Sex in the Urbe – 3

Le Cortigiane di Roma

Oggi le definiremmo “escort”, quelle prostitute di “alto bordo” della Roma rinascimentale. Donne capaci di far perdere la testa a papi, nobili e cardinali per entrare nelle stanze che contano. E non solo nelle stanze da letto. Il nome di alcune di loro è oggi entrato nella toponomastica della città. Altre hanno il proprio ritratto esposto nei più importanti musei del mondo. Chi erano le più famose Cortigiane della Roma dei papi?

Vannozza Cattanei

Vannozza Cattanei

Originaria di Mantova, Giovanna de Candia dei Cattanei, da tutti chiamata Vannozza, approda a Roma, insieme alla sua famiglia, intorno alla metà del 1400. Il suo mestiere ufficiale era quello di locandiera: gestiva infatti la cosiddetta Locanda della Vacca, in via del Gallo, a due passi da Campo de’ Fiori, un locale utilizzato anche come bordello.

Si narra che in giovinezza fu amante del cardinale Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II, anche se di questo legame non vi sono certezze. Certezze che invece ci sono rispetto alla la sua lunga storia con Rodrigo Borgia – che nel 1492 sarebbe diventato papa Alessandro VI – da cui, tra il 1475 e il 1481, ebbe anche quattro figli: Cesare, Juan, Lucrezia e Jofré.

Dei quattro figli avuti con Rodrigo, solo Lucrezia le sopravvisse. Juan infatti morì in circostanze sospette, forse ucciso dal fratello Cesare, che a sua volta venne ucciso in una congiura. Questi lutti portarono Vannozza, negli ultimi anni della sua vita, ad avvicinarsi alla fede, tra penitenze ed espiazioni. Aderì all’Arciconfraternita del Gonfalone, alla quale lasciò tutti i suoi beni nel 1518, quando morì all’età di 76 anni. Venne sepolta nella Basilica di Santa Maria del Popolo, ma nel 1527, durante il sacco di Roma, i suoi resti vennero dispersi.

Fiammetta Michaelis

Fiammetta Michaelis

“Damigella di singolare beltà”, tra Quattrocento e Cinquecento, esattamente una generazione dopo Vannozza, la sostituì nel ruolo di regina delle Cortigiane di Roma. È proprio lei la Fiammetta a cui è oggi dedicata Piazza Fiammetta, all’angolo con Via degli Acquasparta, dove si trovava la sua casa. Una casa lasciatale in eredità dal cardinale Jacopo Ammanati Piccolomini, il primo dei suoi amanti altolocati.

Alla morte del cardinale, divenne la favorita di Cesare Borgia, il “Valentino” del Machiavelli, il già citato figlio del papa Alessandro VI e fratello dell’altrettanto nota Lucrezia. Si dice che Fiammetta fosse “figlia d’arte” e che la madre si fosse trasferita a Roma da Firenze, proprio perché la città dei papi offriva migliori possibilità d’incontro.

Imperia De Paris

Imperia De Paris ne “Il trionfo di Galatea” di Raffaello

Figlia di Paris de Grassis, cerimoniere pontificio, non fu da questi riconosciuta e prese per questo il cognome dalla madre, Diana Corgnati, anch’essa cortigiana. Imperia fu una donna molto colta e raffinata, abile suonatrice di arpa e di liuto, poetessa, amante dei classici.

È nota per essere stata la modella e forse l’amante di Raffaello, che la ritrasse nel “Trionfo di Galatea” e in “Amore e Psiche”, due opere realizzate per la Villa Farnesina. Furono commissionate al pittore urbinate da Agostino Chigi, il quale, incontrata in quell’occasione Imperia, ne divenne ben presto l’amante ufficiale.

Spirito romantico, Imperia era però innamorata di Angelo Del Bufalo, che non poteva certo sposare anche perché lui aveva già una moglie. Si dice che questo a provocarle quell’immenso dolore, che la trascinò verso un tragico epilogo. Imperia, infatti, si suicidò assumendo del veleno.

Angela Greca

Angela Greca ritratta come “Danae” da Tiziano

Giunse a Roma da Lanciano all’inizio del 1500, prendendo il nome d’arte di “Ortensia”. Andò ad abitare in Vicolo Cellini grazie ad un suo ricco amante spagnolo, che gli permise di trovare una collocazione dignitosa. Conobbe poi il cardinale Alessandro Farnese e fu la modella di Tiziano Vecellio nel celebre ritratto di “Danae”, commissionato proprio dal Farnese.

Divenne l’amante del poeta Francesco Beccuti e infine sposò insieme il conte Ercole Rangoni. Negli ultimi anni si pentì della propria vita “lussuriosa” e decise di prendere i voti, entrando nel Convento delle Convertite. 

Giulia Campana e Tullia d’Aragona

Tullia d’Aragona in “Salomè” di Moretto da Brescia

Madre e figlia. Dalla relazione di Giulia con il cardinale Luigi d’Aragona – arcivescovo di Palermo e nipote del re Alfonso II di Napoli – nacque Tullia, ragazza raffinata e colta che trasformò ben presto la propria casa in un salotto letterario, frequentato, tra gli altri, da Filippo Strozzi e dal cardinale Ippolito de’ Medici.

Alta e bionda, si dice che ci fosse chi, per una notte insieme a lei, era disposto a spendere anche 100 scudi. Una cifra gigantesca, che equivale a oltre 11 mila euro attuali. Nel 1543 sposò Silvestro Guicciardini, per meritarsi il titolo di “cortigiana onesta”. Morì a 48 anni e venne sepolta, come la madre e la sorella Penelope, nella chiesa di Sant’Agostino. 

Lucrezia Porzia

Un’altra figlia d’arte. Anche la madre infatti esercitava la stessa professione. Seguendo le orme materne, intraprese il mestiere di cortigiana quando era ancora molto piccola, a soli 12 anni di età. La madre ovviamente voleva che le sue prestazioni non andassero oltre un certo limite e Lucrezia venne per questo soprannominata “matrema non vole”, frase con cui era solita liquidare i clienti che non le piacevano. Fece poi carriera ottenendo così una lussuosa casa vicino l’Osteria dell’Orso. A differenza di molte altre note cortigiane, di lei non si hanno ritratti conosciuti.

Le modelle di Caravaggio
Fillide Melandroni

Fillide Melandroni in “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio

Anche lei iniziò giovanissima a prostituirsi e divenne in seguito l’amante di Ranuccio Tomassoni, l’uomo che Caravaggio uccise e per il quale dovette fuggire da Roma. Fu ritratta dall’artista varie volte. Posò per il “Ritratto della cortigiana Fillide” commissionato dal banchiere Vincenzo Giustiniani, suo amante; in “Marta e Maria Maddalena” in cui posò insieme ad un’altra cortigiana, Anna Bianchini; in “Giuditta e Oloferne”; in “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” commissionata per l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo.

Filide intraprese poi una relazione con Giulio Strozzi, figlio di un banchiere veneziano, ma venne costretta dalla famiglia di lui e da papa Paolo V Borghese ad abbandonare Roma. Rientrata in città, morì qualche tempo dopo, a soli 37 anni. 

Anna Bianchini

La “Morte della Vergine” di Caravaggio

Amica strettissima di Fillide Melandroni, con lei visse in via dell’Armata, una traversa di via Giulia. Figlia di una cortigiana toscana, aveva i capelli rossi e lunghi e la si può riconoscere nella “Maddalena Penitente” e nel “Riposo durante la fuga in Egitto”; ma anche in “Marta e Maria Maddalena” insieme a Fillide e nella “Morte della Vergine” dipinta per la Chiesa di Santa Maria della Scala. Quest’ultimo quadro fece scandalo proprio perché si riconobbe una cortigiana nelle vesti di Maria. L’opera perciò fu rifiutata dai committenti e venne prima acquistata dal Duca di Mantova, poi passò a Carlo I d’Inghilterra e poi ceduta al re di Francia Luigi XIV, motivo per il quale è oggi esposta al Museo del Louvre.  

Maddalena Antognetti

Maddalena Antognetti nella “Madonna dei Pellegrini” di Caravaggio

Rimasta orfana, fu costretta con la madre e la sorella maggiore, Amabilia, a trovarsi da vivere. Sfruttò le conoscenze importanti intessute dal padre. Maddalena divenne così una “cortigiana onesta”, nota a tutti come “Lena”. Celebre l’episodio in cui Caravaggio arrivò allo scontro con il notaio Marino Pasqualoni che lo accusava di usare una cortigiana come Lena come modella per le sue Madonne.

È infatti indubbiamente lei la donna ritratta in due dei più famosi e affascinanti quadri caravaggeschi: la “Madonna dei Pellegrini” in Sant’Agostino e la “Madonna dei Palafrenieri” a Galleria Borghese. Dopo essere anche stata sfregiata in viso da uno dei suoi amanti, Lena morì nel 1607. a soli 28 anni. 

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