La regina di Roma

È la storia di una personalità poliedrica e anticonformista, di una donna di raffinata cultura, capace di parlare fluentemente sei lingue, regina del più potente regno protestante e che decise di trasferirsi a Roma, il centro del cattolicesimo, in un’epoca in cui l’Europa si massacrava proprio per i contrasti religiosi.

Cristina di Svezia, alla metà del Seicento, fu per alcuni anni la vera regina di Roma, sapiente e potente, ascoltata da papi, re, intellettuali e scienziati del calibro di Cartesio. Un personaggio eccentrico e contraddittorio, capace di segnare un’epoca.

La Svezia e l’abdicazione

Cristina di Svezia e Cartesio

Cristina era diventata regina di Svezia giovanissima, all’età di sei anni, quando il padre fu ucciso in battaglia durante la guerra dei trent’anni, il conflitto che stava dilaniando l’Europa e che vedeva proprio gli svedesi alla testa del fronte protestante, contro le potenze cattoliche di Spagna e del Sacro Romano Impero. Fu lei a firmare il trattato che pose fine alla guerra.

Negli anni del suo regno, Stoccolma si trasformò rapidamente in un centro culturale di prima grandezza, al punto che ormai la capitale svedese veniva chiamata l’Atene del nord, mentre Cristina chiamava alla sua corte filosofi e scienziati da ogni parte d’Europa, incluso quel Cartesio che, non abituato al clima rigido della Scandinavia, contrasse la polmonite e trovò la morte.

Nel 1652, dopo vent’anni di regno, Cristina cominciò però ad avere una grande crisi mistica che la portò, nel giro di due anni – lei luterana e sovrana del paese capofila del fronte protestante – a convertirsi al cattolicesimo. Lo spaesamento della corte e dei suoi sudditi fu enorme e la regina decise perciò di abdicare e di lasciare il paese.

Cristina arriva a Roma

ritratto a cavallo della regina cristina

È il 1655 e, con un seguito di 255 persone e 247 cavalli, Cristina fa il proprio ingresso trionfale a Roma. Il papa ha incaricato nientemeno che Gian Lorenzo Bernini di abbellire in suo onore la facciata interna di Porta del Popolo. A palazzo Barberini si organizzano feste sfarzose, con processioni di cammelli ed elefanti con torri in legno sulle loro groppe.

È sempre Gian Lorenzo Bernini a disegnare per lei la lettiga con cui Cristina farà il suo ingresso in Vaticano. Giunta nella Basilica di San Pietro, l’ex sovrana si inginocchia di fronte all’altare e, il giorno di Natale, riceve tutti i sacramenti per mano dello stesso Papa.

Le viene assegnata come residenza il Palazzo farnese, che lei ben presto trasforma in un circolo d’intellettuali. A rovinare l’idillio fra Cristina e Roma, provano a pensarci gli svedesi, che non fanno arrivare a Roma il denaro a lei spettante in base agli accordi presi al momento dell’abdicazione. Cristina si trova così in difficoltà economiche, al punto che si narra che per riscaldarsi, non avendo soldi per la legna, fece bruciare le porte intarsiate del palazzo.

I pettegolezzi

festeggiamenti per cristina di svezia a palazzo barberini

Se durante gli anni svedesi si era molto parlato delle tendenze saffiche della regina – il cui aspetto androgino alimentava le maldicenze – e di un suo presunto amore con la contessa Ebba Sparre – amore mai confermato ufficialmente – una volta giunta a Roma, le voci si spostarono invece su suoi presunti legami con alti prelati, come il cardinale Decio Azzolino.

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Le voci si fecero così insistenti che dovette intervenire il papa, vietando al cardinale di andare in visita presso l’ex regina, per non alimentare le malelingue. Cristina, molto dispiaciuta, scrisse una lettera al cardinale, che lascia intravedere l’effettiva esistenza di un forte legame, indicando che il divieto papale “non mi impedisce di volerle bene sino alla morte, e dal momento che la pietà di Dio le impedisce di essere il mio amante, la sollevo dall’essere mio servo, come io dall’essere sua schiava”.

È in questo momento che Cristina lascia per qualche tempo Roma per recarsi in viaggio in Francia. Alla corte del re Sole, i suoi modi schietti suscitano stupore. Di lei così disse la duchessa di Montpensier: “mi ha sorpreso molto: applaude le parti che le sono piaciute delle rappresentazioni ringraziando Dio per la bravura degli attori, si getta sulla sua sedia, accavalla le gambe e poggia le braccia sui braccioli in maniera poco elegante, assumendo posture che ho visto assumere solo da Travelin e Jodelet, due famosi buffoni di corte… È per tutti gli aspetti una creatura straordinaria”.

Il ritorno a Roma

il rifacimento di gian lorenzo bernini di porta del popolo

Quando Cristina rientrò a Roma, il palazzo che prese stavolta per residenza, in via della Lungara, divenne nuovamente il più grande centro culturale di Roma e d’Italia. E anche un centro vagamente “sovversivo”. Mentre il nuovo papa Innocenzo XI, rigido e moralista, proibiva i teatri in tutta la città, Cristina infatti trasgredì al divieto e aprì un teatro privato nel suo palazzo.

Un palazzo che aprì anche a tutti gli ebrei, quando il papa vietò loro di uscire nelle strade durante il carnevale, dichiarando che chiunque di loro lo avesse, voluto poteva mettersi sotto la sua protezione per evitare il divieto.

Cristina morirà nel 1689 a seguito di una polmonite. Ma a rendere immortale la sua figura ci avrebbero pensato, non solo il monumento funebre eretto in suo onore nella basilica di Sn Pietro, ma anche numerosi libri e film, tra cui il più famoso è “la regina Cristina”, con una superba Greta Garbo a vestire i suoi panni.

ritratto di cristina di svezia negli ultimi anni di vita

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