C’era una volta “er siringone”

In effetti, a guardarlo al volo, pareva proprio un’enorme siringa. E meno male che all’epoca non si parlasse troppo di vaccini e che a nessuno, perciò, vennero in mente ipotesi complottiste sul perché fosse stato messo lì e avesse quella strana forma.

Quello che i romani ribattezzarono subito “er siringone”, si chiamava in realtà “Obelisco di Luce”. Apparve all’improvviso nel 1999 a Piazza dei Cinquecento. Qualcuno pensò che fosse stato messo lì per colmare il vuoto ormai più che decennale, lasciato dopo la rimozione della Lampada Osram, quella cantata anche da Baglioni, che svettava a pochi metri di distanza, ma che era stata tolta già negli anni ottanta.

In piazza dei Cinquecento, a quel vecchio pisellone luminoso installato dalla nota marca tedesca di prodotti elettrici, si sostituiva un altro pisellone, stavolta senza sponsor, altrettanto luminoso quanto il precedente e altrettanto alto.

 

In realtà fra la Lampada Osram e “er siringone” non c’era proprio nessun legame, tranne, ma per pura coincidenza, l’ubicazione a pochi passi dalla stazione Termini. A differenza della precedente – che era un semplice lampione, anche se più vistoso degli altri – la nuova installazione era una vera e propria opera d’arte.

L’autore, Giulio Ceppi, voleva con quell’opera rappresentare una sorta di razzo o di missile, costituito da dieci cilindri concentrici, alti due metri e mezzo ciascuno, più una sorta di antenna finale, per un totale di una trentina di metri d’altezza.

La grande scultura, che di giorno restava bianca e di notte veniva illuminata con luci di mille colori cangianti, voleva anche essere un inno al disarmo nucleare. Al punto che, su di essa, era stato installato uno schermo, con un contatore che indicava le testate nucleari ancora attive nel mondo, in funzione di monito.

Brutta, a dire la verità, quella scultura era decisamente brutta e non me ne voglia l’artista che la creò. Certo è che, come me, devono averla pensata così anche tantissimi romani. Tant’è che, quando nel 2001 il “siringone” venne rimosso, nessuno protestò.

Anzi, a dire il vero, praticamente nessuno, o quasi se ne accorse. Quel siringone era passato su Roma soave e leggero come un pic indolor, o come la mano del “principe” Mario Brega su una chiappa della Sora Lella: già fatto? Ma davero? E oggi, a distanza di oltre vent’anni, di quel bel siringone si è persa del tutto la memoria.

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