Wael Zuaiter, una pallottola nelle Mille e una notte

17 16 ottobre 1972, poco dopo le 22, Wael Zuaiter venne assassinato nel cortile del palazzo in cui abitava in piazza Annibaliano 4. A ucciderlo è stato un commando del Mossad: Zuaiter era il primo della Lista Golda, l’elenco preparato personalmente da Golda Meir – di intellettuali, dirigenti e combattenti palestinesi da eliminare in rappresaglia dell’orrendo attentato compiuto dal gruppo di terroristi palestinesi Settembre nero alle Olimpiadi di Monaco, dove poche settimane prima erano stati uccisi undici atleti israeliani.

La storia di Wael Zuaiter rappresenta la lotta di una generazione e di un popolo. Figlio di una famiglia di Nablus colta e aperta com’erano le famiglie della borghesia palestinese quando potevano esserlo (il padre Omar, avvocato, è stato il primo a tradurre in arabo Voltaire e Rousseau), ha amato sempre la musica, la letteratura e la politica. Vagabondo per scelta ha vissuto in Iraq, in Kuwait, in Germania e in Italia, dove si è fermato – a Perugia e poi a Roma – riuscendo a far conoscere la questione palestinese attraverso una rete fittissima di relazioni e di affetti con gli studenti del ’68, con i dirigenti politici comunisti e socialisti, con i democristiani di sinistra, con gli intellettuali, tra cui Alberto Moravia (con cui fece un viaggio in Medio Oriente), Pier Paolo Pasolini, Jean-Paul Sartre, Jean Genet, Rafael Alberti, Edward Said, Elio Petri, e con giornalisti come Sandro Viola. Nel 1967 si trovò nel suo paese alla fine della Guerra dei Sei giorni, esperienza che lo segnò tutta la vita; nel 1969 fondò in Italia il giornale “Palestina”, organo del Comitato italiano di solidarietà alla popolazione dei Territori Occupati; nel settembre 1970 era ad Amman dove assistette alla repressione dei palestinesi per mano giordana (furono assassinati in più di duemila); non impugnò mai le armi e, anzi, raccontava che in quei giorni terribili sua occupazione principale tosse cuocere il pane per i fedayn. 

Nel marzo 1971 contribui all’uscita della rivista “‘Al Fatah” in italiano; nel 1972 aprì una libreria araba che divenne subito punto di riferimento per gli studenti mediorientali: spese tutti i suoi averi per portare i volumi in Italia e comprare le scaffalature. La dovette chiudere dopo poco.

Arafat lo teneva tanto in considerazione che qualcuno pensava fossero parenti. In Italia viveva in povertà, ma molti lo ricordano per la generosità allegra. Aveva tradotto in arabo Dante e Goethe, amava D’Annunzio, lavorava alla traduzione delle Mille e una notte in italiano, testo che portava sempre con sé.

Zuaiter è stato il primo, altri vennero uccisi nei mesi seguenti in diverse città, europee e mediorientali, a opera del Mossad nell’operazione Wrath of God. Non c’è mai stata prova di un suo coinvolgimento nella strage di Monaco. Il suo impegno per la pace era quotidiano e pubblico, le sue armi erano i libri e le parole. Anche per questo oggi sappiamo che quell’operazione ha inaugurato la politica delle esecuzioni mirate e che Zuaiter è stato

ucciso per spezzare i legami che aveva intessuto con le realtà politiche e culturali occidentali.

Wael Zuaiter è stato ammazzato il 16 ottobre, nell’anniversario dell’intame retata nazista nel Ghetto di Roma. Gli hanno sparato undici colpi di pistola alla testa e alle spalle, uno per ciascuno degli atleti uccisi alle Olimpiadi di Monaco. Portava con sé una busta di plastica con due panini, una bottiglia di latte, una radiografia e dei medicinali. Nella sua tasca è stata trovata la moneta da dieci lire bucata e legata al filo che gli permetteva di riutilizzarla ogni volta che prendeva lascensore, allora a pagamento. Aveva con sé anche la sua consumatissima copia delle Mille e una notte. Una pallottola è rimasta incastrata tra le pagine e la copertina.

Tra il materiale ritenuto “sospetto’ dalla polizia e sequestrato per le indagini sull’omicidio c’erano una lettera di Moravia a Sartre (lo invitava a organizzare un convegno sulla questione palestinese) e lo spartito della nona sinfonia di Mahler.

Wael Abdel Zuaiter è sepolto a Damasco perché le autorità israeliane hanno impedito la tumulazione nella nativa Nablus.

Da leggere:
Janet Venn-Brown (a cura di), Per un palestinese. Dediche a più voci a Wael Zuaiter, Roma, Prospettiva Edizioni, 2002.

Da vedere:
Numero uno in lista, di Giacomo Durzi, Pupkin Production, 2008

 

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