In hoc signo vinces

C’erano una volta due aspiranti imperatori romani. Uno si chiamava Costantino, l’altro Massenzio. Nessuno dei due, in teoria, avrebbe avuto diritto a diventare imperatore di Roma, ma si sa come va il mondo e, avendo nel frattempo fatto fuori altri aspiranti al trono, erano rimasti loro due a giocarsela.

Un bel giorno, correva l’anno 312, s’incontrarono dalle parti di Saxa Rubra, dove non c’era ancora la RAI e dove, dunque, non erano andati per un faccia a faccia televisivo pre elettorale. A quel punto, apparve in cielo una croce con la scritta “In hoc signo vinces”, cioè: con questo simbolo vincerai.

Visto che Massenzio pare fosse pagano e Costantino pare fosse cristiano – occhio che in questa storia i “pare” sono assolutamente d’obbligo – mi sembra chiaro, a quel punto, i bookmaker dell’epoca su chi dei due abbiano deciso di puntare. Gli sfidanti passarono subito alle mani, con relative truppe al seguito.

La battaglia fu cruenta, gli eserciti, dopo un po’, si spostarono verso Ponte Milvio – non perché fosse l’ora dell’aperitivo, visto che in zona non aveva ancora aperto nessun bar fighetto – ma a quel punto il ponte crollò, Massenzio annegò, Costantino vinse e, per celebrare la vittoria, costruì l’Arco di Costantino. Amen.

Per secoli l’hanno raccontata così. E ci abbiamo creduto tutti. Mi ricordo alle medie, sul libro di storia, c’era proprio un bel disegno di Costantino a cavallo che vede la croce. E io facevo il tifo per lui, perché era certamente lui quello buono.

Però, qualche tempo fa, non ti scopro che il buonissimo Costantino era anche il recordman assoluto fra i serial killer di legittimi imperatori? Pare ne abbia fatti fuori ben tre, per potersi piazzare al loro posto. E poi, non contento, pare abbia seccato anche sua moglie e sua figlio, così, tanto per non farsi mancare niente.

“La casa dell’imperatore è sempre fradicia del sangue dei suoi parenti”, avrebbe detto di lui, qualche anno dopo, il crstianissimo Giovanni Crisostomo, di professione santo. Che, a dire il vero, una recensione così, non è proprio la migliore delle presentazioni eh.

E la croce nel cielo, allora? E Dio lo vuole? Sicuro che volesse proprio un serial killer, Dio? Non lo avevano informato di certi peccatucci del buon Costantino? Non aveva letto Giovanni Crisostomo? Beh, il fatto è che pare proprio che la croce nel cielo non sia mai esistita e che nessuno dei contemporanei abbia dato peso alla cosa. Che se la siano inventata parecchio tempo dopo.

Anzi, a sentire certi racconti, pare che all’epoca qualcuno abbia scritto pure che, ad aiutare Costantino, non sia arrivata affatto una croce, ma un esercito di Dei, Dei pagani sccesi dal cielo in armi, perché Costantino, si sa che era un bravo pagano, uno che difendeva Roma da quel cattivone di Massenzio, amico dei cristiani.

Ma come? Ma non c’era scritto il contrario sul mio libro delle medie?

E poi, a sentire altri racconti, pare pure che due anni prima della battaglia di Ponte Milvio, Costantino avesse incontrato Apollo in persona. Dico il dio Apollo eh! Ma pure Apollo, ora che ci penso, non era un dio pagano? E allora davvero Costantino non era cristiano? Perché, se era cristiano, come ha fatto a incontrare un dio pagano?

Boh. Forse non lo ha incontrato. Ma se non lo ha incontrato, perché un bravo imperatore, cristiano e fumino come lui, ha lasciato trapelare la storia dell’incontro con Apollo e quella dell’esercito degli Dei pagani, senza arrabbiarsi con chi l’ha scritta quella roba, senza battere ciglio? E perché, poi, anche sull’Arco di Costantino non c’è una croce che sia una, neanche a pagarla oro? Se l’è dimenticata lo scalpellino che ha fatto i bassorilievi?

Insomma, pare proprio che le cose stanno in modo un po’ diverso da com’erano scritte sul mio libro delle medie e che Costantino sia diventato cristiano sì, ma solo molto ma molto tempo dopo la battaglia di Ponte Milvio, solo poco prima di morire, cioè poco prima del 337, anno della sua dipartita.

A sentire quanto ha poi detto di lui suo nipote Giuliano, uno che lo conosceva bene lo zio, sarebbe diventato cristiano perché a un debosciato che ne aveva fatte di cotte e di crude come Costantino, non gli pareva vero di aver scoperto una religione dove ti assolvono tutti i peccati, così, buttandoti semplicemente un po’ di acqua sulla testa. Senza chiedere altro. E regalandoti il Paradiso.

Risolta la questione dei propri peccatucci, dunque, restava però da capire come convincere qualche milione di persone che vivevano nell’impero e restavano pagani, a diventare cristiani anche loro, magari facendogli vedere quant’era fico il Dio cristiano, molto più fico di un Apollo qualunque!

E allora, retrodatare un po’, magari almeno di una ventina d’anni, la propria conversone e mandare in giro la leggenda della croce di Ponte Milvio, poteva risultare utile alla bisogna.

Il messaggio sarebbe stato molto chiaro: lo vedete che essere pagani porta sfiga? Avete visto che fine ha fatto Massenzio? E avete visto a Costantino come gli ha detto bene, per via di una croce? Ma gli ha detto bene solo perché lui era cristiano. Oh, con questo mica voglio convertirvi per forza pure a voi eh… Poi decidete liberamente eh… Però… Vedete un po’ voi…

E così i cristiani hanno vinto. E ha vinto anche quella bufala: in hoc signo vinces. Perché spesso le bufale vincono e resistono alle intemperie. Ha vinto e stravinto per secoli e secoli, per millenni e millenni, dai tempi di Costantino, giù giù, fino al mio libro di storia delle medie.

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