Quella volta di Gandhi a Roma

Gandhi giunse a Roma l’11 dicembre 1931 e rimase in città due giorni. Era inverno e faceva freddo, ma lui indossava soltanto il suo solito dhoti bianco, il tradizionale indumento indiano simile a un pareo. Per questo papa Pio XI si rifiutò di riceverlo: “Non ha voluto assoggettarsi ad un vestimento più decente”.

Le immagini del cinegiornale dell’Istituto Luce ritraggono Gandhi sorridente mentre viene accompagnato dai gerarchi fascisti in quello che sembra un estenuante tour de force. All’Orto Botanico gli fecero passare in rivista i balilla ciclisti e dovette assistere a un saggio ginnico, poi lo condussero a via Sannio, sempre per ammirare dei balilla in palestra, dopo a visitare “i marinaretti della legione Caio Duilio”, nel quartiere Garbatella  alla “Opera Nazionale Maternità e Infanzia”. Si narra che davanti alle evoluzioni della gioventù romana armata fino ai denti e ai gerarchi in tiro, Gandhi sorridendo abbia mormorato un inequivocabile: “Disgusting”.

Il Mahatma incontrò anche il duce e in seguito annotò nel suo diario: “I muri del corridoio attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo sono stracolmi di vari tipi di spade e altre armi. Anche nella sua stanza, non c’è neppure un quadro o qualcosa del genere sui muri, che sono invece coperti di armi.”

Infine, per fortuna, Gandhi visitò la Cappella Sistina. Egli ignorò i paffuti personaggi a tinte pastello dei meravigliosi affreschi di Michelangelo fermandosi a contemplare a lungo, invece, il Crocifisso magro e sofferente dell’altare. Nella sfarzosa sala dei Conclavi, dove i cardinali eleggono i papi, guardando quel crocifisso Gandhi si commosse fino alle lacrime. Forse perché gli parve di sentirsi solidale con quell’altro uomo magro e seminudo, così lontano dall’opulenza e dal potere che gli stavano intorno: in fondo un pesce fuor d’acqua, come lui.

Guida alla Roma ribelle è un libro collettivo del 2013 dedicato, appunto, ai luoghi ribelli della Capitale (e ai ribelli, non solo romani, che li hanno animati). Pubblicato da Voland, una piccola ma caparbia casa editrice romana, fa seguito alla nota Guida alla Parigi ribelle di Ramón Chao e Ignacio Ramonet, e poi alla Guida alla Barcellona ribelle di Guillem Martínez. Abbiamo deciso, in accordo con gli autori, di pubblicarne nelle prossime settimane alcuni estratti, per raccontare storie, momenti e posti talvolta meno noti della Città Eterna. Che, nonostante sia stata sede dell’Impero e poi del Vaticano, è meno cheta e reazionaria di come possa apparire a prima vista, come spiegano benissimo gli stessi autori nell’introduzione. 
Il libro è sempre disponibile, anche in formato digitale.E dunque vi invitiamo ad acquistarlo.

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