‘Na papagna

Se a Roma qualcuno ha intenzione di darvi una papagna, statene alla larga. Non è raro, ancora oggi, infatti, che un romano particolarmente focoso e manesco, usi questo termine per indicare un cazzotto in testa. A volte il termine è usato anche al maschile: il papagno.

Dare una papagna o un papagno significa dare un pugno. Per estensione talvolta sta anche a indicare uno schiaffo. Quel che è certo è che schiaffo o pugno che sia, l’intenzione è quella d’infliggerlo sul viso, o meglio ancora sul cranio.

Ma perché si dice così? Col termine “papagna”, anticamente s’indicava un decotto a base di fiori di papavero, utilizzato per calmare il dolore o come sonnifero. Una sorta di oppio dei poveri. Ancora oggi, soprattutto in alcune regioni del sud d’Italia, questa parola è in uso.

Dunque, molto probabilmente, il termine papagna usato per cazzotto, sta a indicare l’intenzione di dare un pugno talmente forte e bene assestato da fare svenire chi lo riceve, esattamente come accadeva con quel decotto.

A riprova di ciò, c’è il fatto che in molti dialetti del sud – ma a volte viene usato anche a Roma – il verbo “appapagnarsi” sta a indicare la sonnolenza post prandiale, quella che porta spesso ad addormentarsi. Insomma a fare la famosa “pennichella”, di cui però parleremo più approfonditamente nei prossimi giorni.

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