Venezia, la tassa d’ingresso potrebbe non bastare a salvare la città

Per entrare a Venezia, in una trentina di giornate dell’anno, dal 2024 i turisti “giornalieri” dovranno pagare 5 euro al giorno (la misura non riguarderà i turisti che alloggiano in città o chi ci va per lavoro o studio). Per il Comune si tratta di una decisione destinata a ridurre la pressione sulla città lagunare. Ma può funzionare?

 

La storia, l’arte e l’architettura di Venezia attraggono ogni anno circa 20 milioni di visitatori. La città, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è spesso affollata di turisti in cerca di ricordi speciali.

Ma per chi ci vive, questo livello di turismo è diventato insostenibile. Per questo motivo, a partire dal 2024, i turisti giornalieri dovranno pagare una tassa di 5 euro nel tentativo di gestire meglio il flusso di visitatori.

Il sindaco della città ha descritto la tassa – che sarà applicata in 30 giorni particolarmente affollati in primavera e in estate – come un tentativo di “proteggere la città dal turismo di massa”. Questo provvedimento arriva dopo che nel 2021 è stato vietato alle navi da crociera di entrare nella fragile laguna di Venezia.

Entrambe le politiche sono state concepite per rispondere al problema specifico di Venezia, ovvero che circa l’80% dei suoi turisti viene solo per un giorno. Le ricerche hanno dimostrato che una percentuale così alta di turisti giornalieri – che tendono a spendere poco – spinge una destinazione turistica verso il declino.

Dal prossimo anno, quindi, tutti i viaggiatori che si recheranno a Venezia dovranno registrare la loro visita in anticipo e ottenere un codice QR online. I viaggiatori giornalieri dovranno poi pagare la tassa, mentre i visitatori che pernottano non dovranno farlo.

Altre esenzioni riguardano i bambini sotto i 14 anni e le persone che si recano in città per motivi di studio e lavoro o per far visita ai familiari. Per far rispettare la norma, la polizia municipale e gli ispettori autorizzati effettueranno controlli a campione. Chiunque non sia in possesso del codice QR dovrà pagare una multa fino a 300 euro.

Alcuni però hanno espresso dubbi sul fatto che la tassa di 5 euro sia sufficiente a dissuadere i turisti dal recarsi nella città lagunare. Un politico locale ha detto che la tassa significa che Venezia è diventata “un parco a tema, una Disneyland”, dove “si entra pagando un biglietto d’ingresso”.

Certamente la tassa è molto inferiore alla “tassa per lo sviluppo sostenibile” del Bhutan (recentemente ridotta) di 100 dollari a notte, che si applica a tutti i turisti ed è stata introdotta per incoraggiare un turismo “ad alto valore e basso impatto”. Le ricerche indicano anche che le strategie volte a convincere i turisti a venire in periodi meno affollati non riducono le presenze nei periodi di punta, ma finiscono per aumentare la domanda complessiva.

Foto diffusa da Hervé Simon su Flickr.com con licenza creative commons

 

Veniceland

Ma Venezia deve provare a fare qualcosa. Per i ricercatori, Venezia è l’incarnazione dell’overtourism (il sovraffollamento turistico) e i residenti ne subiscono chiaramente le conseguenze: convivono con la congestione, i danni ambientali e gli effetti sul loro stile di vita e sulla loro cultura che 20 milioni di visitatori possono causare.

Un altro termine, “sindrome di Venezia”, è stato usato per descrivere il declino della popolazione permanente della città, in quanto i cittadini si sentono costretti ad andarsene.

La popolazione di Venezia (intesa come la città antica, escludendo Mestre) è di circa 50.000 abitanti ed è in costante calo, da un picco di 175.000 abitanti. Se la popolazione scende al di sotto dei 40.000 abitanti, si teme che Venezia cessi di essere una città vivibile.

Coloro che ancora vivono in città hanno spesso espresso il loro malcontento. Tra le proteste più note, si ricordano il “Funerale di Venezia” nel 2009, un finto funerale per piangere il forte calo demografico, e “Benvenuti a Veniceland” nel 2010, in cui si sosteneva che Venezia stava diventando un parco a tema.

Sebbene le tasse di soggiorno rimangano strategie popolari per affrontare l’overtourism, la loro efficacia resta discutibile. La ricerca suggerisce invece che una combinazione di misure economiche specifiche (come tasse e prezzi variabili) e politiche non economiche (come l’educazione dei visitatori) sia l’opzione migliore.

Questa combinazione va studiata appositamente per ogni destinazione. Non può esistere una soluzione unica per tutti. Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale del Turismo sull’overtourism identifica 11 diverse strategie e 68 misure per gestire la crescita dei visitatori nelle destinazioni urbane.

Barcellona, spesso considerata una città che ha saputo gestire bene il turismo di massa, ha utilizzato con successo un approccio molto mirato, tra cui l’uso delle nuove tecnologie per sviluppare un sistema di gestione basato sui dati per controllare i flussi di visitatori e il sovraffollamento. Inoltre, ha deliberatamente coinvolto il pubblico quando ha deciso le politiche e ha elaborato strategie specifiche come la limitazione del numero di nuovi negozi di souvenir. Ma non ha fatto ricorso al pagamento di un biglietto d’ingresso. Venezia sarà la prima città al mondo a farlo e altre località alle prese con il turismo di massa cercheanno di capire se una mossa così coraggiosa si rivelerà un successo.

[Sameer Hosany è Professore di Marketing alla Royal Holloway University of London. Questo articolo è stato pubblicato originariamente su The Conversation con licenza creative commons]

(La foto del titolo è stata diffusa gratuitamente da Freepik.com)

 

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