Elezioni romane, che succede
Una candidatura a singhiozzo, quella di Roberto Gualtieri. L’ex ministro Pd dell’Economia del governo Conte, una delle figure più apprezzate dell’alleanza giallorossa, era stato a lungo sollecitato dal suo partito a candidarsi a sindaco di Roma, anche prima della crisi di governo. Quando poi sembrava pronto ad accettare, sono arrivate le dimissioni a sorpresa del segretario dem Nicola Zingaretti. E il governo ha anche rimandato le elezioni amministrative all’autunno.
Così, la candidatura di Gualtieri, che è anche parlamentare, è entrata in standby.
Poi, dopo l’elezione di Enrico Letta al Nazareno, Gualtieri ha annunciato la disponibilità per il Campidoglio, facendo infuriare Carlo Calenda, che da mesi è sceso in campo a Roma con la sua Azione.
Ma si è di nuovo bloccato tutto: su richiesta proprio di Letta, infatti, Gualtieri ha rinviato il famoso annuncio, e ora attende l’esito del nuovo dialogo tra Partito Democratico e Calenda. Al Corriere della Sera, quest’ultimo ha provocatoriamente detto che offre al Pd un ticket, con lui come sindaco e Gualtieri vice. Mentre l’ex ministro dell’Economia avrebbe detto a Letta, che ha incontrato oggi, di avere ancora bisogna “di tempo e di riflessione”.
Il Pd teme che Calenda, rimasto fuori dalla squadra del governo Draghi, si candidi a Roma, perché non può escludere il rischio che un centrosinistra diviso (magari anche con un terzo candidato di sinistra in pista) mandi al ballottaggio la sindaca uscente Virginia Raggi e il candidato di centrodestra. Soprattutto se il centrodestra riuscisse davvero a candidare Guido Bertolaso, che piace a Lega e Forza Italia ma che al momento non sembra intenzionato a correre per il Campidoglio. Mentre Giorgia Meloni insiste sul nome di Andrea Abodi.
Lo scenario comunque ha più di un’incognita. Dentro il M5s, c’è chi si oppone alla richiesta di Raggi di essere riconfermata, e preferirebbe un’intesa col centrosinistra. È il caso di Roberta Lombardi, assessora alla Transizione Ecologica nella nuova giunta del Lazio Pd-M5s voluta da Zingaretti. Lombardi, che non ama la sindaca, ha proposto primarie di coalizione per Roma, aperte agli elettori grillini e a quelli di centrosinistra: in quel caso, Raggi sarebbe certamente in difficoltà. Ma proprio oggi Beppe Grillo è tornato a chiarire che il M5s sostiene Raggi anche per un secondo mandato.
Se le primarie riguardassero soltanto il centrosinistra, Gualtieri non avrebbe probabilmente problemi a superarle, mentre Calenda – che è anche contrario all’intesa con il M5s – non le vuole proprio, anche per evitare il rischio di essere silurato dall’elettorato di sinistra. Per il momento, però, il Pd conferma che la selezione dei candidati si farà così, come ha detto il segretario regionale Bruno Astorre, indicando la tarda primavera.
Al voto mancano ora sette mesi. Allo stato attuale, la più avvantaggiata dal rinvio è certamente Virginia Raggi, che ha ritirato fuori una vecchia tattica democristiana – l’asfaltatura delle strade – per dimostrare che la sua giunta è efficiente. Mentre gli stop and go non aiutano il centrosinistra, che pure potrebbe vincere agevolmente al secondo turno. Un sondaggio realizzato dall’Istituto Izi per il quotidiano “Domani” indica infatti che sia Calenda che Gualtieri vincerebbero al secondo turno contro la sindaca uscente, mentre Raggi potrebbe farcela solo se arrivasse in finale contro Abodi. Al primo turno, invece, il centrosinistra si dividerebbe tra i due ex ministri, avvantaggiando gli altri schieramenti.
Come si risolve la questione? Promettendo un assessorato a Calenda? Difficile, visto che è già stato ministro e che guida un movimento con ambizioni nazionali (e che nei sondaggi va meglio di Italia Viva di Matteo Renzi)
Dunque ora Letta, oltre a risolvere i problemi del Pd, dovrà occuparsi anche quelli del centrosinistra romano. Secondo fonti dem, lo farà il mese prossimo.
[La foto del titolo è stata diffusa dal Parlamento Europeo su Flickr.com con licenza creative commons]