Maledetti rigori

Siviglia-Roma: 1-1 (5-2 dopo i calci di rigore), Uefa Europa League, Finale andata, Budapest 31 maggio 2023. Un altro incubo dopo Roma-Liverpool di quasi 40 anni fa.

Ci si era avvicinati all’incontro con gli andalusi del Sevilla con grande tensione. Gli esperti e i bookmaker davano per favoriti gli spagnoli in base a non si sa quale motivazione se non la bacheca degli iberici, che contava sei di queste coppe. L’aver vinto per sei volte una coppa non significa nulla in merito alla finale, come giustamente ha affermato Mou. Le speranze giallorosse era riposte nel recupero di Paulo Dybala, da settimane sofferente per i postumi di un intervento sconsiderato di Palomino, giocatore dell’Atalanta. Probabilmente Mou è più abile di Pinto nel depistare giornalisti e tifosi. Il tecnico di Setubal aveva sempre professato pessimismo sulla possibilità di impiego del campione argentino che invece è sceso in campo dall’inizio. Vicino a Dybala, Mou ha scelto Abraham,  con Pellegrini spostato più dietro a dar manforte al centrocampo composto da Matic e Cristante. In difesa, da destra a sinistra, Celik, Mancini, Smalling, Ibanez e Spinazzola.  La formazione migliore che si potesse proporre e sperare di tifare.

Con la presenza debordante del tifo giallorosso, nettamente superiore a quello andaluso, la Roma ha iniziato la partita pressando gli avversari e arrivando vicina al gol già dopo 10 minuti.  Dopo un dribbling ubriacante di Dybala, Celik aveva imbeccato Spinazzola che calciava però troppo debolmente per impensierire Bounou,  l’attento portiere del Siviglia.

La Roma ha continuato a macinare gioco e al 35esimo il campione argentino della Roma, che tanto ha lottato per esserci in questa partita, ha confermato al mondo le sue sfavillanti capacità. Da un contrasto a centrocampo, Mancini pescava tra i difensori iberici Dybala che addomesticava il pallone e in corsa incrociava con il suo magico sinistro, superando Bounou. È esplosa la gioia di tutti i tifosi giallorossi. Nel tripudio generale, solo un uomo invocava calma e sobrietà: era Mourinho che conosce bene la sottile linea di demarcazione tra esaltazione e sconforto in una finale europea. E forse aveva anche intuito quale fosse il pericolo maggiore dell’incontro. Non tanto e non solo un avversario di valore mai domo. Ma soprattutto la minaccia poteva arrivare da una direzione di gara alquanto deficitaria da parte di un arbitro inglese, tale Anthony Taylor, che già in passato aveva avuto forti contrasti con il mister portoghese.
Già nel primo tempo, i ripetuti falli commessi dagli spagnoli erano non sanzionati dall’arbitro che concedeva un recupero lunghissimo. Al 44esimo Dybala serviva in area Pellegrini che tentennava nel tirare sprecando una ghiotta occasione. Durante il lunghissimo recupero del primo tempo, il Siviglia generava un forcing alla ricerca del pareggio che produceva un palo colto da Rakitic.  

La squadra giallorossa ha profuso il suo impegno durante tutta la partita. L’unico appunto che si può fare è che ha iniziato il secondo tempo lasciando troppo campo agli avversari, invece di continuare sulla linea intrapresa all’inizio partita. Questa scelta in parte è stata dovuta alla stanchezza dei giallorossi che sono arrivati a questa finale dopo una stagione dispendiosissima. Purtroppo, al 54esimo, gli iberici pareggiavano beneficiando di un autogol di Mancini che malauguratamente insaccava nella sua porta per aniticipare l’attaccante avversario.

Da quel momento è risultata la Roma, la squadra che ha creato più occasioni da gol. Al 66esimo, da una punizione per i giallorossi, Abraham colpiva con l’esterno da distanza ravvicinata ma Bounou respingeva col pallone che arrivava sui piedi di Ibanez che, mostrando tutta la sua incapacità, svirgolava mandando fuori area. Un minuto dopo Mou ha dovuto sostituire Dybala, che palesava problemi muscolari, con Wijnaldum. Nulla da eccepire sul cambio ma l’olandese ha fornito una prestazione imbarazzante, quasi vergognosa e l’allenatore di Setubal avrebbe dovuto, con il rigore necessario, toglierlo nei tempi supplementari. Si è praticamente giocato in dieci da quel momento. Manifesterei anche delle perplessità riguardo l’inserimento di El Shaarawy e di Bove troppo tardivi per incidere.

Al 76esimo il Var annullava la concessione di un rigore inesistente decretato dall’ineffabile Taylor. Dopo una grande occasione alì82esimo in semi rovesciata creata da Belotti, subentrato all’impalpabile Abraham, con deviazione miracolosa di Bounou non ravvisata dall’arbitro, si è arrivati all’ occasione più importante per la Roma per ripassare in vantaggio. Su cross di Spinazzola, Fernando ha colpito col braccio la palla. Un maledetto calcio di rigore inspiegabilmente non concesso dall’arbitro che ha mimato come se il braccio fosse attaccato al corpo, circostanza non vera. Ancor più incomprensibilmente il Var non è intervenuto. Peraltro nella stessa azione, Rakitic commetteva l’ennesimo fallo che gli sarebbe costato l’espulsione non ravvisato ovviamente dalla giacchetta nera. Come Rakitic, incredibilmente ha concluso la partita Lamela, ex giallorosso col dente avvelenato, che ha randellato i giocatori avversari da quando è sceso in campo. Per una gomitata carognesca verso Ibanez è stato sanzionato solamente col giallo. La magnanimità di Taylor verso il Siviglia ha perciò permesso agli spagnoli di concludere in undici la partita e a Lamela di poter addirittura tirare i calci di rigore. Ribadiamo che, oltre a essere curiosi di sentire almeno una volta la voce di Dan Friedkin, la proprietà dovrebbe farsi sentire nelle sedi opportune visto come viene trattata la Roma in Italia e anche in Europa.

La Roma ha continuato a minacciare l’area avversaria durante gli interminabili tempi supplementari estesi a dismisura dal magnifico arbitro. Proprio nell’ultimo minuto, su corner battuto da Zalewski subentrato a Celik, l’insuperabile Smalling colpiva di testa ma coglieva la traversa. Oltre a Smalling, Dybala e Matic si sono confermati i veri campioni della rosa. Purtroppo i due attaccanti, Abraham e Belotti, il centrocampista Wijnaldum e il difensore Ibanez hanno palesato dei limiti sconcertanti e sarebbe consolatorio vederli in altri lidi, e in altre squadre, il prossimo anno.

Si è giunti così ai maledetti calci di rigore, purtroppo senza i nostri migliori rigoristi, Dybala e Pellegrini, che erano stati sostituiti durante l’incontro. Per chi non è giovanissimo il ricordo di Roma Liverpool è tornato prepotente. Si è rialimentato un interrogativo: quando riusciremo a sfatare questi rigori? Quando verrà superata questa fragilità? Come anestetizzati, i nostri giocatori (Mancini e Ibanez) fallivano i tiri dagli undici metri. Tralascio il commento su Taylor che ha fatto ripetere l’unico rigore sbagliato dagli spagnoli. Coppa immeritatamente sfuggita alla Roma dopo un percorso fantastico. Percorso, e giocatori, che è doveroso esaltare.

Speriamo che la Roma si qualifichi il prossimo anno in Europa League. Per vincerla, stavolta!

 

 

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