Roma-Lido, amore e tradimenti di una linea non in linea

È una fotostoria d’amore non più ricambiato, quello di Laura Crialesi. Come sempre, in bianco e nero. Un’ode a una linea che per chi abita a Ostia (e nel suo entroterra) è sempre stata quasi un’entità a sé e che ora sembra morente.

Mi accovaccio per lo scatto in una stazione deserta. La domenica mattina sembra un set di qualche serie distopica. 
Ho trascorso anni a fotografare impunita, facendomi beffa del personale di servizio che, entrando nel mio obiettivo con il dito oscillante, mi ammoniva con dei chiari no. Stamattina non c’è davvero nessuno su questi binari, complice anche il fatto che il trenino per Roma sta giusto passando in questo momento. Un tempo vaticinavo il mio futuro con la tabella di marcia della linea. Treno preso al volo con saltello finale tra le porte in chiusura: giornata magnifica. Attesa sconfinata in banchina: meglio girare i tacchi, tornare a casa e riconsiderare tutte le priorità. Bloccata in qualche punto della linea nello spazio siderale tra Vitinia e Tor di Valle: lasciarsi morire lì, di inedia e disagio, perché nessuna speranza quella giornata porterà mai con sé. 

Immortalo la scala mobile immobile e un essere felpato mi scavalca in velocità gettandosi al disperato inseguimento del convoglio. Beata gioventù penso io mentre salgo le scale cercando di ricordare, senza riuscirci, quando è stata l’ultima volta in cui ho visto una scala mobile in funzione sulla linea. Guardo il funzionantissimo distributore di snack in cima alle scale e mi rallegro, perché se anche dovessi vedere tutta la mia vita scorrere davanti nell’attesa del prossimo trenino, potrò comunque sgranocchiare noccioline e bere una bibita. Scendo le scale e lungo la banchina realizzo che non solo l’essere felpato non è riuscito a prendere il trenino ma si tratta di Germana, incappucciata, in ritardo e scevra del favore dei numi nel tentare di raggiungere il suo appuntamento. Il trenino è il mio luogo del cuore, è qui che incontro occasionalmente le tante persone che proprio nel cuore porto ma non riesco ad infilare nelle mie giornate. Ci dilunghiamo in chiacchiere per ingannare la nostra attesa. Mi piace pensare a questo tempo come un buon tempo, ma io non ho nessuna fretta mentre Germana sì e, ormai superato di qualche minuto l’orario presunto di arrivo, brandisce il suo dito verso il display urlandogli contro “io non ti credo più”.  Mi fa davvero ridere la sua frase perché ne condivido il sentire.

La Roma-Lido è un’entità, per noi di Ostia. La si prega in banchina a mani giunte quando le porte ti si chiudono sul muso, la si maledice per ogni abbandono e la si ama, la si ama davvero incondizionatamente perché è la via del ritorno e sarà per quella stazione dal tetto a punta come le casette nei disegni da bimba, ma riuscire a salirci sopra ti fa sentire davvero ad un passo da casa.

Con la stazione alle spalle e il naso puntato dritto verso il mare più che sentire di star lasciando qualcosa insieme al centro città, ci si sente di star andando verso qualcosa di prezioso.

Non sono più pendolare da un pò di tempo e ringrazio la divinità della puntualità per non esserlo, in questi ultimi anni di abbandono. Mi manca, mi manca davvero quel pezzetto di ferrovia che ti riconsegna alla tua vita. Per i molti anni in cui mi sono affidata a lei, quella mezz’ora che mi portava a lavoro la mattina e mi riconsegnava ad un tempo mio la sera, era per me necessaria. 

Mai letto tanto come in quegli anni lì, a capofitto tra le righe nelle vite narrate e lontana da quelle sedute intorno a me. Ho lungamente chiacchierato con Sacchi di primo mattino e ascoltato mia madre prima di rincasare. Ho dormito su quella tratta, dio quanto ho dormito! Volevo istituzionalizzare il postit di cortesia! Un biglietto appeso sulla spalla in cui chiedevi ai tuoi compagni e alle tue compagne di viaggio di svegliarti in prossimità della stazione indicata. Quante discese in corsa con la vista ancora offuscata dal sonno!

E poi la vita che ti passa davanti in un convoglio che neanche tutti gli scatti messi insieme di tanti anni sapranno mai raccontare. Gli sguardi persi, gli occhi tristi, i sorrisi di chi legge un messaggio e quegli occhi lì che vengono quando abbandoni i pensieri contro un finestrino in cui non vedi nulla in particolare ma sembri assorto dal tutto. 

Ma la Roma-Lido non corrisponde, non solo non corrisponde ad alcun standard di servizio, ma non corrisponde proprio nei sentimenti e la vedi lì che ti butta fuori dalla porta con due righe di circostanza manco si fosse degli estranei!

Quello che la Roma-Lido non sa è che è un tradimento quello che perpetra e che no, noi non ti crediamo più!!!!

(I miei ringraziamenti a Germana compagna di viaggio al di là del trenino, a Sacchi perché è l’unica persona che conosco che puoi chiamare anche il mattino presto e a mia madre che mi ha costretta a prendere il mio primo trenino da sola in tenera età aprendomi le porte del mondo e della Roma-Lido che mondo è anche se non lo sa)

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