antra de dietro”, si sente dire a Roma, con il nome del leggendario prete, rimasto miseramente nudo, che viene pronunciato ovviamente in un più romano: “Farcuccio”.

Questo modo di dire ha una sua particolarità del tutto originale, che lo rende unico rispetto ad altri proverbi o espressioni idiomatiche: unisce insieme due storie e due modi di dire diversi, facendone un tutt’uno. Unisce anche le vicende di due distinti personaggi: il primo è, per l’appunto, Don Falcuccio; l’altro è l’Aretino Pietro.

È quest’ultimo e non Don Falcuccio che, proverbialmente, restò con una mano davanti e una di dietro, come sta a dimostrare la rima – “Sono rimasto come l’Aretino Pietro, con una mano davanti e una di dietro” – che è possibile solo con il nome dell’Aretino e non con quello del suo “collega” sacerdote.

Don Falcuccio, invece, stando a quanto si dice ancora adesso in molte zone del centro-sud Italia, ebbe un destino molto simile, ma non del tutto identico: “À ‘rimaste ‘gni dun Falicucce, senz’àsene e senza staccucce!”, dove “staccucce” sta a indicare un puledro.

Dunque, sia l’Aretino Pietro che Don Falcuccio rimasero senza nulla, con un pugno di mosche. I due modi di dire, perciò, si equivalgono e stanno a significare: “perdere tutto”. È per questo che, nel tempo, qui a Roma si sono fusi insieme.

Ma chi era questo Don Falcuccio? È mai davvero esistito? Perché perse lungo la strada asini e cavalli, oppure – nella nuova versione – perse i vestiti?

Fuori da Roma si parla di Don Falcuccio come di un prete itinerante che, attraversando un bosco, fu derubato dai briganti dei suoi mezzi di locomozione – asini e cavalli, per l’appunto – e rimase perciò appiedato e senza un soldo.

Le versioni romane, ricche di fantasia, raccontano tutt’altre vicende che lo vedono per protagonista. In una egli fece la scommessa di lanciarsi dal Pincio in mongolfiera, ma poi all’ultimo momento si spaventò, cercò di scendere e rimase con una gamba a terra e una in aria, poiché rimasta agganciata al pallone.

Di recente, è poi stata narrata la storia di un Don Falcuccio, dal naso aquilino che lo faceva somigliare a un falco, uomo bonario e pio che, vedendo un poverello senza vestiti, gli donò i suoi, restando nudo.

Sapendo ora com’è nato il modo di dire, sappiamo anche quanto queste leggende possano avere di vero. Ma il bello delle leggende è proprio questo: pur sapendo bene che sono inventate, non per questo esse perdono il loro fascino.

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