Il falso dei falsi

È uno dei falsi più famosi della storia, grazie al quale la chiesa di Roma giustificò il suo potere temporale e i nostri avi vissero per circa mille anni nello Stato della Chiesa. Sto parlando della Donazione di Costantino, un testo realizzato nell’ottavo secolo e retrodatato al 30 marzo del 315 dopo Cristo.

Tutto nasce qualche anno prima ne 728 dopo Cristo e con una donazione in quel caso vera: la Donazione di Sutri. Il re Longobardo Liutprando, con quell’atto, affidava al papa Gregorio il castello di Sutri e altri territori circostanti.

Roma tra longobardi e bizantini

In quegli anni Roma e il Lazio erano formalmente dei territori bizantini, in perenne conflitto col regno longobardo che occupava il resto d’Italia. Ma l’imperatore di Costantinopoli era troppo lontano per occuparsi dell’Italia e di fatto aveva lasciato al papa l’amministrazione della città.

Inoltre, da qualche anno, fra Costantinopoli e Roma erano sorti contrasti religiosi, per via del tentativo della chiesa d’oriente di vietare la realizzazione d’immagini sacre. Era il periodo della cosiddetta “iconoclastia”.

A quel punto i Longobardi capirono che accordarsi col papa, poteva essere una mossa strategica per far rompere il legame di Roma con Costantinopoli e sostituirsi nel ruolo di protettori della chiesa. Da qui l’idea di quella prima donazione, a cui ne seguirono altre, alcuni anni dopo.

Da quel momento il papa si era di fatto sostituito all’imperatore d’oriente nella gestione dei territori bizantini in Italia centrale. Però restava il problema che ciò era avvenuto con un accordo fatto con un re barbaro come Liutprando.

Per nobilitare e giustificare quel potere temporale ci voleva qualcosa di più pomposo e autorevole. Ecco allora che comincia a farsi strada l’idea di realizzare un documento che attribuisse la donazione dei territori italiani al papa, non più a firma di un re barbaro, bensì di un imperatore romano. E quale imperatore era più nobile di Costantino, primo imperatore cristiano?

Il contenuto della donazione

Ecco dunque che, su una pergamena, viene riportato un editto di Costantino I, riguardante una serie di concessioni fatte alla chiesa romana. Con esso l’imperatore avrebbe attribuito al papa Silvestro e ai suoi successori le seguenti concessioni: il primato del vescovo di Roma sulle chiese orientali, la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo, la superiorità del potere papale su quello imperiale.

Inoltre alla chiesa di Roma e al suo pontefice venivano conferiti gli onori, le insegne e il diadema imperiale, la giurisdizione sulla città di Roma, sull’Italia e su tutto l’Impero romano d’occidente, oltre a una donazione personale che Costantino faceva al papa del palazzo del Laterano.

Lo stato delle Chiesa, non solo era definitivamente nato, ma addirittura per volontà del più grande degli imperatori romani e con confini ipotetici che andavano molto al di là di quelli reali e comprendevano l’intero occidente.

La scoperta del falso

Per secoli il documento fu creduto vero. Fino a quando nel 1440, lo studioso Lorenzo Valla notò diverse incongruenze. Per prima cosa si usava un latino diverso da quello in uso ai tempi di Costantino, con l’inserimento di alcune parole di origine longobarda che nel quarto secolo nessuno poteva conoscere.

Inoltre si faceva riferimento alla città di Costantinopoli, una città che nel 315 non era ancora stata fondata. Infine si usava spesso la parola “feudo”, un concetto molto diffuso nel medioevo, ma inesistente nell’epoca dell’impero di Roma.

Le prove che quel testo fosse falso erano schiaccianti, ma Lorenzo Valla non poté pubblicare il risultato dei suoi studi. Solo nel 1517, dopo lo scoppio della riforma luterana, il libretto di Valla “Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica” poté essere finalmente pubblicato e solo in ambienti protestanti, mentre la chiesa di Roma lo mise all’indice dei libri proibiti.

Dalla denuncia di Lorenzo Valla, passeranno dunque oltre quattrocento anni, prima che gli effetti concreti creati da quel falso storico, cioè la nascita del potere temporale dei papi, cesseranno di esistere.

Occorrerà infatti attendere il 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, per vedere finire quel dominio del papa su Roma e sul Lazio, iniziato oltre mille anni prima, grazie all’autorità conferita al pontefice dal più famoso falso che la storia ricordi.

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