La Medium di Garibaldi

Ci sono leggende che sembrano storie vere. Ci sono storie vere che sembrano leggende. È questo il caso della morte e resurrezione di Madame Blavatsky, forse la più famosa medium della storia, che partì alla conquista di Roma, arruolata – lei, donna, in un mondo fortemente maschile – tra i combattenti garibaldini.

Mentre era a fianco del generale Garibaldi, andato a liberare Roma dal potere papale, venne colpita a morte nella battaglia di Mentana. Venne sepolta in una fossa comune, per poi salvarsi miracolosamente. Un episodio che pare nato dalla mente di un romanziere e che contribuì non poco ad accrescere la leggenda sulle capacità medianiche e soprannaturali della Blavatsky.

Sembra finzione e invece è tutto vero. Ma cosa ci faceva una nobildonna russa, di origine tedesche, dal bisnonno francese, nata in Ucraina, che avrebbe preso la nazionalità statunitense, studiosa di filosofia, con il fucile in mano e la camicia rossa, alle porte dell’Urbe, insieme a Giuseppe Garibaldi, per liberare Roma dal giogo di Pio IX?

La storia di Elena Petrovna

Elena Petrovna von Hahn, coniugata Blavackij – nome poi anglicizzato in Helena Blavatsky – meglio nota come Madame Blavatsky, era nata a Dnipro nel 1831. Appassionata di esoterismo, fin da adolescente cominciò a viaggiare, prima nell’impero Russo, al seguito del padre militare di carriera, poi in Europa, nelle Americhe, in India e in Tibet.

Qui incontrò un gruppo di adepti spirituali denominati i “Maestri dell’antica sapienza”, che la portarono con loro a Shigatse, una città tibetana, dove l’addestrarono per farle sviluppare i suoi presunti poteri psichici. Come scrisse successivamente il suo biografo Peter Washington, è da questo punto della sua vita che “il mito e la realtà cominciano a fondersi perfettamente”.

Questo avvenne anche a causa dei suoi stessi racconti, spesso contraddittori, sugli eventi della propria vita e ai quali, forse per alimentare il proprio mito, lei diede sempre un alone di mistero. Fatto sta che, tornata in Europa, Helena Blavatsky, nel 1867 intraprese un nuovo viaggio. Questa volta la sua meta era l’Italia, da poco divenuta uno Stato unitario, anche se Roma restava ancora sotto il dominio del Papa.

Madame Balvatsky garibaldina

 In quel momento della storia, Giuseppe Garibaldi era forse l’uomo più famoso e ammirato del mondo. La sua impresa dei Mille era divenuta leggendaria. A dimostrazione di ciò, il viaggio che il nizzardo aveva fatto a Londra tre anni prima era stato un trionfo, con centinaia di migliaia di persone ad attenderlo al suo arrivo.

La fama dell’eroe era tale che, a quanto si racconta, le cameriere del palazzo londinese in cui egli aveva soggiornato, erano riuscite a vendere, a prezzi esorbitanti, l’acqua in cui Garibaldi si era lavato al mattino, contenuta dentro piccole ampolle, quasi fosse una reliquia.

Che una donna come Madame Balvatsky, una volta giunta in Italia, volesse conoscere un uomo così, circondato da una tale fama quasi “soprannaturale”, non deve stupire, dunque. In quel momento il nizzardo stava progettando una spedizione a Roma, ancora governata dal papa. Una sorta di riedizione dell’impresa dei Mille, in chiave capitolina. La donna decise subito di unirsi all’impresa.

Garibaldi alla conquista di Roma

Il progetto di Garibaldi prevedeva di raccogliere un ampio di gruppo di volontari, da fare accorrere da ogni zona d’Italia e, contemporaneamente, organizzare una sollevazione di patrioti romani, che avrebbero dovuto far scoppiare la rivoluzione in città. Madame Blavatsky si arruolò non con il compito di “crocerossina” – cioè quello solitamente assegnato alle donne al seguito dei militari – ma in quello di una vera combattente.

Le cose, però, non si misero come sperato. La prevista sollevazione di Roma, era stata stroncata sul nascere dalla polizia pontificia. Il gruppo di volontari garibaldini, al comando dei fratelli Cairoli, inviati in città, si trovarono isolati e furono sconfitti dagli zuavi papalini a Villa Glori.

Il grosso delle camicie rosse rimaneva comunque nella zona a nord dell’Urbe, al comando di Garibaldi e sperava di riuscire presto a ribaltare la situazione, confidando nella fama di “invincibilità” che accompagnava l’Eroe dei due mondi. Con loro si trovava anche Madame Blavatsky, che con i suoi compagni d’arme, riuscì a rintuzzare gli assalti dei papalini a Monterotondo.

La battaglia di Mentana

La battaglia decisiva si sarebbe combattuta a Mentana, all’inizio di novembre del 1867. A sostenere i pontifici c’erano anche le truppe francesi, alleate del papa e dotate di modernissimi fucili modello Chassepot, capaci di 12 colpi al minuto. Un’enormità per l’epoca. L’equivalente di un moderno mitragliatore.

Per Garibaldi fu una débacle, forse l’unica vera sconfitta della sua prestigiosissima carriera militare. Mentre infuriava lo scontro, due palle di fucile colpirono in pieno petto Helena Blavatsky. La medium non dava più segni di vita e, alla fine della battaglia, si decise di seppellirla in una fossa comune, assieme agli altri caduti.

Ma una medium non può morire così. Anzi, una medium sa come sconfiggere la morte. Nessuno seppe dire con precisione come accadde. La donna, successivamente, avrebbe raccontato di due non meglio identificati “maestri”, che avvertirono il suo respiro e la trascinarono via dalla tomba. Fatto sta che Madame Blavatsky non era affatto morta e che, anzi, proprio in quel momento iniziava la sua leggenda.

Blavastsky e la “teosofia”

Forte anche di quella sua incredibile “vittoria sulla morte”, Helena Blavatsky lasciò presto l’Italia e, trasferitasi negli Stati Uniti, diede nuovo impulso ai suoi studi filosofici ed esoterici, fondando la “Società Teosofica”, seguendo una dottrina dai tratti sincretisti, che univa dottrine religiose dalle più diverse provenienze, occidentali e orientali, oltre all’occultismo.

Gli anni della maturità l’avrebbero vista pubblicare numerosi libri, testi da lei definiti “ascetici”, allo scopo di realizzare un progetto spirituale che riportasse in auge l’antica saggezza che era stata alla base di altre scuole filosofiche del passato, quali il neoplatonismo, o lo gnosticismo.

Nonostante i suoi mille viaggi, che fino al giorno della sua morte, nel 1891, la portarono ovunque nel mondo, Madame Blavatsky non sarebbe comunque più tornata in Italia, né avrebbe più incontrato Garibaldi. Il suo spirito da rivoluzionaria era ormai stato sostituito dal suo animo mistico. La sua vita si era ormai trasformata in leggenda.

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