In bici a Roma Nord

Questo circuito parte dalla fermata metro Ionio. È abbastanza breve, 17 chilometri, con poco dislivello (sono dovuta scendere una sola volta dalla bici), fattibile con un buon allenamento in una mezza mattinata (ma se partite da più lontano, prendetevela tutta), quasi con qualsiasi tipo di bici, ma meglio se con bici ibride (io questa volta l’ho fatto con la Kona Rove molto agilmente), volendo anche con pausa pic-nic (ci sono almeno un paio di posti che meritano).
Si può fare anche con bambini ben allenati al seguito, con l’accortezza di fare i passaggi su strada sui marciapiedi in alcuni tratti, o affiancandoli, tenendo conto che la maggior parte del tragitto è fuori dalle strade trafficate e/o dentro parchi.

Dalla fermata della Metro B Ionio ci dirigiamo lungo strada su via Scarpanto in direzione via Isole Curzolane, svoltiamo a sinistra a via del Gran Paradiso e poi alla terza a destra in via di Monte Pattino, giriamo a sinistra e poi a destra per prendere via Monte Favino fino a via delle Isole Curzolane.
Qui giriamo a sinistra su marciapiede e, sempre sugli attraversamenti pedonali, attraversiamo le vie più caratteristiche del Tufello, prima via delle Isole Curzolane e poi via di Val Melaina per prendere il marciapiede di destra di via Monte Cervialto.

Giriamo a destra lungo la tranquilla e residenziale via Camillo Iacobini, che percorriamo tutta fino in fondo, fino a trovarci all’ingresso del primo parco: il Parco della Volpe, un timido assaggio di campagna, che attraverseremo su tracciato sterrato, mantenendo la destra.
Usciamo da un cancello che affaccia sulla Fattoria di Nuovo Salario, proseguendo dritti arriviamo sul marciapiede di via delle Vigne Nuove, attraversiamo il ponte su marciapiede, e, superato lo svincolo del Viadotto Gronchi sulle strisce, prendiamo il passaggio pedonale in discesa a sinistra tra la barriera del suono e il parcheggio (qui occhio a non sbagliare e ritrovarvi sul viadotto!).

 

Ci troviamo ora a Vigne Nuove. Il passaggio pedonale sbuca su stradine secondarie non trafficate ricavate tra blocchi contigui di palazzi alti, tutti uguali: via Valvassura, poi a sinistra via Pasquati e a destra via Schipa, dove dopo essere passati sotto a un palazzone giallo, raggiungiamo via Cervi, che attraversiamo.
Attraversiamo anche il parcheggio di un simil centro commerciale per immetterci nel Parco delle Sabine, che attraverseremo tutto seguendo il sentiero, oltre via Bettini e poi proseguiamo in direzione Porta di Roma in uno scenario un po’ asettico, tra prati bassi e ben tenuti, con alberelli sparuti, a distanza contornati da stradoni a molte corsie e massicci blocchi di condomini omologati. Il sentiero è asfaltato e si segue con grande facilità.

 

Superato il maneggio di Porta di Roma il sentiero prosegue attraversando viale Carmelo Bene per dirigersi al sottopasso del Gra, prima di salutare sulla destra la bruttura degli edifici del centro commerciale Porta di Roma. Il tunnel del sottopasso è piuttosto mal tenuto, ma lo stato di abbandono è come se aumentasse l’effetto shock del passaggio dimensionale all’altro lato del raccordo, come in un portale fantascientifico: da una parte abbiamo lasciato i palazzoni e le insegne di Ikea, dall’altra troviamo l’aperta e selvaggia campagna, into the wild.

 

In realtà siamo alle pendici della Marcigliana e la parte più country deve ancora venire, infatti subito usciti dal Gra dobbiamo ancora attraversare via di Settebagni (qui c’è da fare attenzione che le macchine corrono) per proseguire poi su via Wanda Capodaglio che si dirige verso un nuovo agglomerato di palazzine più basse, che lasciamo alla nosta sinistra per prendere a destra lungo uno sterrato e poi lungo via della Colonia Agricola, nel verde.

Attraversiamo con attenzione via della Bufalotta per andare a prendere il sentiero di via Carmelo Maraviglia, che costeggia alla sinistra un quartiere residenziale con villette con piscina e alla destra palazzoni seminuovi dall’edilizia approssimativa, ma con affacci a perdifiato nel selvaggissimo verde della Marcigliana. Il sentiero sbuca su via Carlo Baravalle dove dietro l’angolo facciamo una sosta baretto.
Poi attraversiamo via di Tor S. Giovanni per prendere verso destra il marciapiede di sinistra e poco dopo inoltrarsi in un piccolo sentiero che aggira alcune case e vi riporta sul parcheggio di un Istituto comprensivo di recente costruzione. Proseguiamo a sinistra su via Serassi e poi prendiamo a destra via Pignotti, fino in fondo, continuiamo oltre via Rodotà su via Goracci, dove salutiamo il quartiere di Cinquina per intraprendere un nuovo sentiero.

Questo è il tratto di percorso di gran lunga più bello, procediamo su uno sterrato lungo un filare di pini, in fondo vediamo costruzioni che sembrano uscite della bassa padana, e qui giriamo a destra.
Per un momento ci troviamo davvero lontani mentalmente da dove siamo partiti. Sarà il potere liberatorio della bici nella natura, sarà l’atmosfera da lockdown, ecco questo è proprio uno dei punti dove vale la pena sostare un po’. Inoltre questo tratto fa venire proprio voglia ai romani adottivi di roma sud come me di tornare ad esplorare ulteriormente i territori di questa bellissima Riserva: Marcigliana, io e te ci rivedremo presto!

 

Giriamo a destra per via della Cesarina che ci porta dritti sul ponte del Gra, dove un’altra foto è d’obbligo. Anche qui lo attraversiamo con un certo brividino, che non sappiamo bene se sia dovuto alle vertigini da altitudine o all’eccesso di contrasto tra quella flotta di macchine e camion che marciano compatte a velocità sostenuta e lo scenario bucolico tutto intorno, non solo quello alle nostre spalle, ma anche quello che ci troviamo davanti.

 

Proseguiamo il sentiero, che è un po’ accidentato con up and down saltellosi divertenti e cominciamo a scorgere nuovi tratti di umanità che ci piacciono fino a un certo punto, come il casermone avveniristico di Almaviva, con annesso parcheggio gigantesco. Qui attraversiamo lo stradone di via di Casal Boccone sulle strisce e prendiamo a sinistra un pezzetto di ciclopedonale modello veltroniano (ah come ci mancava!) fino a imboccare il parchetto di Talenti.

 

Siccome noi siamo ciclisti pazzi, non ci siamo accontentati di costeggiarlo in pianura, ma ci siamo fatti attrarre dalla rampetta e quindi ce lo siamo pedalato tutto a salire e poi a scendere. Ma voi se siete persone normali potete proseguire serenamente in pianura lungo il sentiero che attraversa il parco parallelamente e che prosegue con la nostra traccia più avanti. Questo è il primo parco di tutto il percorso in cui abbiamo incontrato molti esseri umani. Carini, eh.

Usciamo su via Arrigo Cajumi e attraversiamo la strada per prendere un altro nuovissimo parchetto con un cancello bianco e un cartello di volontari che lo curano (direi ottimamente: bravi!). Sulla mappa vediamo che si chiama Parco Age & Scarpelli, in memoria dei due sceneggiatori dei film culto della commedia italiana degli anni 70, da I soliti ignoti a L’armata Brancaleone. Lo attraversiamo tutto in lunghezza, fino all’uscita su via Fucini, dove attraversiamo sulle strisce per prendere via Ludovico di Breme in salita, e percorrerla tutta fino a via Capuana dove attraversiamo per introdurci subito dopo le giostre nel Parco delle Mimose.

Attraversiamo il parchetto seguendo il sentiero, tenendoci sulla sinistra per uscire su via Cecco Angiolieri, che percorriamo tutta fino a via Bandello dove dobbiamo fare attenzione a scorgere l’ingresso del successivo parchetto (subito dopo aver attraversato sulla destra).

Tagliamo il parco salendo su dritti. Ecco qui a un certo punto sono dovuta scendere per spingere la bici, ma solo per un breve tratto. La traccia poi si immette in un punto di passaggio più stretto prima di via Montefeltro dove c’è un boschetto: qui vi consiglio di non fare come me che sono caduta da ferma nelle ortiche (una scena molto buffa in realtà). Rallentate oppure scendete a spinta semplicemente. Raccolti i cocci, proseguiamo a sinistra fino all’uscita del parco su via Bisentina.

 

La prendiamo a destra e poi sinistra via Montefeltro, fino all’attraversamento di viale Adriatico, prima di piazza Monte Gennaro. Qui se con bambini serve grande attenzione nell’attraversare e dirigersi verso via Monte Meta. Siamo tornati in zona Tufello dove possiamo apprezzare nuovamente la bellezza degli edifici e la vitalità dell’abitare. Proseguiamo per via Cimino e via Monte Croce (sono strade tranquille ma poco avvezze alle bici, quindi attenzione) e poi giriamo su viale Ionio, dove tra poco arriverà la ciclabile in corso di costruzione. A destra via Scarpanto, e rieccoci al punto di partenza.
Buon giro e alla prossima!

Link alla traccia komoot: https://www.komoot.it/tour/331516792?ref=wta

Link Umap: https://umap.openstreetmap.fr/it/map/parallelmobilitycity_569557#14/41.9574/12.5551

 

Foto: Andrea Romagnoli

7 thoughts on “In bici a Roma Nord

  • 20 Marzo 2021 in 8:49
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    Gran bel giro! Abito proprio al Tufello e frequento a piedi o in bici tutte le zone attraversate, ma mi mancavano alcuni collegamenti, soprattutto quelli che attraversano il GRA. Credo che farò quel giro subito oggi, lo posso fare anche in zona rossa.
    Il prato di Montefeltro ha preservato la mia salute mentale nel primo lockdown, andavamo a fare i giri lì (essendo privato non era chiuso) ed era bellissimo perché non veniva falciato, quindi c’era una miriade di fiori!
    La prossima volta che vieni da queste parti, devi assolutamente allungare nella Marcigliana, proseguendo su via di Tor S. Giovanni verso la fattoria didattica e l’agriturismo Antiqua. Dopo quest’ultimo, ci sono panorami che sembra di stare in Toscana. Poi la strada diventa sterrata, in fondo si gira a sinistra e si può proseguire ancora lungamente all’interno della riserva, sempre in un ambiente rurale di grande bellezza, con panorami spettacolari, e con un po’ di fortuna si possono incontrare faggiani, cinghiali, volpi ecc. L’unica pecca è che la strada che porta sulla Salaria all’altezza della tenuta Santa Colomba è da qualche anno chiusa da un cancello, e che chi ha paura dei cani in qualche tratto si potrebbe sentire a disagio (ci sono vari cani dentro dei recinti che abbaiano molto, e all’altezza dell’agriturismo a volte si incontrano dei cani pastori che però sono assolutamente pacifici). Se ti servono delle dritte, contattami pure!

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    • 24 Marzo 2021 in 18:02
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      Grazie mille, lo farò di sicuro!

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  • 20 Marzo 2021 in 16:02
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    Ad integrazione dopo aver fatto il giro proposto oggi: se dove scrivi che si gira a destra in via della Cesarina si continua dritto, si può fare un altro chilometro circa in un paesaggio bellissimo, lungo viali di ulivi e pini, con vista sui Castelli, i Simbruini, i Lucretili e il Soratte, prima di arrivare alla via Cesarina asfaltata, e poi tornare indietro; oppure si allunga ancora di più costeggiando la strada verso sinistra. Così si allunga la parte più bella del percorso, aggiungendo 2-3 km al totale. Un’altra variante possibile è, una volta arrivati a via Casal Boccone, non entrare nel parco Talenti, ma continuare dritto fin oltre la Nomentana, poi entrare a destra nel parco d’Aguzzano, attraversare viale Kant e tornare a viale Ionio passando per la riserva dell’Aniene e via Sannazzaro. Comunque grazie di avermi fatto scoprire alcuni collegamenti che mi mancavano!

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  • 22 Marzo 2021 in 15:15
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    Anch’io ho fatto il giro. Molto bello! Con l’inizio della primavera poi…
    L’unico dubbio che ho è: facendo via Iacobini fino in fondo (invece di Giovanni Conti), sono finito davanti a una sbarra, dove delle signore in mezzo all’aia mi guardavano. Non ho capito se si passa da lì… alla fine mi sono buttato sulla destra ma sono dovuto scendere da un muretto alto un metro, per prendere vigne nuove.
    Grazie Ciao
    Gianni

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    • 15 Aprile 2021 in 16:27
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      Saresti potuto passare. Io l’ho fatto più volte, ho sempre salutato e le persone in veranda non mi sembravano contrariate.

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  • 20 Maggio 2021 in 7:18
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    Ciao Anna, purtroppo devo segnalare che il giro così come proposto non si può più fare. Alla Cesarina, pochi metri dopo il ponte sul GRA, hanno chiuso il cancello al lato del quale si passava per imboccare il sentiero sul grande prato. Chiuso chiusissimo, impossibile passare anche a piedi a meno che non si scavalchi commettendo un’evidente intrusione. Che rabbia!

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