La scienza pop torna all’Esquilino

Attorno alla Stazione Termini, soprattutto a San Lorenzo, c’è un’incredibile concentrazione di ricerca scientifica. C’è la Sapienza, la più grande (o forse la più grossa) università d’Europa, c’è il Centro Nazionale delle Ricerche, c’è l’Istituto Superiore di Sanità. “Tanti ricercatori, però, abitano all’Esquilino”, dice Andrea Capocci, fisico, un passato da ricercatore e oggi apprezzato giornalista scientifico del quotidiano “Il Manifesto”, oltre che insegnante di liceo. Capocci è tra i fondatori di ScienzaPop, il festival della Scienza dell’Esquilino che si tiene per la seconda volta quest’anno, dopo il 2019 e la lunga pausa per il Covid. Ed è proprio nella scuola primaria del quartiere, la De Donato di via Bixio, che Capocci ha incontrato, da genitore, il gruppo di ricercatori e cultori della scienza con cui ha dato il via alla manifestazione.

“L’idea è quella di cercare di unire la partecipazione tipica della scuola e dell’associazionismo di quartiere con la scienza. Perché anche la scienza ha bisogno di dibattito, di partecipazione”, dice il giornalista e insegnante. E in effetti la scuola Di Donato è da anni un vivace polo di attività, cresciute attorno alla combattiva associazione dei genitori. Che è riuscita anche a far pedonalizzare, da ormai oltre un anno, parte di via Bixio, che ora è un terreno di gioco e di incontro all’aperto permanente. Ed è all’aperto, anche in strada, che si svolgeranno anche gli incontri e i laboratori del Festival, dal 16 al 18 giugno (Per i laboratori, gratuiti e destinati a ragazzi e bambini, è bene prenotarsi).

ScienzaPop è “una cosa piccola e aperta”, dice Capocci, a dimensione piuttosto familiare,  non un mega festival blasonato. Nel 2019, per la prima edizione, c’è stato il tutto esaurito sia ai dibattiti che nei laboratori. Quest’anno, il festival ha usufruito di un contributo del I Municipio e della sponsorizzazione della vicina enoteca, Wine Art.

Il tema di questa edizione è l’errore. “L’errore non è una parolaccia. Nella comunicazione pubblica, spesso l’errore viene messo sotto il tappeto. Lo abbiamo visto con il Covid, dove succedeva che magari gli esperti si contraddicessero in un dibattito senza che nessuno intervenisse. Errore vuol dire incertezza, discussione, confronto. E il confronto serve, alla scienza. Il metodo scientifico è un metodo di governare l’errore, più che un sistema per validare grandi risultati”, riassume Andrea Capocci.

ScienzaPop, proprio perché vuol essere popolare, cioè capace di coinvolgere tutti e parlare un linguaggio comprensibile, affronta diversi temi. A partire dalle “bufale bestiali”, primo appuntamento di giovedì 16 giugno (“È vero che il lupo ulula alla luna? E che gli struzzi nascondono la testa sotto la sabbia? Gli elefanti hanno sul serio paura dei topi? La risposta è no. No e poi no”), per proseguire poi nella stessa giornata con “Sbagliando s’impara” (“Sui banchi di scuola, spesso l’errore è il nemico numero 1 sia degli studenti che degli insegnanti. Ma che si vada a scuola o si insegua il premio Nobel, l’errore è spesso una tappa necessaria quando si cerca di capire qualcosa di nuovo”) e con “L’algoritmo non sbaglia mai”, una discussione sul tema “Quanto ci possiamo fidare della macchine”, visto che in realtà anche loro sbagliano (qui tutto il programma delle tre giornate, che terminano sempre con un aperitivo).

Tra gli ospiti di questa edizione ci sono astronomi e astrofisici, biologi, chimici e farmacologi, matematici e fisici, filosofi e storici , ma anche giornalisti scientifici, un’attivista di Amnesty International e uno scacchista.

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