Serbia e Kosovo: perché la Ue vuole a risolvere le tensioni di confine alimentate dalla guerra in Ucraina

L’invasione russa dell’Ucraina ci ricorda che le questioni irrisolte in Europa possono riaccendersi. Vista la crescente tensione nei Balcani, Germania e Francia hanno fatto della risoluzione dei problemi irrisolti tra Serbia e Kosovo una priorità assoluta per il 2023.

 

[Questo post è stato pubblicato originariamente su The Conversation. L’autore è Andi Hoxhaj Lecturer in Law all’University College di London]

Ciò è particolarmente importante dopo che, nel dicembre scorso, uno scontro sulle targhe automobilistiche nel nord del Kosovo ha alimentato i timori di un nuovo conflitto nei Balcani. Alcuni serbi non riconoscono l’indipendenza del Kosovo, e per questo motivo migliaia di residenti nel nord del Kosovo si rifiutano di usare le targhe kosovare. Il Kosovo ha dichiarato la propria indipendenza nel 2008, ma la Serbia continua a rivendicare il territorio.

La necessità di trovare un accordo duraturo nel 2023, che possa portare a un riconoscimento reciproco tra i due Stati, ha provocato notevoli preoccupazioni, per i timori di un’altra sanguinosa guerra in Europa. Il presidente russo Vladimir Putin ha cercato di alimentare le tensioni tra Serbia e Kosovo per distogliere l’attenzione dalla guerra in Ucraina e per rendere più solide le relazioni con la Serbia.

Nel dicembre 2022, ad esempio, il presidente serbo (e “rappresentante” di Putin nei Balcani) Aleksandar Vučić ha apertamente appoggiato i blocchi stradali vicino al principale valico di frontiera tra Kosovo e Serbia, che per ironia della sorte è stato bloccato da camion regalati dall’Unione Europea.

Alla fine dell’anno, Francia e Germania hanno nominato i propri inviati speciali per Serbia e il Kosovo e guidano il confronto – sostenuto dalla Ue – per risolvere la controversia tra i due Paesi. L’accordo franco-tedesco proposto è composto da nove articoli e si basa su un documento noto come “accordo di base”, che risente dell’esperienza tedesca nella risoluzione di delicate questioni di confine dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron ritengono che l’esperienza francese e tedesca nella risoluzione di questioni molto delicate nel Secondo dopoguerra possa aiutare Serbia e Kosovo a normalizzare le relazioni. Hanno proposto che serbi e kosovari istituiscano “missioni permanenti”, che sono come ambasciate ma operano a un livello inferiore, come punto di partenza.

La parte più importante della proposta franco-tedesca è che “il Kosovo e la Serbia devono promuovere legami di buon vicinato reciproci basati sulla parità di diritti”. Questo pone tutte le parti su un piano di parità. La proposta franco-tedesca offre ricompense finanziarie con scadenza nella primavera del 2023 e garantisce che Francia e Germania si impegneranno per l’ingresso nella Ue di entrambi i Paesi balcanici.

Finora il Kosovo è stato più ricettivo all’approccio franco-tedesco, in quanto elimina un ostacolo all’adesione al Consiglio d’Europa, all’Onu e alla Ue, consentendo così di essere riconosciuto da cinque Paesi dell’Unione. Ma anche se la proposta franco-tedesca preveda importanti investimenti Ue in Serbia e la possibilità di un rapido ingresso, la Serbia è stata meno ricettiva.

Il Presidente serbo Vučić si è opposto alla proposta franco-tedesca, perché questa implica che la Serbia alla fine dovrà riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Ciò contraddice le basi della sua carriera politica, dato che si era dichiarato contrario all’indipendenza del Kosovo. Secondo un recente sondaggio, la maggioranza dei serbi è contraria all’adesione all’Unione Europea.

I francesi e i tedeschi scommettono invece sul fatto di finanziare Serbia in cambio della fine della minaccia di un altro conflitto di confine o di una guerra in Europa.

Pristina, 2017: foto di Jeffrey Beall diffusa con licenza creative commons su Flickr.com

La storia del conflitto

Dalla brutale guerra della Serbia in Kosovo nel 1998-1999 e dalla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia nel 2008, con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, le relazioni tra i due Paesi sono rimaste tese. Dal 2011, quando la Ue ha cercato di avviare un dialogo tra i due Paesi, ci sono stati pochi progressi concreti. In cambio del riconoscimento reciproco, la Ue ha proposto che entrambi i Paesi diventino membri dell’Unione.

Un ostacolo è rappresentato dal fatto che la maggior parte dei Paesi Ue si oppone a un ulteriore allargamento dell’Unione nei Balcani e cinque membri non riconoscono il Kosovo: Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia. La capacità della Ue di agire come mediatore credibile tra Serbia e Kosovo si è indebolita, perché non esiste un calendario dettagliato per l’adesione dei due Paesi.

La Ue ha perso parte della sua credibilità nei Balcani, a causa delle promesse non mantenute nei confronti della Macedonia del Nord. L’Unione aveva inizialmente dichiarato che avrebbe iniziato i negoziati di adesione nel 2018, ma non lo ha fatto fino al 2022, e solo in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

La guerra in Ucraina ha riportato l’attenzione della Ue sui Balcani in generale, ma nel raggiungere una maggiore stabilità nella regione non deve rinunciare agli accordi sullo stato di diritto, sui diritti umani e sulla democrazia. Ciò servirebbe solo a dare potere agli autocrati dei Balcani, come il leader serbo.

[La foto del titolo, che ritrae un’auto con targa del Kosovo, è di Andy Mabbett ed è stata diffusa con licenza creative commons da Wikimedia]

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