RR Sound: Davide Desario
Per chi ama la musica, per chi ne fa la colonna sonora della propria vita, fare una playlist è una missione impossibile. Un compito arduo. Io personalmente vorrei fare mille playlist partendo dal generale – solo musica italiana, solo musica straniera, solo jazz o solo progressive – al particolare: la new wave anni 90 o i trapper del 2020, la scuola bolognese o quella siciliana.
[Qui il link diretto alla playlist su Spotify, in fondo al testo il player con tutti i brani]
Ma non si può, Roma Report mi chiede di buttare giù una playlist su Spotify. Così, all’improvviso. E allora così ho risposto. Di istinto. Di passione, senza per forza un filo conduttore. Anzi, diversificando: perché la musica è così, la ascoltiamo anche in base alle condizioni meteo, al momento della giornata, al supporto (streaming, cd, vinile).
E metto in fila momenti di vita, come un proiettore impazzito ricordi, emozioni, odori, paure, risate, baci e abbracci. C’è il rock progressive (mia passione) con i Marillion nella splendida Kayleigh ma anche due brani da solista del loro ex frontman Fish (Cliché è davvero un pezzo strepitoso).
C’è tanto jazz che ho imparato ad ascoltare ed apprezzare ultimamente, soprattutto con i 33giri. Uno su tutti il bravo e dannato trombettista Chet Baker e tanto piano con Remo Anzovino, Avishai Cohen, Brad Mehldau (con una splendida cover dei Beatles) e Roberto Cacciapaglia.
Ci sono brani che hanno segnato la mia adolescenza come I would Die 4u di Prince ( ma tutto l’album Purple Rain meriterebbe una playlist). I Talk Talk. Ci sono gruppi scoperti negli ulti anni come i norvegesi Royksopp (Sparks è una briciola di gioiello), Coldplay (Magic ascoltata a tutto volume un capodanno a Miami viaggiando tra le luci dei grattacieli).
C’è anche un po’ di musica italiana. Tre brani in particolare: uno degli ultimi pezzi di Tiromancino (Casomai) che racconta la forza e la fragilità di un amore nel quale non si può non riconoscersi; Mercy bocù di Sergio Caputo, un brano elegantissimo che non finirò mai di voler ascoltare; e di Come se Fosse Facile, un brano di Massimo Bigi cantato insieme a Enrico Ruggeri ( il testo è intenso, la musica è finalmente vera con chitarre e basso come non si sentivano da tempo, ma soprattutto Bigi esordisce a 60 anni, e solo questo per me rappresenta ma la magia della musica).
C’è tanto altro ancora e queste righe non rendono giustizia alla girandola di emozioni che la musica scatena. E tanto altro ci sarà. Perché questa playlist la aggiornerò e completerò. Sempre seguendo lo stesso indirizzo, quello dettato dall’istinto.
[Davide Desario è un giornalista e uno scrittore romano. Responsabile del sito web del Messaggero, oggi è direttore di Leggo]