Mobilità elettrica, anche in Italia si può (si potrebbe?) fare

Presentato “100 Storie italiane di E-Mobility”. Anche se nel 2022 la vendita di auto elettriche in Italia ha segnato una battuta d’arresto, la vitalità industriale italiana è una risorsa importante per la mobilità elettrica, come indica il quarto rapporto di Enel e della Fondazione Symbola sul settore. Francesco Starace: “Serve un pizzico di coraggio in più”.

 

Nel 2022 in Italia la vendita di auto elettriche ha subito una battuta d’arresto, rispetto alla crescita degli anni precedenti: si sono venduti circa 50.000 veicoli, cioè più o meno quanti in Germania se ne vendono in un solo mese. Ma il know how italiano invece è forte, come la sua industria componentistica e il settore dell’automazione, come indica anche la presenza, qui e lì nel mondo, di aziende italiane di successo. Per farsene un’idea, basta sfogliare 100 Italian E-Mobility Stories, quarta edizione del rapporto curato, fin dal 2017, da Enel e dalla Fondazione Symbola: cento esempi di aziende, centri di ricerca, atenei universitari, associazioni e altre realtà che oggi sono all’avanguardia della mobilità sostenibile, un settore che va oltre l’automotive, per abbracciare soluzioni di trasporto individuali – come la bici elettrica, che è un prodotto in cui l’Italia eccelle – e collettive.

 

Serve un’accelerazione

La presentazione del rapporto a Roma, l’11 gennaio scorso, è stata anche un’occasione per fare il punto sullo stato della mobilità elettrica in Italia e sui suoi gap, sulla necessità di finanziare la ricerca ma anche di avere più coraggio sul piano regolatorio e normativo. Dal 2035, nell’Unione Europea scatterà infatti lo stop alla vendita di veicoli con motore termico. Quella che stiamo cominciando a vivere, dunque, è una rivoluzione della mobilità, un po’ come all’inizio del Novecento – quando cominciarono a circolare le prime auto – ma decisamente più veloce. E sarà così anche in Italia, ha spiegato l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel Francesco Starace. “Gli anni che mancano al 2035 ci devono bastare. Queste aziende (quelle presenti nel rapporto) dimostrano che si può fare. È evidente che c’è una vitalità, nell’industria italiana della mobilità e nel suo indotto. In Italia abbiamo un ‘patrimonio genetico’ piuttosto forte, tanto da indurci a non temere l’elettrificazione del trasporto”.

La rivoluzione sarà guidata non per forza dal tradizionale settore automotive, ma dall’industria delle batterie, ha detto ancora Starace: un settore che sta a metà tra l’energia, la meccanica e la chimica, con una forte componente digitale. “Serve un pizzico di coraggio in più, e non sempre la difesa del passato, anche se del passato dobbiamo essere orgogliosi”. 

Oggi, il 90% delle batterie per veicoli elettrici si costruiscono in Asia, anche se l’Europa ha iniziato a muoversi su questo terreno, e oggi sul Continente – Italia inclusa – sono in costruzione ben 38 gigafactory di batterie. “Lo sviluppo della tecnologia delle batterie ci porterà molto lontano”, ha detto Starace. In fondo, la batteria al litio esiste da soli 30 anni, confrontati ai 160 delle batterie al piombo: c’è dunque spazio per un ampio progresso.

 

Tante realtà virtuose

E allora, ecco i 100 esempi – ma le realtà sono ben di più – del rapporto: la Cecomp, che in Piemonte quest’anno punta a costruire 5.000 microcar elettriche ispirate all’italiana Isetta degli anni Cinquanta; la Pininfarina, che ha avviato la produzione della Battista, una “supercar” elettrica che sarà l’auto per uso stradale più potente mai realizzata nella Penisola; la Faam, che dal 2008 costruisce batterie per bus elettriche ed è l’unica azienda in Italia a gestire l’intera filiera di produzione; l’Atala, che produce le sue e-bike in Italia; La Nito, che produce monopattini, scooter e mezzi da lavoro elettrici, associando performance e design. E l’elenco potrebbe continuare. La questione è se vogliamo “essere passeggeri o guidare la trasformazione”, come ha sintetizzato Cristina Favini, Chief Design Officer & Strategist di Logotel.

Rendere più semplice l’esperienza della mobilità elettrica

“Questo è un settore in cui l’Italia si è mossa, ma è molto importante che ora si muovano anche le politiche”, ha spiegato Ermete Realacci, presidente di Symbola e storico ambientalista, che ha ricordato come l’Italia sia il secondo paese in Europa e il quarto nel mondo nell’industria di montaggio della componentistica delle batterie, e ha sottolineato la necessità di legare la mobilità elettrica al “formidabile sviluppo delle rinnovabili”.

L’obiettivo, oggi è “rendere più semplice e più accessibile l’esperienza elettrica”, ha detto Elisabetta Ripa, Amministratrice Delegata di Enel X Way, la società del Gruppo Enel che si occupa di mobilità elettrica. “L’Italia, malgrado sia un Paese di innovatori, si è sempre contraddistinta per adottare in un secondo momento le innovazioni, ma si adegua poi rapidamente, ha detto Ripa. E oggi gli italiani sembrano pronti: secondo un recente sondaggio di Enel X Way, due terzi degli intervistati vorrebbero acquistare un’auto elettrica nei prossimi 5 anni, il 49% nei prossimi 2 anni.

 

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