L’indagine scatologica: cap. 15

Quindicesima puntata del romanzo giallo d’appendice “Mario Marco e l’indagine scatologica”. Ovviamente, questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale.

 

7 DICEMBRE

– Potrei sparire dal commissariato, e nessuno mi verrebbe a cercare – stava dicendo Mario Marco. Il cappuccino era ancora bollente, e aveva cominciato a soffiarci su.

– Ma che gli hai fatto, a D’Artibale? sembra che ce l’abbia con te – rispose Galletti, con la bocca piena e mezzo cornetto in mano.

– Non ne ho idea. Almeno, con questa storia dell’incidente mi lascia un po’ tranquillo.

– Magari è perché sei troppo bravo. La gente come D’Artagnan ama circondarsi di stupidi, così risalta di più.

– Sì, vabbe’. Hai qualcosa su Bordone, come ti avevo chiesto?

– Qualcosina. però, prima devo chiederti un piacere.

– Cioè?

– Il parrucchiere ammazzato, hai presente?

– Se ne occupa Di Gloria.

– Sì, lo so, ma non c’è verso di fargli tirare fuori niente, a quello. Sono passati cinque giorni, e non abbiamo più niente da scrivere.

– E che vuoi da me?

– Più particolari possibili. Se ci sono dei sospetti, cose così.

– Non credo. Intanto, a Di Gloria gli hanno tolto il caso, praticamente. Se ne occupa la Mobile. Questa storia di omicidi di omosessuali è diventata un caso nazionale. Si è mosso perfino il ministro. E comunque, quando si tratta di morti ammazzati, o il colpevole si trova subito, nel giro di pochi giorni, oppure diventa quasi impossibile, le tracce si perdono e i casi finiscono in archivio. A meno che non esce fuori un pentito. E poi, con questi gay di una certa età è ancora più difficile. Vivono l’omosessualità come una cosa da nascondere. E finiscono per portarsi a casa gente che non hanno mai visto, non prendono nessuna precauzione. Chissà quanti subiscono furti o violenze ma non sporgono denuncia per paura, o per vergogna.

– Ecco – disse Galletti, che intanto aveva tirato fuori un block notes – mi hai già dato materia per un articolo. Basta aggiungere un po’ di colore, ed è fatta. Per esempio, sai che il parrucchiere abitava a cinquecento metri, in linea d’aria, da dove è stato ammazzato Pasolini? Ci si potrebbe imbastire in romanzo. La morte del poeta famoso, quella del parrucchiere che sembra uscito da uno dei suoi racconti…

– Raccontami quello che sai tu su Bordone, invece.

– Bordone ha fatto l’accademia aeronautica ed è diventato pilota di caccia. È stato anche in Libano, ai tempi della missione dell’Onu a cui partecipava anche l’Italia. Ho controllato con mio zio, che è un maresciallo dell’aviazione, sai, uno di quelli che stanno al ministero… Subito dopo, c’è un buco nero.

– Cioè?

– Bordone sparisce. Si congeda l’anno dopo il Libano. Poi, non ho trovato notizie di lui almeno fino al ‘90, quando è arrivato qui. Di sicuro ha fatto l’università, ingegneria. Ma non in Italia. All’estero, in Olanda o in Belgio. Chissà perché. La ditta di import-export c’era già. Mi hanno detto che Bordone ha dei soci, tra cui c’è un libanese. Ma non conosco i nomi.

– Donne?

– Zero. Qualcuno dice che è frocio. Personalmente, non ho idea. L’ho incontrato solo poche volte. Secondo te?

– Può essere. Amici? Gente che frequenta?

– Il Geometra, soprattutto. Ma a quanto pare la loro non è solo un’amicizia, è anche questione di affari.

– Praticamente, non mi stai dicendo un cazzo che non sapessi già.

– Ecco, ti posso dire che si assenta spesso da Ostia. Anche per uno, due mesi. L’ultima volta è rientrato a settembre.

– E dove va?

– Non lo so!

– Informati. E cerca di farmi sapere qualcosa anche su Milva Merola.

– E che c’entra? – fece Galletti, malizioso.

– C’entra – rispose Mario Marco.

 

9 DICEMBRE

Lo spiazzo davanti alla spiaggia era pieno di auto, e le auto piene di gente sedute a guardare il mare, ad ascoltare la radio, a conversare. Sembrava un drive in, con il mare a dare spettacolo. Quella sera le onde si sarebbero mangiate un altro metro di arenile.

– E la tua indagine, come va? – chiese Claudia. Aveva reclinato un po’ il sedile e adesso si era accesa una sigaretta. Dopo la telefonata di Mario Marco, avevano cenato in uno dei tanti ristoranti di pesce a Fiumicino. Poi erano tornati al Lido.

– Così così – rispose il vicecommissario.

– Certo che uno deve essere proprio scemo per fare una cosa del genere… Mandare della cacca a qualcuno… Mah.

– Magari ha una ragione particolare.

– Se lo dici tu…

Vedrai, vedrai che sarai anche tu legato come me, al soldo e a questo circo di cani, pronti a scendere tra chi non innocente non è… – cantava la radio – Vedrai vedrai cambierai anche tu perché il grano qui non cresce più…

– C’hai già portato qualcuno, qui? – Chiese Mario Marco alla donna, continuando a guardare il mare, appoggiato con i gomiti sul volante.

– Tutti i miei amanti.

– E gli è piaciuto?

– Abbastanza. A te non piace, il mare d’inverno, col buio?

– Sì, ma non mi piace avere tanta gente intorno.

– Rimediamo subito – disse Claudia, passandogli una mano sulla schiena – Metti in moto, andiamo in un posto.

 

Lei lo guardò ridendo, mentre si toglieva la gonna, le calze, tutto.

– Mettiti giù, stenditi – gli disse. Lui obbedì, e si stese sul pavimento freddo, con ancora addosso la camicia sbottonata e i calzoni calati.

Lei gli si accovacciò sopra, il viso sul sesso. Lui usò la lingua prima come un pennello, poi come un punteruolo, mentre la donna gli prendeva i testicoli tra le mani, a coppa.

– Posso fare una cosa? – chiese Claudia, fermandosi. Lui sentì il sorriso sul volto di lei. Non rispose. Vorrà fare una cosa dolce, o divertente, pensò.

– Posso fare una cosa? – chiese ancora la donna, pensando che lui non l’avesse sentita.

– Sì – disse Mario, chiedendosi all’improvviso se lei si fosse annoiata di quel gioco.

Claudia scivolò più in basso, verso il torace di lui. Mario Marco sentì un rumore, una specie di sibilo, poi un liquido caldo gli innondò il petto. Sentì gli schizzi sul viso.

– Che cazzo fai? – gridò, mentre con le palme aperte spingeva la donna verso l’alto, tenendola per i glutei. Spinse bruscamente Claudia da una parte e si alzò in piedi, togliendosi velocemente dalla piccola pozza che si era formata sul pavimento. Si guardò il petto, poi cercò un asciugamano.

– Ma sei scema, o sei proprio stronza? Piscia addosso a tua sorella! – fece per darle uno schiaffo, ma si fermò in tempo.

– Pensavo che ti piacesse… Se ti va me lo puoi fare te, magari ti piace di più.

– Ma vaffanculo!

L’asciugamano odorava di urina. Era un odore intenso, forte. – Dai, che ti piace, eh? – disse lei.

Lui alzò la testa per guardarla.

– Ti piace l’odore della mia pipì? – gli chiese ancora.

Mario Marco fece un sospiro profondo. Metà di lui voleva andare in bagno, vestirsi, uscire di lì. O andarsene e basta. L’altra metà, no. Una parte di lui era terrorizzata, indignata, incazzata. L’altra metà era euforica, allegra, leggera. Tutte e due le parti erano eccitate. Ma il coraggio di una sola parte non bastava a dargli la forza di restare, o di andarsene.

– Oddio, è tardi. Non m’ero resa conto che era così tardi. Dobbiamo andare, dobbiamo andare – ora Claudia era seria, mentre s’infilava in bocca una Marlboro – Facciamo così, adesso ci pensi e la prossima volta me lo dici, va bene?

Sollievo. Delusione. Lui pensò per un istante di trattenerla. La guardò, poi disse: – Andiamo – e cominciò a rivestirsi.

– Dov’è il bagno? – chiese.

Con la sigaretta che le pendeva dalle labbra e gli occhi mezzi chiusi per evitare il fumo, mentre s’infilava la gonna, lei indicò un posto giù in fondo.

Mario Marco cercò a tastoni la luce. La trovò accanto alla toletta. All’improvviso, gli sembrava di scoppiare. Fu mentre pisciava, che ci fece caso: la tavoletta del wc era sollevata. Una delle prime cose che impari, quando hai una ragazza, è che i maschi, almeno quelli educati, prima di pisciare alzano la tavoletta. Dunque, c’era stato un uomo lì. Uno abbastanza educato. Era stato lui l’ultimo a usare il bagno, non Claudia.

Tirò lo scaquone, abbassò la tavoletta e uscì. La donna si era già rivestita.

– Ti spicci, per favore? Sono in ritardo.

– Carina, questa casa. Ci abita qualcuno? – chiese Mario Marco, rivestendosi senza troppo fretta.

– Nessuno. Me lo ha lasciato mia madre, quando è morta. Ci vengo io ogni tanto. Di solito quando litigo con Walter – Walter era il marito.

– Mi piacerebbe affittarla, se rimango qui abbastanza.

– Mmh. Non lo so. Avevo pensato di venderla. Ma non è ancora deciso niente. Mi riaccompagni alla macchina, per favore? Sono in ritardo.

Stettero in silenzio fino al parcheggio, solo l’autoradio in sottofondo.

– Be’, allora io vado – disse Claudia. Poi gli diede un bacio sulla guancia.

– Ah-ah.

– Ti sei offeso? Chiese la donna.

– No.

– Bene. Chiamami, eh? Ciao.

Claudia scese dall’auto, cercando le chiavi nella borsa. Mario Marco ripartì. Poi fermò l’auto, pensando di seguire Claudia. È una cazzata, si disse, e ripartì sgommando.

Al ritorno, però, decise di passare davanti alla casa da cui erano appena usciti. Si accostò ai cassonetti, e spense i motori. Passarono pochi secondi, poi la vide. Una Saab 900.

 

L’auto sobbalzava sull’asfalto massacrato dalle buche. Mario Marco accelerò, poi sollevò il piede dall’acceleratore. Cominciò a pensare a Claudia. Poi a Bordone. Mi hanno incastrato, si disse. Mi hanno fotografato, o registrato, si disse ancora. Chi era entrato nell’appartamento? L’avevano fotografato mentre era con Claudia, ne era convinto. O forse era solo il senso di colpa? Per sentirsi in colpa, ci si sentiva. Claudia era collegata a Bordone. Non poteva essere un caso che l’avesse incontrato subito dopo che lei era scesa dalla sua auto. No, non ci ha visti, è stato solo un caso, pensò. Forse.

Facciamo l’ipotesi peggiore, Bordone mi tiene sotto controllo, mi ha fotografato e registrato, si disse. Sì, ma perché?

Perché lui lavora per i Servizi, e gli servono cose come queste. Ricatti, dossier, minacce per usare la gente quando gli serve. E un dirigente di polizia gli può sempre servire. Sospirò, fermandosi a un incrocio deserto. Ripartì, staccando troppo velocemente la frizione. L’auto ebbe un sobbalzo.

No, è una risposta solo parziale. Bordone lavora per il Geometra, e sa che io sto continuando per conto mio l’indagine. Continuando… in realtà, non sto continuando un bel niente. Mi vuole fermare? Ho scoperto qualcosa di cui non ho capito l’importanza? Che cosa? Oppure mi sta aiutando?

Cosa c’è dietro le lettere?  Qualcuno sta smerdando il Geometra. Gli manda quelle lettere come minaccia. Una minaccia da mafiosi.  O una minaccia da servizi segreti. È Bordone? C’è il vicequestore, dietro? Oppure D’Artagnan lavora per conto suo? Non ci capisco un cazzo, concluse Mario Marco.

[La foto del titolo è di Donald West ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

Puntata 14. Puntata 13Puntata 12Puntata 11Puntata 10Puntata 9Puntata 8Puntata 7Puntata 6Puntata 5Puntata 4Puntata 3Puntata 2.  Puntata 1 e lista dei personaggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.