Virginia Raggi ha paura dell’asse M5s-Pd

Virginia Raggi teme di essere la prima vittima dell’asse Pd-M5s, paradossalmente rinsaldato dopo la fine del governo giallorosso di Giuseppe Conte e la nascita dell’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
Ecco perché la sindaca ha scritto oggi, mercoledì, un post su Facebook chiedendo che la sua ricandidatura, che finora nessuno ha messo ufficialmente in discussione, venga votata sulla piattaforma Rousseau, quella utilizzata per le consultazioni dei militanti grillini.
Raggi, insomma, vuole farsi
blindare, per evitare che M5s e Pd scelgano un altro candidato sindaco per la nuova alleanza romana. Come l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

Anche se fino a qualche mese fa sembrava avesse voglia di mollare, l’ex avvocata divenuta la prima donna alla guida del Campidoglio ha cambiato idea, e ora vuole giocarsi il secondo mandato, mentre a Roma fervono i lavori stradali e aprono cantieri un po’ ovunque, dando l’immagine di un’amministrazione particolarmente attiva.

Raggi ha superato indenne, a dicembre, il processo d’appello per una serie di nomine in Campidoglio ed è riuscita nel frattempo ad ottenere il consenso dei vertici sulla sua candidatura, sconfiggendo i rivali interni, tra cui Monica Lozzi, presidente del VII Municipio (che ha abbandonato il movimento). Ma tutto il suo impegno potrebbe risultare vano.
Oggi, a Roma, centrosinistra e M5s sono ufficialmente avversari. Ma a livello nazionale hanno appena costituito un intergruppo in Parlamento, e in Regione il presidente Nicola Zingaretti (che è anche segretario del Pd) dialoga, e spesso collabora, ormai da anni coi grillini. Al centrosinistra però non si può chiedere di appoggiare Raggi, che l’ha battuto nel 2016 dopo l’ingloriosa fine della Giunta Marino. Il Pd ha trascorso questi anni a criticare senza posa l’operato della sindaca, e in genere l’elettorato di centrosinistra non è tenero con Raggi (e anche chi l’aveva votata per punire il centrosinistra per la vicenda Marino non l’ama più come prima).

I possibili candidati di centrosinistra finora in lizza sono tutti considerati “minori”. Mentre l’ex ministro Carlo Calenda, volto noto a livello nazionale, è però piuttosto inviso all’elettorato M5s, a anche a una parte della sinistra. 

Qui dunque spunta Gualtieri.
Romano, professore associato di Storia contemporanea alla Sapienza, deputato eletto a Roma Centro con le suppletive del 2020 (dopo le dimissioni di Paolo Gentiloni), ex parlamentare europeo ed ex presidente della Commissione per i problemi economici e monetari dell’Europarlamento, era stato già sondato dal partito sull’ipotesi di candidarsi a sindaco. Ma, da ministro, aveva cortesemente declinato. Ora, invece, sembra disponibile, e potrebbe confermare ufficialmente l’impegno nei prossimi giorni.
Il suo è un nome che pesa: gode di un’ottima reputazione e incarna quel governo giallorosso che al momento genera una discreta nostalgia nel centrosinistra e tra i grillini. Insomma, una figura che unisce.

Gualtieri non si aspetta che Raggi esca facilmente di scena, dice una fonte a lui vicina. Tanto che lo schema che immagina è quello di arrivare al secondo turno contro il centrodestra, dopo aver battuto la sindaca uscente, ottenendo a quel punto il sostegno del M5s.
Gualtieri è anche pronto alle primarie del centrosinistra, dove ovviamente sarebbe considerato “il” candidato del Pd, e non uno dei tanti in lizza.
L’unico problema, potrebbe essere il rinvio delle elezioni comunali a causa del Covid. Al momento il voto è previsto a giugno. Si è parlato di posticipare le amministrative, e molto dipenderà dall’evoluzione del virus e delle sue varianti. 

La soluzione Gualtieri non piace ovviamente a Calenda. Ma di fronte all’ex ministro giallorosso il leader di Azione non avrebbe chance, anche se potrebbe comunque togliergli qualche voto (magari col sostegno di Italia Viva, il partitino di Matteo Renzi).
Nel frattempo, Calenda potrebbe però usare il suo peso contrattuale o per entrare nel governo Draghi o comunque per conquistarsi spazi.

E il centrodestra? Resta forte, a Roma, sulla carta, grazie al peso di Fratelli d’Italia e anche della Lega. I due partiti però in questo momento sono divisi sulla partecipazione al governo. Andrea Abodi, presentato da alcuni media come potenziale candidato unico per il Campidoglio, è poco conosciuto, per usare un eufemismo, anche tra le fila del suo schieramento. Non sarebbe un problema: anche Raggi era una sconosciuta, ma il M5s rappresentava una forte istanza di cambiamento, di protesta. Il centrodestra avrebbe questa carica?

 

[La foto del titolo: Roberto Gualtieri nel 2017. La foto di Raul Mee è stata diffusa su Flickr.com dalla presidenza di turno Ue con licenza creative commons]

 

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